Viale di Tor di Quinto, nel Municipio XV, è un lungo viale che seguendo il Tevere è in pratica una scorciatoia al tortuoso percorso della via Flaminia, aggirando la cosiddetta Collina Fleming dove la via consolare si arrampica. Il viale infatti inizia da Ponte Milvio, trasversalmente alla via Flaminia, passa sotto il colle di Tor di Quinto e termina ancora sulla Via Flaminia, che riscende dopo aver superato le colline. Il viale ha una ricchissima storia e sebbene negli ultimi anni il volto di questa strada sia cambiato, continua a rimanere un tracciato ricco di fascino.
Anticamente “Ponte Mollo” era l’ultimo avamposto della città. Da li in poi solo campi spesso nemmeno coltivati per il rischio di inondazioni del fiume. Sui vasti campi che costeggiavano il corso del Tevere pascolavano le pecore che rappresentavano il soggetto preferito degli acquerellisti di mezza Europa.
Poco distante dal ponte, sui resti di una antica villa romana affacciata sul fiume, fu realizzata dalla famiglia Lazzaroni una abitazione con annessa torre, oggi restaurata e proprietà dell’ENEL: Villa Lazzaroni. Dalla parte opposta della strada sorge invece un edificio industriale oggi destinato a uffici.
I terreni pianeggianti che costeggiavano la via appartenevano al Demanio Militare tant’è che proprio qui a Tor di Quinto, alla fine dell’800, venne realizzato il Poligono Umberto 1° (tutti i poligoni dell’Unione Italiana di Tiro a Segno sorgono su terreni del demanio militare) e nel 1891 la celebre sede distaccata della Scuola di Cavalleria di Pinerolo (oggi conosciuta come Ippodromo Militare).
Nel 1910, l’era moderna irruppe a Tor di Quinto con la realizzazione del tracciato ferroviario (in realtà un tramvia) che da Roma portava a Civitacastellana; i binari passavano davanti alla Torretta Valadier e poi imboccavano viale Lazio (così si chiamava in passato il viale) dove si trovavano ben due stazioni.
Nel 1950 a Tor di Quinto si insediò anche il Reggimento “Lancieri di Montebello” su terreni di proprietà del Marchese di Roccagiovine che ne fece dono allo Stato con la clausola che sarebbero rimasti di proprietà dell’Esercito fin quando il reggimento sarebbe rimasto in quella sede; nonostante alcuni tentativi per sloggiarlo (a causa del rumore causato dai mezzi corazzati) il reparto però è ancora là.
Negli anni ’70 la cronaca locale e nazionale cominciò ad interessarsi a viale Lazio per il gran numero di “lucciole” che la sera lo frequentavano; un fenomeno di costume che si interruppe solo con l’arrivo della caserma dei Carabinieri (forse la cattiva fame di viale Lazio fu la ragione del cambio di nome).
Fonte: Francesco Gargaglia, articolo pubblicato su Vigna Clara Blog
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