Su piazza Bligny, in fondo a viale Romania, troviamo un portale d’ingresso con la denominazione Villa San Filippo: è l’ingresso di una grande proprietà ormai scomparsa.
Questo ingresso monumentale, ascrivibile ai primi del Novecento, presenta nicchie semicircolari scavate nelle pareti murarie che lo delimitano. Dietro il portale a destra, un basso e lungo edificio di servizio e una palazzina del secondo dopoguerra che si estende da via Salvini a via Mafalda di Savoia e nasconde completamente l’edificio principale della vigna (oggi denominato Villa Felicetti). Dove ora corre via Salvini c’era un oratorio privato oggi non più esistente; era intitolato al santo patrono di tutta l’area, allora denominata Monte San Filippo.
La proprietà è registrata sulla carte fin dalla metà Seicento con il nome di Vigna del Grillo Scarlatti. La proprietà infatti era della famiglia Scarlatti, estintasi prima nei del Grillo (1818) e poi nei Capranica (1831).
Nel 1858 i marchesi Guglielmi delle Rocchette acquistano Vigna Del Grillo Scarlatti dal marchese Giuliano Capranica del Grillo Scarlatti e, all’inizio del Novecento, la rivendono alla famiglia Felicetti.
La targa villa Felicetti si può ancora leggere sul portone dell’ingresso principale in via Mafalda di Savoia e furono i Felicetti, nel 1920, a lottizzare il giardino della villa per costruire il quartiere di villini e palazzine tra via Salvini, via Ristori, via Duse, via Moretti e via Bellotti-Bon.
Nell’atto di compravendita del 1858, Villa San Filippo è descritta, già prima del 1674, come “… Vigna nel Suburbio di Roma fuori di Porta Salara alla via di San Filippo in Vocabolo Monti Parioli formato di terreni vigneti, canneto, terreno seminativo, pascolivo, e prato nel piano di Acquacetosa, ed altro terreno prativo separato nel piano medesimo con l’intero Casino padronale, scuderia, tinello, fienile, due case coloniche e Cappella con arredo sacro”. Da questa descrizione sembra pertanto che la villa si estendeva anche nella sottostante zona dell’Acqua Acetosa. La proprietà misurava circa 19 ettari e confinava con il vicolo vicinale e con i beni del Monastero della SS. Trinità dei Monti, del Principe Rospigliosi, dell’Abbazia di San Lorenzo fuori le Mura e del Principe Odescalchi (quest’ultima proprietà è definita “oggi Catalucci”).
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- "La storia dei Parioli". Typimedia editore. pag. 108
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