Questa pagina parla dell’obelisco davanti al Foro Italico in piazza Lauro De Bosis (nel quartiere Della Vittoria) di fronte a ponte Duca d’Aosta, riportando un articolo di Antonio Venditti.
MAPPA della Zona Flaminio 3 (da via Guido Reni a Ponte Milvio)
Il gigantesco obelisco davanti al Foro Italico è inaugurato nel 1932 e dedicato a Benito Mussolini. Il monolite è alto m. 36,59 dal piano di spiccato e pesa 770 tonnellate e avventuroso fu il suo del monolite attraverso le Alpi Apuane con l’ausilio di 60 paia di buoi e lungo il Tevere fino a Fiumicino, sopra un enorme galleggiante.
Nel 1927 una commissione di industriali, presentata dall’on. Renato Ricci, rivolgeva a Benito Mussolini, in nome del popolo di Carrara, l’offerta di un monolite di marmo per un obelisco da erigere in suo nome, che non avesse eguali al mondo. Il dono è accettato e si decide di collocarlo all’ingresso del Foro Mussolini (l’attuale Foro Italico)
Il gigantesco blocco di marmo, estratto dalla Cava Carbonera, fu collocato sul piazzale antistante la cava e lavorato secondo i disegni dell’arch. Costantino Costantini: misurava m. 17.40 di lunghezza, m.2,30 di lato alla base e m. 2 all’apice, la sezione trasversale era quadrata.
Alle iniziali difficoltà della sua estrazione si aggiunsero quelle collegate alla sua discesa in pianura, il trasferimento a Roma e quindi l’erezione davanti allora “Foro Mussolini”: il grandioso complesso sportivo sorto ai piedi di Monte Mario, che si ispirava alle architetture della Roma imperiale. In vista del suo trasporto a valle, il monolite venne ingabbiato in una solida armatura per la quale furono impiegate 50 tonnellate di legno e 14 di ferro. Fu poi imbrigliato con una fitta rete di funi d’acciaio e assicurato solidamente alle pareti della roccia.
Il 25 novembre 1928, alle ore 18, iniziò il trasporto, su binari lubrificati, del convoglio, trainato da 60 paia di buoi, che lentamente dalle Alpi Apuane arrivò alla spiaggia, dove fu imbarcato su un enorme galleggiante, “l’Apuano”, appositamente costruito dalla Marina Militare, in direzione di Fiumicino. Dopo il tragitto sul mare, il galleggiante risalì lentamente il corso del Tevere per poi scaricare il monolite il 6 maggio 1932 a Roma. Da quel momento iniziarono i lavori per l’erezione dell’obelisco mussoliniano.
Il progetto tecnico, l’esecuzione delle opere provvisorie e la direzione dell’ardua impresa di sollevamento furono affidati da Ricci all’arch. Costantino Costantini, coadiuvato dagli ingegneri Pintonello, Girardo e Romano. Su una vasta platea di cemento armato furono collocati i 16 blocchi di marmo che componevano il monumento, di cui 8 costituivano il piedistallo, su cui è impostato il punto cubico, di 3 m. di lato, pesante 80 tonnellate, che regge le 300 tonnellate di monolite.
Particolari e innovativi accorgimenti tecnici richiedeva la sua erezione sopra il piedistallo. Si trattava di sollevare e mettere a piombo una massa che con la ingabbiatura provvisoria, pesava all’incirca 350 tonnellate. Fu costruito sulla platea cementizia di fondazione un castello di cemento armato. Il monolito, ingabbiato in una struttura metallica munita di pattini destinati a correre sulle rotaie dello scivolo, fu spinto da due coppie di martinetti idraulici. Su uno dei 6 blocchi che costituiscono la base, furono incisi un fascio littorio e la parola DUX; sul monolite verticalmente venne inciso il nome di Mussolini.
L’inaugurazione ebbe luogo il 4 novembre 1932 alle ore 14.20, tra gli scroscianti applausi della folla accorsa alla cerimonia, mentre Mussolini sostava ad ammirare per qualche istante il “suo” obelisco. Nelle fondamenta dell’obelisco, assieme ad alcune monete d’oro appositamente coniate, era stata collocata una pergamena il cui lungo testo latino, dettato da A. G. Amatucci, si riferiva all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, al periodo successivo alla “splendida” vittoria, di cui “gli uomini che allora governavano fecero pessimo uso”, fino a quando “provvidenzialmente, si ebbe un Uomo (Mussolini) di ingegno singolare e di saldissima volontà …”.
Subito dopo la caduta del regime, si rivelò infondata la credenza popolare che riteneva veramente d’oro la cuspide alla sua sommità.
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