Villa Giulia è oggi la sede del Museo Nazionale dell’Etruria Meridionale e della Sovrintendenza Nazionale per l’Etruria meridionale e il Lazio.
Nella villa voluta da papa Giulio III non ci sono né cucine né camere da letto. In compenso c’è una Neviera, un’antica grotta nel tufo decorata a stucco e utilizzata come deposito di neve per offrire sorbetti e altre raffinatezze nei mesi estivi. E’ solo un grande splendido contenitore di opere d’arte in raffinati ambienti, esterni e interni, che riproducono la natura.
Nessun arredo né opera d’arte di allora però è ancora presente ma tutto doveva essere estremamente raffinato come testimoniano ancora adesso le decorazioni pittoriche delle sale, grottesche e soggetti in prevalenza mitologici realizzati da Prospero Fontana (1512-1597), Pietro Venale da Imola e Taddeo Zuccari (1529-1566), e le diverse registrazioni contabili di importi a favore di arredatori, mobilieri, intagliatori, stuccatori, doratori, arazzieri, persino di artigiani del cuoio importato dalla Spagna e trattato con decorazioni in oro, oltre ai maiolicari specializzati nella lavorazione dl pavimenti con ceramiche azulejos, che emergono dalle note delle spese dell’epoca.
Nell’atrio si aprono due sale (in quella a sinistra c’è la biglietteria e il bookshop) dove è sopravvissuta la decorazione pittorica originale. Il soffitto di entrambe le sale è ornato da affreschi di Taddeo Zuccari con scene di amorini, di scuola miniaturistica di gran moda nella tradizione umanistica della metà del Cinquecento. Nella sala di destra vi sono, poi, affreschi raffiguranti un corteo di ninfe e Venere sul carro e Diana al bagno con Callisto, mentre nella sala di sinistra è raffigurato il banchetto degli dèi e delle ninfe.
Questi affreschi non risentono ancora dell’atteggiamento culturale anti umanistico della curia romana già in formazione dopo il sacco di Roma del 1527 e che si definirà con l’inizio della controriforma, in quanto alla censura ecclesiastica, a cui non poteva sfuggire nemmeno il pontefice, poté essere sottratta la decorazione di questa villa, privata e rustica, che non fa parte della rappresentanza ufficiale pontificia entro le mura di Roma.
Dall’atrio d’ingresso si prosegue in un portico a ferro di cavallo affrescato nella volta a botte con l’imitazione di un pergolato ricco di grappoli d’uva e amorini. Anche questa decorazione ricorda ai visitatori che nonostante le apparenze la villa è “fuori porta”, cioè rustica, e garantisce a chi vi soggiorna tanto la raffinatezza dell’otium più colto quanto l’amenità della campagna.
Dal portico si aprono alcune stanze anch’esse ornate da affreschi. La prima, detta di Venere, è decorata con motivi delle stagioni, con la dea che esce dal mare e gli amorini che le danzano intorno; la seconda stanza, detta dei Sette Colli, è ornata dall’immagine di Roma e della stessa villa Giulia. La terza, infine, detta delle arti e delle scienze, presenta figure allegoriche fra le quali si riconoscono l’Astronomia, la Geometria, la Storia e la Letteratura.
Dopo il portico, un grande cortile a emiciclo circondato da lesene sui pilastri con al centro delle aiuole. Lateralmente il cortile è racchiuso da pareti a specchiature adorne di stucchi e, sul fondo, dalla bellissima loggia a tre fornici su colonne con alto attico, opera di Bartolomeo Ammannati, la cui firma è leggibile nel pilastro laterale destro. Questa loggia ha la funzione di interrompere lo spazio chiuso del cortile, che è il primo giardino interno, adorno di aiuole, aprendo un accesso sull’elegante ninfeo e una prospettiva sul “giardino segreto” posteriore. In sintesi quindi scopriamo lo sviluppo verticale della villa attraverso una serie articolata di soluzioni spaziali nascoste dalla facciata compatta.
Il ninfeo, caratterizzato da una ricca e complessa scenografia, fu creazione del Vasari, in collaborazione Con l’Ammannati, e si presenta su tre piani con logge nei due ordini superiori di cui la più alta è un’elegante serliana, mentre al piano inferiore è in forma di fontana con vasca ovoidale ornata da cariatidi, quattro delle quali, a tutto tondo, sostengono parte della balaustra superiore e consentono un passaggio dietro la linea di caduta dell’acqua, che si rivela estremamente suggestivo.
Ai lati, entro due grandi nicchie sono due fontane, raffiguranti in due statue il Tevere e l’Arno e alludono alla patria di Giulio III, Monte San Savino presso Arezzo. In questo ninfeo infine, da alcuni decenni, si tiene annualmente la serata finale del premio letterario “Strega”, che costituisce uno dei momenti di maggior notorietà, mondanità, importanza culturale, della nostra letteratura contemporanea. Dal ninfeo si apre una prospettiva sul “giardino segreto” della villa.
Sul Ninfeo si affaccia la Sala dello Zodiaco.
Al di là della serliana superiore si scorge un altro giardino ornato da una statua di Igea, replica romana di originale greco. Una volta il cortile, l’atrio, il ninfeo erano ornati da statue e rilievi antichi come da stucchi, ma dopo la morte del pontefice le sculture andarono disperse e in parte furono trasferite nelle collezioni vaticane, mentre gli stucchi andarono in gran parte distrutti a causa delle trasformazioni cui la villa stessa fu sottoposta per stato di abbandono, cui l’edificio versò per lunghi periodi. Tra gli stucchi superstiti vediamo quelli ai lati della loggia, Con l’insegna papale e con le allegorie della Virtù che afferra per i capelli la Fortuna e dell’Incontro della Giustizia Con la Pace.
Dal primo cortile poi si passa anche nei due grandi giardini laterali in cui oggi sorgono le moderne ali del museo. In quella di destra è stata realizzata un’ipotetica ma attendibile ricostruzione, di fine Ottocento, del tempio etrusco di Alatri che è stato recentemente restaurato da Lucos Cozza. Il tempio è in antis e presenta una decorazione fittile policroma ricostruita sulla base di quella più antica perché, infatti, il tempio vuole costituire l’immagine finita di quello datato al II secolo a.c., i cui resti vennero alla luce presso Alatri. L’unica mancanza è quella dell’incavo frontonale. Il materiale fittile originale del tempio è in mostra all’interno del museo nella sezione dedicata al Latium Vetus.
Da lì si accede agli ambienti della Neviera scavati nelle pendici della collina.
Infine, c’è una Villa Giulia sotterranea con gli ambienti in cui l’acquedotto dell’Acqua Vergine si biforca.
Immagini esterne: Villa Giulia. Amorini impertinenti. Foto
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