Villa Alberoni Storia e descrizione LUISS

INTRODUZIONE – ESTERNO VILLA
Le origini di villa Alberoni, sede dell’Università Luiss Guido Carli a partire dagli anni Settanta, risalgono alla fine del Cinquecento, quando era una vigna del Cardinale Mariano Pierbenedetti da Camerino, governatore di Roma e braccio forte del potente pontefice Sisto V. 
Nel 1722 fu acquistata dal Cardinale Giulio Alberoni, ministro plenipotenziario dell’imperatore Filippo V, che avviò grandi lavori di risistemazione e costruzione finalizzati alla trasformazione della vigna in villa: ovunque a Roma si parlava di queste opere e degli oltre 500 manovali che lavoravano per spianare due collinette, livellando la più grande vigna della via Nomentana, per renderla «Casa di delizia».
La proprietà raggiunse una superficie di 17 ettari: iniziava di fronte all’ultima parte di Villa Torlonia, dal vicolo della Fontana, e comprendeva la zona dell’attuale Villa Paganini fino a Viale Gorizia: vi si trovavano un casino nobile dalla bizzarra planimetria, serre per agrumi, fabbricati per vignaioli e giardinieri, due fienili, una <loggia con vano decorato a grottesca con un cavallo marino che esce sotto, una grotta per tenere il vino in fresco e un ingresso monumentale con un portale sormontato dallo stemma Alberoni ornato da palle in peperino e da nicchie laterali.
Oggi della residenza del Cardinale Alberoni restano due limitatissime porzioni: un primo lotto, dove sorge il piccolo parco pubblico di Villa Paganini, e un secondo lotto, nella sede della Luiss Guido Carli, dove è conservato lo spettacolare ninfeo con statue, stucchi e sculture noto nel XVI secolo come “tinello Alberoni“.

IL TINELLO E LA FONTANA
Il tinello era una costruzione a pianta circolare e costituiva il fulcro dei giardini delle ville rinascimentali, come nei meravigliosi esempi di Villa Farnese a Caprarola e Villa d’Este a Tivoli. Il tinello Alberoni ha la forma di una grotta ricoperta da tartari e roccaglie con una fontana, di chiara ispirazione barocca, che ospita al centro una colossale statua personificazione del fiume del Nilo.
La statua del Nilo è la copia di un’opera romana del I secolo, forse da originale ellenistico, collocata nel tempio di Iside e Serapide e ritrovata nel 1513, sotto il pontificato di papa Leone X, presso S. Maria sopra Minerva. L’originale romano è oggi conservato nei Musei Vaticani, presso la Collezione Chiaramonti, mentre la statua del Tevere, che gli faceva riscontro, si trova al Museo del Louvre.
Il fiume, adagiato presso una sfinge e con grossa cornucopia, simbolo dell’abbondanza da lui arrecata, ha l’aspetto mite e dolce del benefattore che gode della sua opera e l’aspetto del classico Poseidone della statuaria greca. Sul suo corpo gigantesco si arrampicano 16 putti che scherzano fra loro e che probabilmente simboleggiano i cubiti (la misura di lunghezza più comune nell’antichità) della massima crescenza del fiume. Sul retro e ai lati della base, vi sono rilievi di scene comiche di vita nilotica: pigmei che combattono contro coccodrilli e ippopotami e ibis contro coccodrilli.
La particolarità del Ninfeo Alberoni risiede anche nelle sculture poste in alto sopra l’arco che sovrasta il bacile: due tritoni che suonano la conchiglia richiamando per Poseidone (il Nilo) la potenza delle acque. In questo si coglie un aspetto molto importante del giardino di delizia, proprio anche dell’arte ellenistica: la sua finalità di fruizione privata, non pubblica, e di un intrattenimento sofisticato.

IL VILLINO
L’edificio odierno della Villa risale al 1924 e fu realizzato dalla Società Anonima Edilizia Latina su progetto dell’lng. Francesco Bruno con l’imponente impianto decorativo dell’architetto e decoratore Armando Brasini.
Nel terrazzamento verde al di sopra del tinello venne inserita una quinta in mura con andamento semicircolare con al centro una fontana posta in asse al prona anch’esso semicircolare, della palazzina, assetto realizzato da Brasini su ispirazione delle architetture di Palazzo Farnese a Caprarola e di Villa d’Este a Tivoli.
Le due rampe di scale che circondano il tinello e attraverso le quali si accede alla Villa sono state ricreate dall’lng. Bruno ma quasi certamente ricalcano la struttura settecentesca che tendeva a sottolineare la monumentalità dei fabbricati, cosi come le sculture delle nereidi in cocciopesto, che scandiscono le rampe di scale, le stelle a cinque punte, le conchiglie, simbolo di rinascita e l’albero che insieme formavano l’emblema Alberoni, stemma che ritroviamo come omaggio a sovrastare il portale del lato della fontana.
La maggior parte dell’area, a parte alcuni ambienti d servizio come il casale, venne occupata dal palazzetto principale di tre piani sormontati da un attico; un edificio elaborato sia nell’architettura esterna che negli interni, con prospetti ricchissimi di cornici, nicchie, bugne angolari, sottili paraste in un trionfo di decorazioni barocche.
Anche la pianta dell’edificio è articolata e varia: alle semplici e squadrate forme della fabbrica preesistente sono stati aggiunti un pronao semicircolare, una sala ovale, una loggia laterale aperta. Gli interni corrispondono agli esterni e presentano un’ampia Scalinata elicoidale, pavimenti in marmi pregiati, colonne marmoree a sorreggere e incorniciare trionfi di stucchi dorati, sontuose tempere in cui predomina il colore oro e maestosi portali.
Il palazzetto verrà completato nel 1929 come testimonia l’epigrafe commemorativa sulla pavimentazione esterna realizzata con ciottoli di fiume e cubetti di porfido, tecnica a mosaico ligure denominata “risseu” e caratterizzata da malta di porcellana in polvere e da sassolini di fiume o mare.
Le notizie sugli abitanti della Villa non sono precise: dal 1936 ai primi anni ’50 vi risiedette l’Ambasciatore cinese e nel 1959 la proprietà venne acquistata dall’Unione Internazionale Pro Deo che provvide ad una ristrutturazione impiantistica e, negli anni 60, alla realizzazione di nuove aule per la nascente Università Pro Deo. Daglı anni Settanta la sede è di proprietà della Luiss Guido Carli che ha portato avanti con costanza un importante opera di restauro e conservazione della Villa.

ASPICE.QUAM
VARIIS. EXORNETUR
ARTIBUS.DOMUS
VISUSQUE.CAUDIO
LÆTARE

L’INGRESSO
L’eclettica personalità del decoratore della Villa, Armando Brasini, che ricordiamo anche per la realizzazione a Roma di Ponte Flaminio, del Palazzo dell’I NAIL e dellingresso monumentale del Giardino Zoologico, è esplicitata nell’iscrizione che egli stesso pose al varco di Villa Alberoni: “Nulla che sia turpe a dirsi e a vedersi tocchi questa soglia’ come omaggio al ricercato desiderio di bellezza.  E la bellezza è pienamente rappresentata nel piano terra della Villa che ospita tre sfarzose sale di rappresentanza, una centrale più ampia e due laterali che riprendono l’andamento curvilineo della facciata.

SALA A
La prima sala presenta una decorazione variegata con numerosi riferimenti colti della classicità e della romanità tra cui l’aquila, la vittoria e scene di caccia. Ospita inoltre uno splendido camino, sempre opera di Brasini, animato da una cariatide dalle eleganti forme neoclassiche.

SALA DELLE COLONNE
La sala centrale, detta Sala delle Colonne, ostenta opulenza e sfarzo a partire dal pavimento che con grandi frammenti di marmo vuole riprodurre, con un falso storico, l’opus sectile romano. Spiccano al centro una figura di fanciulla bionda in puro stile liberty, forse Artemide o Diana, e ai lati degli animali.  La sala è poi dominata da colonne monolitiche in marmo di grande pregio e da puttini e telamoni di ispirazione manierista.
Nel 1956 la sala fu uno dei set del film “La fortuna di essere donna” diretto da Alessandro Blasetti e interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

SALA C
Anche la terza sala presenta molti dei simboli che compongono il file rouge dell’apparato decorativo della Villa tra cui i drappi, la frutta, la palma e degli splendidi volatili. La sala è inoltre impreziosita da statue che richiamano lo stile del periodo Severo nel continuo dialogo che Brasini intrattiene con la classicità.

LA SCALA MONUMENTALE
La cifra del suo stile si esprime tuttavia appieno nella reinterpretazione personale dei maestri, opposti per approcci e stile, Francesco Borromini e Gian Lorenzo Bernini.  La scala monumentale a forma elicoidale richiama infatti le famose scale barocche di Palazzo Barberini del Borromini e del Bernini e risulta quasi un compendio tra le due fondendo l’aspetto monumentale tipico del Bernini con quello geometrico del Borromini.  La scala è costellata da numerose nicchie nelle quali è evidente l’utilizzo della falsa prospettiva, altra caratteristica dell’architettura barocca.

SALA DEL CONSIGLIO
Salendo la scala monumentale, si raggiunge il piano nobilee la sala, oggi detta “del Consiglio’, dove si riuniscono i vertici Luiss. L’ambiente ovale, forma amatissima nel Barocco e tipica dei talami nuziali, porta a pensare che si trattasse della stanza da letto padronale, ipotesi suffragata anche dalla presenza delle colombe, simbologia spesso collegata agli sposi, e dalle pitture a secco delle pareti che riproducono degli arazzi, tipici arredi delle stanze da letto.

RAMPA DEL GLICINE
Lasciando Villa Alberoni e percorrendo la rampa del glicine, il ricordo va all’iconica scena del qià citato film “La Fortuna di Essere Donna” in cui Sophia Loren scende queste scale inseguita da Marcello Mastroianni.

Fonte: Documentazione LUISS

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