Accademia d’Austria

L’Accademia d’Austria o Forum Austriaco di Cultura o Istituto Austriaco di Cultura, è in viale Bruno Buozzi 113, all’angolo con via Antonio Gramsci e si affaccia su viale delle Belle Arti in corrispondenza di piazzale di Villa Giulia, sopra l’Arco Oscuro.

L’Accademia d’Austria è un’istituzione del governo austriaco per favorire lo scambio culturale tra l’Austria e l’Italia. In particolare, ha l’obiettivo di presentare il mondo culturale austriaco in Italia e offre una vasta gamma di attività a ingresso libero come mostre, convegni, letture, presentazioni cinematografiche e concerti.

L’Accademia vanta una biblioteca di poco meno di 100.000 volumi di argomento umanistico, in particolare dedicati alla storia, alla storia dell’arte, all’archeologia e alla storia della letteratura, con particolare riferimento al mondo austriaco, oltre a migliaia di spartiti musicali. Fanno parte integrante della biblioteca il fondo Caracciolo (storia, storia dell’arte, storia delle religioni, archeologia) nonché il fondo Valsecchi (storia italiana ed europea moderna).

L’edificio è uno dei pochi edifici di rappresentanza realizzati dall’Austria negli anni Trenta, nel periodo del cosiddetto “austro-fascismo” e nasce come sede dell’Istituto Storico Austriaco, dall’architettura razionalistica con evidenti citazioni classiche, per esempio nel grande ingresso scandito da due colonne e ornate ai lati da due statue bronzee su mensole e nei materiali utilizzati, mattoni e travertino.

L’istituto nasce da un accordo tra Austria e Italia del 1935, testimonianza del riavvicinamento, dopo la prima guerra mondiale, tra l’Italia fascista e il Governo federale austriaco, in quegli anni fascista anch’esso. L’Italia concede all’Austria un prestigioso lotto di terreno davanti a Villa Giulia, tra viale dei Martiri Fascisti in corso di costruaione (l’attuale viale Bruno Buozzi) e piazza di Villa Giulia, dove l’Austria decide di realizzare “”un edificio dall’impianto moderno ma austriaco sia nello stile e negli arredi interni””, come recita un documento dell’epoca.

Viene scelto l’architetto viennese Karl Holey. Per gli esterni è scelgono due materiali: mattonelle in klinker per il rivestimento e il travertino per le cornici e le modanature, una soluzione allora in voga per realizzare edifici classici (vedi gli edifici in piazza Nicosia e nella Città Universitaria e le vicine Accademia del Belgio e Accademia di Svezia). Nel 1936 i lavori sono affidati alla ditta Figli di Pietro Castelli.

Nella realizzazione sono diverse le modifiche apportate al progetto originario di Holey. La più evidente è la soppressione della monumentale scalinata prevista davanti all’ingresso, verso via Flaminia e il Tevere. Oggi infatti possiamo vedere una scalinata molto più modesta, segnata dall’anno XVI Era Fascista (1938), che parte lateralmente alla facciata su Viale Bruno Buozzi e porta giù a Valle Giulia. Questa modifica fu voluta dall’Italia, forse con lo zampino del Vaticano, per evitare la distruzione del sottostante Arco Oscuro, approntato nella situazione attuale appunto nel 1938 con la sistemazione del viale dei Martiri Fascisti.

Nonostante il raffreddamento dei rapporti italo-austriaci dovuti al consolidamento dell’Asse Roma-Berlino, a inizio 1938 i lavori terminano ma pochi mesi dopo, con l’ingresso delle truppe hitleriane in Austria, l’Istituto viene assorbito dall’Istituto Storico Germanico.

La restituzione dell’edificio alla Repubblica Austriaca avviene solo nel 1949 e l’Istituto di cultura austriaco apre i battenti nel 1950. Nel 1956 è necessario procedere a un ampliamento dell’Istituto, e la progettazione è affidata a Ugo Dal Mas e Pietro Limonta, che nel frattempo avevano condotto riparazioni all’ambasciata austriaca in Viale Liegi 32.

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Viale Bruno Buozzi

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