Storia di Villa Giorgina

L’alto muro di cinta che corre intorno a tutto l’isolato di Villa Giorgina, tra via Salaria, via Po, via Caccini, via Peri e via Zecchi, racchiude un parco di piante altissime, soprattutto palme, cedri del Libano e pini.  

Attraverso il cancello  di via Po si vede un piccolo slargo lastricato e subito il terreno che sale, tagliato da una serie di rampe laterali tra rocce scolpite. Al centro un’aquila di marmo con le ali semidistese. Sul marcapiano della facciata, campeggia la scritta: INTER SIDEREOS ROMA RECEPTA POLOS, tratta dal verso di Claudio Rutilio Namaziano: EXAUDI REGINA TUI PULCHERRIMA MUNDI INTER SIDEREOS ROMA RECEPTA POLOS (Ascoltami bellissima regina del tuo mondo Roma, tu che sei stata accolta fra i poli del firmamento), De reditu suo, libro I, 47 48.

Sul lato di via Caccini ci sono delle aperture con le sbarre da cui si può osservare il corpo slanciato dell’edificio, quattro statue in cima alla balconata, si direbbero “soldati”, le due al centro guardano lontano.

Oggi se percorrete via Salaria uscendo da Roma la strada è perfettamente in piano ma una volta non era così. Pochi metri prima la strada percorreva un ampio e profondo avvallamento, circa 6m sotto l’attuale piano stradale, dove ancora sorge il Mausoleo di Lucinio Peto. Da lì iniziava una ripida salita su una altura ormai scomparsa. Unica traccia dell’antico percorso oggi spianato è l’alto muro di contenimento, di circa 5m, di villa Giorgina che costeggia a sinistra la strada dopo il semaforo con via Po. Sulla sommità della muraglia si vede l’antico casino di caccia dei Sacchetti e alberi secolari.

La collinetta su cui via Salaria s’inerpicava è stata tagliata nella sua parte settentrionale ai tempi del primo sviluppo edilizio di Roma oltre le Mura Aureliane, avvenuto in questa zona intorno al 1900. Nel giardino della villa i basolati della via Salaria sono stati ricomposti fino a creare un tratto dell’antica strada.

Villa Giorgina è una villa situata in Via Po n. 27 nel Quartiere Pinciano, oggi sede della Nunziatura Apostolica in Italia. L’isolato in cui sorge la villa è delimitato dalle Vie Salaria, Po, Jacopo Peri, Giulio Caccini, e Carlo Zecchi.

I Sacchetti possedevano nella zona terreni destinati a vigne e, nel Settecento, costruirono un casino lungo la Via Salaria, ancora oggi esistente.

Nel 1913 Isaia Levi, ricco industriale torinese di origini ebraiche, comprò i terreni per edificare una grandiosa villa, dedicata alla figlia Giorgina, morta diciottenne di leucemia, la cui progettazione fu affidata al giovane Clemente Busiri Vici.

Isaia Levi (1863-1949), figlio di un industriale tessile torinese, aveva sviluppato l’industria paterna, dedicandosi anche alla gestione dei grandi magazzini per la vendita delle merci. Nel 1902 aveva sposato a Firenze Nella Coen, figlia del professore Achille Coen dell’Università di Firenze.

Durante la Prima Guerra Mondiale incrementò sensibilmente i fatturati e iniziò ad intessere relazioni con personalità di alto spicco nell’ambiente industriale torinese. Nel 1921 fondò la Società Magazzini al Duomo per la vendita all’ingrosso di tessili, contemporaneamente effettuò degli investimenti nel settore cinematografico, della gomma, bancario ed elettrico. Nel 1921 Levi fu nominato Commendatore, nel 1924 Cavaliere del Lavoro, il 1925 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, fatto che gli permise di raggiungere ulteriori relazioni con personalità politiche e influenti del Regime Fascista.

Gli anni trenta segnarono l’apogeo dell’attività finanziaria, con la partecipazione al consiglio d’amministrazione dell’Ansaldo, l’impegno nella Società Aurora per la produzione di penne stilografiche e il salvataggio della casa editrice bolognese Zanichelli (1930). Il culmine della sua carriera fu raggiunto con la nomina a Senatore del Regno nel 1933.

Le Leggi Raziali costrinsero il senatore Levi a restituire la tessera del partito, a rinunciare alle cariche ricoperte nei molti consigli d’amministrazione e a una progressiva emarginazione. Il suo prestigio e le sue conoscenze, tra cui quella con Marcello Petacci, gli permisero di ottenere nel 1939 la “discriminazione” e, nel 1940, l’ “arianizzazione”, secondo cui fu dichiarato, dal Ministero degli Interni, non appartenente alla razza ebraica e poté rimanere in possesso di tutti i suoi beni. In quell’occasione si convertì, assieme alla moglie Nella, al cattolicesimo.
I Petacci ebbero l’opportunità di trasferirsi, come premio per l’arianizzazione, nella villa Giorgina.

L’occupazione nazista di Roma lo mise seriamente in pericolo, e riuscì ad ottenere rifugio, assieme alla moglie, da Pio XII nel convento delle suore di Maria Bambina, in Vaticano, fino alla liberazione di Roma.

I lavori, che riguardarono le fondamenta, furono sospesi durante la guerra e ripresero nel 1919, terminando nel 1922.

Il Busiri Vici adottò il linguaggio del rinascimento romano con l’uso di laterizi in cortina e travertino per gli elementi di pregio.

Il casino principale è caratterizzato da una pianta quadrangolare e si sviluppa su due piani. Al centro si apre un massiccio  avancorpo che si affaccia su una scalinata, dotato di tre ampie arcate al pianterreno, e di finestre architravate al piano successivo su balaustre mistilinee, inquadrate da lesene con capitello dorico al primo piano e ionico al secondo. Superiormente si apre un attico contenente tre piccole finestre, sormontato da una balaustra con pilastri su cui sono poste quattro statue. Il resto della facciata è occupato da due finestre architravate al piano terra e con timpano ricurvo al primo piano, e con tetto in coppi alla romana.

Il giardino, progettato sempre da Busiri Vici è ricco di balaustre, fontane, statue, reperti d’età romana e medioevali, verso la villa è sistemato all’inglese, con cedri del Libano e pini, verso Nord ha un assetto formale con siepi di bosso.

Il portale d’ingresso su Via Po proviene da Villa Doria Pamphilj e risale al Seicento.

Il 6 marzo 1949 Isaia Levi morì nella sua amata villa, assistito dai sacramenti, lasciando l’intera proprietà al pontefice Pio XII, come ringraziamento per l’aiuto concessogli durante l’occupazione nazista di Roma, oltre a questa lasciò al Vaticano anche tre miliardi di lire.

I nipoti di Levi iniziarono presto varie cause giudiziarie per riavere i beni lasciati in beneficienza a varie istituzioni, e alla stessa Santa Sede.
La proprietà entrò nelle disponibilità del Pontefice, e fu sporadicamente usata dai suoi nipoti.

Nel 1959 quì fu collocata, da papa Giovanni XXIII, la Nunziatura Apostolica in Italia, dalla sede in via Nomentana.

Fonte: https://www.rerumromanarum.com/2019/07/villa-giorgina.html

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