Storia del ponte Flaminio

Nei primi decenni del Novecento, con l’avvento delle automobili, ci si rese conto che Ponte Milvio non poteva rispondeva più alle esigenze del traffico proveniente dal nord lungo le consolari via Cassia e via Flaminia. In più per il futuro sviluppo urbanistico della zona a destra del Tevere (quartieri Fleming, Vigna Clara, ecc.) un vuovo ponte era da ritenersi assolutamente indispensabile.  

Nel 1930 si decide di realizzare un progetto urbanistico di ampio respiro che prevede modifiche importanti ai tracciati originali di via Cassia e via Flaminia, che si diramavano subito dopo Ponte Milvio, per fare in modo che si separino più a nord, e la costruzione un nuovo ponte monumentale. L’obiettivo era duplice, risolvere i pressanti problemi di viabilità, irresolubili con l’utilizzo del vecchio ponte, e creare un ingresso monumentale a Roma che potesse competere con quelli delle grandi capitali europee.

Il nome del nuovo ponte era Ponte XXVIII ottobre, giorno della Marcia su Roma.

Il progetto scelto fu quello di Armando Brasini e strutture dell’ing. Aristide Giannelli (1888-1970), professore di scienza delle costruzioni alla facoltà di ingegneria di Roma, che prevede un enorme arco monumentale che emula gli archi di trionfo romani. Il Duce, che spesso interveniva sui disegni dei suoi progettisti, tuttavia, fece eliminare l’arco e semplificò il progetto. Brasini sembrò accettare di buon grado la modifica, asserendo che il progetto ne risultava migliorato, e i lavori, affidati alla società Ferrobeton, iniziarono poco prima dello scoppio della 2° guerra mondiale, furono sospesi nel 1943 e ripresero nel 1947.

Il nuovo ponte si sarebbe dovuto chiamare Ponte della Libertà ma poi prevalse il nome di Ponte Flaminio, fu inaugurato nel 1951. La nuova strada, che nasce dalla congiunzione della Cassia con la via Flaminia Nuova e supera il fiume sul ponte Flaminio, fu denominata corso Francia, in ricordo della via Francigena che fin dal medio evo aveva portato i pellegrini a Roma. Solo nove anni dopo, per le Olimpiadi del 1960, fu realizzato il viadotto di Corso Francia che, superando con eleganti piloni la zona del Villaggio Olimpico, si innesta nel viale Maresciallo Pilsudski sotto la collina di Monti Parioli.

Nel 1962, dopo appena undici anni dalla sua inaugurazione, il quinto pilone del ponte cede e il traffico è deviato su un ponte prefabbricato di ferro (tipo Baley) costruito rapidamente qualche centinaio di metri a monte. I piloni del Ponte Baley si vedono ancora saldamente piantati nella corrente del fiume. Ponte Flaminio riapre nel 1964 ma ormai il Grande Raccordo Anulare e l’aeroporto di Fiumicino a sud hanno completamente cancellato la sua originale funzione di ingresso a Roma per i viaggiatori provenienti dal nord Italia e dall’Europa.

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