Le operazioni inerenti alla costruzione dell’Auditorium di Roma furono seguite fin dall’inizio dall’Ufficio Monumenti Antichi e Scavi della Sovraintendenza Comunale in accordo con la Soprintendenza Archeologica di Roma. Tali opere, avviate nel 1995, hanno previsto, in una prima fase, lo sbancamento totale di tutta l’area interessata dal progetto, nella pianura alluvionale lungo la riva sinistra del Tevere, ai piedi della collina dei Parioli e di Villa Glori, per una profondità di m 4,00 circa.
Alla quota di 13 metri sul livello del mare emersero numerose strutture antiche, realizzate in blocchi di tufo. Una prima indagine, oltre ad individuare la natura e la planimetria del complesso, mise immediatamente in rilievo la straordinaria singolarità di tale ritrovamento in un’area che fino a quel momento aveva restituito una scarsa documentazione archeologica. In pochi mesi fu riportato alla luce un vasto edificio di circa mq 2.400, articolato in una serie di ambienti e delimitato da un muro di cinta.
Le diverse campagne di scavo che seguirono furono caratterizzate dall’estrema urgenza e da condizioni operative assolutamente precarie dettate dalla contemporaneità dei lavori per la fondazione dei nuovi edifici, attività che dovettero rispettare tempi di cantiere prestabiliti molto serrati. L’opera di supervisione dei funzionari della Sovraintendenza andò di pari passo alle opere di sbancamento che
Gli scavi hanno messo in luce una grande residenza rurale, che ha avuto una continuità di frequentazione dalla metà del VI secolo a.C. fino all’età imperiale, e hanno permesso di acquisire interessanti dati sullo sviluppo architettonico della villa romana, in particolare per i periodi più antichi (500-300 a.C., 300-ultimo quarto del III secolo a.C.).
Questa scoperta colma un vuoto storico tra la via Flaminia e la via Salaria, zona ancora scarsamente documentata: i limitati ritrovamenti archeologici nell’area sembrerebbero però imputabili alla mancanza di indagini accurate in occasione di precedenti lavori come quelli per la costruzione del cavalcavia di Corso Francia, del Palazzetto dello Sport o del Villaggio Olimpico, tutte opere eseguite in gran fretta per le Olimpiadi del 1960. In questi ultimi anni l’attenzione per la tutela archeologica-ambientale ha permesso di acquisire nuovi dati che forniscono un valido aiuto per la ricostruzione tipologica e cronologica del paesaggio agrario e dell’ evoluzione in epoca romana del territorio a nord di Roma.
Fonti: Tratto da un testo di Paola Chini e Antonella Gallitto, pubblicato su “Il grande Auditorium di Roma. Una porta sul futuro” TIELLE MEDIA Editore S.r.l., 2005
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