L’immagine di Roma negli anni Sessanta, è quella di una città più paciosa e bonaria dell’attuale. Una città dai ritmi più umani, meno trafficata, meno pericolosa, più semplice. Un mondo dove quasi non esistevano le differenze sociali, dove, capitava che il figlio del professionista e il figlio del portiere diventavano grandi insieme e si ritrovavano amici come oggi non accade quasi più.
Nella nostra circoscrizione II (allora il Municipio II si chiamava così) era il tempo di locali come la Sala Pichetti in via Velletri 13, da inizio secolo un punto di riferimento per la musica dal vivo e il ballo, la Fenice, in via Salaria a ridosso di piazza Fiume (poi cinema Rouge et Noire e oggi Sala giochi), e di attrici come Elke Sommer, delle bombe calde del bar Hungaria, delle chiacchierate in piazza seduti sulle lambrette. La sera non si usciva tanto, il vero punto di incontro per i giovani, cosiddetti “pariolini”, era piazza Ungheria. Negli anni a seguire, l’area si andò animando di nuove iniziative, diventando, in breve, punto di incontro privilegiato per giovani di tutta la città.
Sorsero quindi i due bowling (prima uno, la TIAM, su viale Regina Margherita, e poi un secondo più grande, il “Brunswick”, sul lungotevere dell’Acqua Acetosa) subito frequentatissimi. Si affermano nuovi modi di stare insieme intorno al Samoa (ex cinema malfamato, ex sala da ballo frequentata da soldati e domestiche) dove si esibisce in rock scatenatissimi Christian De Sica, alla poco illuminata cantina dello Student Club (dietro via Tagliamento) e, soprattutto, nel tempio giovanile costituito dal Piper Club, primo mega-locale modernissimo ove si affermano come eccellenti musicisti talenti quali Patty Pravo, Mal, Maurizio con L’Equipe ’84, i Camaleonti e tanti altri.
Sono gli anni che precedono la contestazione, già invero presente in tanti atteggiamenti più o meno anticonformistici: capelli lunghi, minigonne, moto, abbigliamenti coloratissimi, musica.
La gioventù dell’epoca abbandona quindi il troppo blasonato Bar Hungaria e sceglie di “bivaccare” a piazza Euclide, a piazza delle Muse, al Bar Tortuga di corso Trieste, al Bar Romoli a piazza Sant’Emerenziana.
Negli anni Settanta, lentamente, ma inesorabilmente, il mondo cambia, si estremizza, tutto si fa più fosco e questa storia si va esaurendo come si esauriscono, immiserendosi velenosamente, tanti slanci, infantili, forse, ma spesso generosi.
Passata la bufera e i sogni, passato tutto, e anche un po’ volgarmente, i bar tornano all’animata vita di sempre, sorgono le nuove discoteche (Hysteria, oggi chiuso, il Bella Blu a via Luciani, l’Alien a via Velletri, il Dukes a viale dei Parioli).
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