Agli inizi dell’VIII secolo l’Italia era divisa tra Longobardi e Bizantini e Roma, con il ducato Romano, faceva sempre parte dell’Impero che continuava a governare l’Italia tramite l’Esarca di Ravenna.
Quando l’imperatore Leone III Isaurico, con decreti del 726 e 730, vietò il culto delle immagini sacre (iconoclastia), il papa Gregorio II protestò con forza ed emanò una bolla cui contestava espressamente all’imperatore la facoltà di legiferare in materia di fede. Il prestigio del vescovo di Roma si accrebbe e dalla sua parte si schierarono persino i Longobardi (il re Liutprando era cattolico) che approfittarono dell’occasione per scontrarsi con un esercito bizantino proveniente da Ravenna impedendogli, a Ponte Salario, di entrare nella città di Roma. Il papa che ormai trattava direttamente coi Longobardi, cominciò a comportarsi da sovrano indipendente. L’imperatore allora reagì confiscando tutti i possedimenti della chiesa nell’Italia meridionale sotto il suo controllo.
Questi avvenimenti comportarono per Roma alcune conseguenze immediate. Innanzitutto l’immigrazione di tanti sudditi dell’impero, soprattutto dall’Oriente, che ripararono nella città per sfuggire alle persecuzioni iconoclastiche. Inoltre, a seguito della confisca ordinata dall’imperatore dei patrimoni ecclesiastici meridionali, il papato dovette riorganizzare le proprietà e le rendite fondiarie e creò, intorno a Roma delle aziende agricole fortificate, le domuscultae, economicamente autonome ed in grado di alimentare la città.
Sulla via Flaminia, per esempio, al di là di Ponte Milvio, era situata la domuscultae di S.Leucio, istituita da Adriano I (772-795).
Nella seconda metà dell’VIII secolo si concluse questo lungo processo storico: mentre l’impero ad Oriente era impegnato contro gli arabi ed in Italia perdeva Ravenna, l’intervento dei franchi segnò la fine del dominio longobardo a nord e la nascita della Sancta Romana Respublica che, sotto la guida del papa, aspirava a controllare tutte le regioni già sotto l’influenza bizantina. A sostegno delle pretese temporali della chiesa, in quel periodo inizio a circolare il documento apocrifo noto come Donazione di Costantino.
In quei tempi bui, la zona pianeggiante compresa tra le colline dei Parioli e l’ansa del Tevere era spesso soggetta ad inondazioni e la Flaminia completamente inagibile. In alcuni anni, l’acqua della piena del fiume riuscì a scardinare la Porta Flaminia ed invadere l’abitato fino a S.Marco (l’attuale Piazza Venezia). Nel 799, i Romani in solenne processione lungo la via Flaminia fino a Ponte Milvio, si recarono ad accogliere Carlo Magno.
Nel IX secolo il ricostituito Impero Romano d’Occidente non ebbe vita facile e la Chiesa romana acquistò potere. La necessità di difesa o di segnare la proprietà determinò, a partire da questa epoca, la necessità di costruire le torri che ancor oggi caratterizzano la campagna romana. Molte, come quelle siutuata sulla via Salaria tra la Porta e l’Aniene sono scomparse. Parzialmente visibile è quella della fortezza-monastero di S.Agnese fuori le mura, utilizzata per diversi mesi come residenza da Ugo re d’Italia nel 941. Di quegli anni sono le bolle dei papi Agapito II (955) e Giovanni XII (962) in cui si legge che i monastero di San Silvestro possedeva un fundum Gurgini, fuori Porta Salaria. Nelle bolle suddette è nominato per la prima volta il Pelaiolus, un latifondo che includeva diverse tenute tra le quali una pianura dove era situata la chiesa di San Silvestro in desertis: è la nascita del toponimo che, dopo diverse variazione (in un atto del 1282 è citato un vigneto in Pelagiolo sive Pariolo, nel 1461 un casale Pariolo) si trasformerà in Parioli.
Il X secolo si chiuse con la sconfitta della aristocrazia laica romana rappresentata dalla famiglia dei Crescenzi ed il nuovo secolo fu caratterizzato dallo scontro tra papato ed impero. Gregorio VII con la bolla Disctatus Papae (1075) decretò il primato assoluto del pontefice sull’imperatore. Enrico IV fu costretto ad umiliarsi nel castello di Canossa. Roma subì le conseguenze di tali lotte che portarono spesso battaglie alle sue porte, per esempio dello stesso Enrico IV contro Roberto il Guiscardo. Un’iscrizione del 1060 nel portico di San Silvestro ricorda i lavori di fortificazione della basilica davanti le catacombe di S.Valentino, vicino alla via Flaminia sul vicolo della Rondinella, eseguiti da Nicolò II. A quell’epoca, buona parte dei terreni a nord di Roma erano proprietà del monastero di San Silvestro, che controllava Ponte Milvio ed esigeva un pedaggio ai passanti, e del monastero di S. Ciriaco in via Lata (l’attuale Corso).
Nel XIII secolo fu abbandonato definitivamente il monastero fortificato sorto vicino alle catacombe di S.Valentino.
Nel XIV secolo Roma fu abbandonata per quasi settantenni dai pontefici che si trasferirono ad Avignone. In quel periodo di continue guerre Ponte Milvio venne distrutto dagli Orsini per impedire l’avanzata dei nemici (1335) e, nei pressi di Ponte Salario nel 1378, mercenari Bretoni attaccarono i Romani partigiani di Urbano VI e li massacrarono quasi pecudes (come pecore).
Nel 1405 Ponte Milvio fu bruciato di romani che mal sopportavano il fatto che il loro Comune avesse dovuto rinunciare al controllo del ponte tenuto da guardie papali. Una volta restaurato, Ponte Mollo assistette nel 1427 all’arrivo delle soldataglie lanzichenecche di Carlo V (Sacco di Roma), nel 1433 al passaggio di re Sigismondo ed alla occupazione di Nicolò Fortebreccio, all’occupazione degli Orsini del 1435, all’imbarco di Pio II per la crociata, ed al passaggio di Carlo VIII diretto a Roma nel 1494.
Nel 1462, in pratis apud pontem milvium (l’attuale largo Cardinal Consalvi, di fronte a Ponte Milvio) tra Pio II ed il cardinale Bessarione che recava a Roma la testa dell’apostolo Andrea, dono di Tommaso Paleontologo, ultimo imperatore di Bisanzio. Sul posto è ancor oggi visibile il tempietto di S.Andrea, nel piccolo cimitero di Ponte Milvio) posto a ricordo dell’avvenimento con la statua del santo (Paolo Romano, 1462).
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