Storia del parco di Villa Ada

Con l’acquisto da parte dei Savoia del vasto territorio dell’attuale Villa Ada, furino effettuati massicci interventi sul verde. 

Mantre il giardino formale della villa Pallavicini, consistente in alcuni viali regolari nei pressi del casino nobile, con edicole poste al temine di vedute prospettiche, è ancora oggi parzialmente riconoscibile, il resto della tenuta venne trasformato da Richter, per i Savoia, in un grandioso parco all’inglese.

Lo stesso direttore dei parchi reali, riferisce di aver:

  • fatto eseguire tra il 1872 e il 1878 movimenti di terra per ben 25 mila metri cubi,
  • realizzato due laghi “proporzionati alla grandiosità della Villa” (uno dei quali ormai perduto ma del quale permangono tracce), di aver collocato “non meno di centomila piante diverse, di ordinaria vegetazione e di lusso”,
  • allestito due grandi serre per essenze esotiche, ancora oggi esistenti nei pressi delle scuderie.

A queste opere si aggiunse una serie di lavori straordinari di notevole consistenza:

  • la costruzione di un serbatoio dall’aspetto di una torre neogotica,
  • la trasformazione dell’antico refettorio del Collegio Ibernese in vaccheria,
  • la costruzione di palizzate e nuovi tracciati viari conseguenza di ulteriori ampliamenti della proprietà verso Monte Antenne.

In generale, Richter seppe operare una sapiente fusione di diversi elementi compositivi, lasciando inalterata la sistemazione regolare settecentesca, ma inserita in un paesaggio articolato in boschetti, viali sinuosi assecondati da scogliere rustiche, corsi d’acqua e laghi. La villa inoltre vantava due voliere per uccelli esotici.

Nulla si sa di eventuali interventi dovuti al conte Tellfner, mentre sappiamo degli ulteriori rimboschimenti, tra cui la messa a dimora di molte querce da sughero provenienti dalla Sardegna, fatti eseguire da re Vittorio Emanuele III di Savoia subito dopo il riacquisto della villa, nel 1904.

L’impianto vegetazionale venne accresciuto con molti esemplari di pini e querce da sughero provenienti dalla Sardegna. Veniva comunque mantenuta, in parte, la funzione agricola e i documenti attestano la cura per le colture e l’allevamento e l’introduzione di metodologie sperimentali. Non mancava l’attenzione per i giardini di delizia e per le colture ornamentali, tanto che ben 100 varietà di palme sono introdotte e intensificate le colture floreali nelle serre.

Fonti:  Relazione storico artistica

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