Villa Malta

Villa Malta delle Rose è nel Rione Ludovisi, sul Pincio, protetta dalle Mura Aureliane.  L’ingresso è in via di Porta Pinciana

Villa Malta delle Rose è celebre per aver ospitato tra il Settecento e l’Ottocento grandi personalità della cultura e della nobiltà europee, soprattutto della colonia tedesca a Roma.

La villa sul Pincio sorge nell’area di quelli che erano stati gli Horti Luculliani.

La struttura originaria risale al XVI secolo quando gli Orsini, proprietari del terreno, vi costruiscono un palazzetto con una torre.  Dagli Orsini passa ai Mattei.

Nei primi anni del Seicento, passa ai Frati Minimi del convento della Santissima Trinità dei Monti, i quali aggiungono ai preesistenti edifici un casino a un piano, denominato “la Vignola”, con una torre belvedere quadrangolare (visibile da via Crispi) e un giardino ornamentale interno (analogo al viridarium della domus romana) collocato all’interno del peristilio di origine quattrocentesca e menzionato nelle piante del XVIII secolo come Giardino del Pino (a causa di un altissimo pino esistente) o Giardino di Malta.

Dal 1611, i frati offrono in affitto la villa che, negli anni, passa a vari affittuari: il monsignor Poggi, un cardinale Ludovisi e dal 1634 il cardinale Cosimo De Torres, al quale fu concesso di trasformare l’affitto in enfiteusi vitalizia.

Nella prima metà del Settecento il palazzo fu abitato dal Balì de Breteuil, rappresentante dell’Ordine di Malta a Roma e perciò da allora fu chiamata Villa Malta.  Tra gli altri affittuari dei marchesi De Torres citiamo il più prestigioso, la regina Maria Cristina Casimira di Polonia, che avrebbe voluto acquistare la villa ma l’offerta è rifiutata dai frati e lei si fece costruire un ponte che scavalcava via Sistina, chiamato appunto l’Arco della Regina (demolito poi nel 1799), che metteva in comunicazione la villa con il palazzo Zuccari dove abitava.

Dopo i De Torres, che mantennero la villa fino al 1764, subentrarono altri affittuari, fra cui Antonio Parmegiani e nella seconda metà del Settecento la villa divenne un punto di appoggio della comunità tedesca a Roma, ossia il Circolo Artistico Tedesco.  La visitò spesso il Goethe, vi abitò la duchessa Amalia di Braunscweig che vi ospitò nel 1789 Giovanni Goffredo Herder, il teorico del romanticismo tedesco.

Altro ospite illustre fu Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, il quale vi tenne, nel 1789, alcune riunioni segrete, finché la polizia pontificia fece irruzione nella casa e arrestò l’avventuriero portandolo nella prigione di Castel Sant’Angelo.

Nel 1810 vi risiedono i Nazareni, tra cui Federico Overbeck.

Nell’Ottocento, nella villa è abitata dalla poetessa Federica Brun e da Guglielmo von Humboldt, ambasciatore a Roma del re di Prussia, e divenne un centro intellettuale, frequentato da personaggi italiani e stranieri che vivono nella capitale, come Luciano Bonaparte e Luigi (futuro re) di Baviera, da pittori come Camuccini, Koch e Angelica Kauffman, da scultori come Canova,  Schadow e Thorvaldsen, e da archeologi come Zoega.

Nel 1818 vi fu un passaggio di enfiteusi allo scultore svedese Nicola Bystrom, che vi stabilì il suo studio, restaurando la palazzina e aprendo l’accesso alla villa da via Sistina.  Nel 1827 la villa fu affittata a re Luigi I di Baviera, cosicché la villa perse la vitalità di un tempo perchè era frequentata soltanto quando il re era presente a Roma.  Morto Luigi I nel 1868, la casa reale mantenne la proprietà enfiteutica della villa fino al 1873, anno in cui la casa bavarese ottenne dalle nuove proprietarie della tenuta, le suore del Sacro Cuore, l’affrancazione della proprietà per circa 18.000 franchi d’oro.

Nel 1878 la villa fu acquistata dal principe russo Alessio Bobrinski, pronipote della zarina Caterina II, che trasformò completamente la villa, conferendole un’impronta neoromantica; la torre scomparve, il grande salone fu decorato da un ricco soffitto e da un camino in marmo acquistato dalla famiglia Altemps e i giardini furono adornati con magnifiche rose, tanto che la villa fu chiamata anche Villa delle Rose.

Nel 1907 passò in proprietà del principe Bernard von Bülow, già cancelliere di Germania, che vi dimorò a lungo con la moglie, figlia del ministro Marco Minghetti.

Dopo la seconda Guerra Mondiale la villa è acquistata dai Gesuiti che vi insediano la redazione della rivista “La Civiltà Cattolica”, eseguendo per l’occasione importanti lavori di ampliamento e adattamento, cercando però di non alterare lo stile dell’edificio.  Sorgono il grandioso atrio e lo scalone d’ingresso, la nuova ala meridionale per abitazione degli scrittori e, al di sotto di questa, la grande biblioteca a cinque piani interrati.   Il monumentale salone è trasformato in cappella, lasciando immutata però la decorazione del pavimento e delle pareti, mentre il camino è trasferito nella sede di una società in via Sicilia, dove è addossato a una parete del cortile e utilizzato come fontana.

Da segnalare che fino a qualche anno fa la villa custodiva una palma cresciuta da un “dattero” donato da Goethe a un amico, poco prima che il poeta partisse da Roma nell’aprile del 1788.  Rimane tuttora, invece, quella piantata dal re Luigi I di Baviera nel 1867, come conferma tuttora un’iscrizione in lingua tedesca.

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