Con questa pagina continua la Storia di Villa Ada Savoia.
Nel 1904, Vittorio Emanuele III riacquista, per circa 610.000 lire, il complesso e lo dona simbolicamente alla amata Elena di Montenegro, sua consorte. Villa Ada ritorna ad essere Villa Savoia.
A partire da quella data fino al 1937 sono avviati e realizzati nuovi consistenti interventi di risistemazione che si intensificano quando, nel 1919, la Villa diventa residenza ufficiale dei Savoia mentre fino a quella data, eccetto gli anni della prima guerra mondiale quando il Quirinale fu adibito ad ospedale militare, era stata solo meta di passeggiate e brevi soggiorni da parte dei reali.
Il definitivo trasferimento della residenza dal Quirinale si deve, molto probabilmente, alla regina Elena, figlia di Nicola del Montenegro, re di un piccolo stato avvezzo alla pastorizia e lontano dagli sfarzi delle corti europee. La scelta è ispirata ai principi ideologici ed educativi della regina che modificano anche le abitudini di vita della famiglia reale, in linea con il lento processo di democratizzazione del paese. Non più sottoposta a un’esistenza irrigidita nella sontuosa regalità umbertina della regina madre, Margherita, la famiglia conduceva, nella dimora fuori porta Salaria. lontana dal fragore cittadino, una vita quasi borghese. Vittorio Emanuele, come un normale impiegato, la mattina si reca al suo lavoro al Quirinale, trasformato in un ministero, mentre Elena, dedita all’educazione dei figli e alla cura della casa, svolge il suo ruolo di madre e moglie. In cucina, come racconta Rosa Galloni cameriera personale della regina, “pulisce e prepara la verdura per Vittorio Emanuele”.
Dal 1922 al 1939 tutti e cinque figli si sposano e ricevono in dono una residenza all’interno del comprensorio di Villa Savoia. Nel 1922 Mafalda di Savoia si sposa con Filippo d’Assia e va a risiedere a Villa Polissena; nel 1923, Iolanda di Savoia sposa, secondo i suoi desideri, il conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo, ufficiale di cavalleria; nel 1930, l’erede al trono, Umberto di Savoia, sposa Maria José del Belgio; nel 1930, Giovanna di Savoia sposa Boris III e diventa “zarina di Bulgaria”; nel 1939, Maria di Savoia sposa Luigi Carlo di Borbone e riceve in regalo Villa Maria, il vecchio Casino di Villa Pallavicini.
Nella seconda fase di Villa Savoia, nel periodo 1904-1937, sono eseguiti numerosi lavori nel parco e sui manufatti. Tra il 1904 e il 1906 è costruito su via Salaria l’ingresso monumentale, sistemando l’antico casale contiguo in abitazione del custode. L’antico casale Filomarino, oggi denominato la Tribuna II e sede del Servizio Giardini del Comune, è trasformato in vaccheria e dotato di un laboratorio per la produzione del latte. Il Casino Pallavicini, poi denominato Villa Maria, diviene una dependance della Palazzina Reale.
Anche l’antico Casino della Sacra Famiglia, casa di villeggiatura posta al confine sud occidentale della tenuta, successivamente denominato Villa San Filippo Martire viene utilizzato e diventa nel 1925 Villa Polissena, la residenza della principessa Mafalda e di Filippo d’Assia Kassel. Il piccolo casino è ampliato notevolmente e dotato di uno spettacolare giardino realizzato su progetto dello sposo.
Sempre su progetto di Filippo d’Assia, anche la Palazzina Reale si abbellisce di un nuovo giardino spettacolare, progettato su modello dei giardini rinascimentali italiani, costruito intorno al 1936, addossato al lato sinistro dell’edificio, in connessione con lo studio privato della regina. Vi si accede da un atrio a colonne, una loggia che si affaccia su un sistema di scalee diradanti, terminante in uno spazio quadrato delimitato da pergolati con colonne in muratura.
Una radicale trasformazione degli ambienti interni della Palazzina Reale è realizzata a partire dai 1935 con la direzione di Giuseppe Visconti di Modrone, duca di Grazzano (vedi Villa Visconti). Al livello del terrazzo le due torri sono unite da un padiglione che ospita l’appartamento della regina, chiamato “il Paradiso”, che comprende anche una camera oscura per lo sviluppo e ingrandimento delle foto, uno dei suoi hobby preferiti. Al primo piano, vicino alla biblioteca, è sistemato l’appartamento del re, arredato con mobili di fine Ottocento in stile Bordighera, mentre il cortile interno viene talvolta utilizzato per rappresentazioni teatrali. Una descrizione di tutti gli ambienti e del loro uso è raccontata dal nipote del re Enrico d’Assia Kassel nel suo libro “Il lampadario di cristallo”, una piacevole e commovente memoria dei luoghi della sua infanzia scritto nel 1991.
La vegetazione del parco è arricchita di essenze rare e numerose varietà di palme. Nei pressi delle Scuderie Reali sono costruite serre destinate alla coltivazione dei fiori e qui è introdotta quella delle fragole. Sul colle della Vigna Vecchia tra il 1930 e il 1940, è impiantata una pineta destinata alla produzione dei pinoli al posto della vecchia vigna Pallavicini, mentre numerosi pini sostituirono i vigneti sul colle in prossimità di Villa Polissena, Nell’area di Monte Antenne che degrada versa l’Acqua Acetosa, è realizzato un vasto intervento boschivo denominato “Bosco della Regina Elena” e al suo interno è creata una riserva di caccia con sentieri ancora oggi presenti.
Nel 1943, sul lato nord della Palazzina Reale, avviene l’Arresto di Mussolini. Pochi mesi dopo, all’alba del 9 settembre 1943, i Savoia fuggono da Roma alla volta di Brindisi.
La Storia di Villa Ada Savoia continua con Villa Ada dal 1946 ad oggi.
Pagine al livello inferiore:
Festa campestre a Villa Savoia
Regina Elena
Carabiniere del Re
8 settembre 1943
Approfondimento
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Pagine allo stesso livello:
- Giuseppe Telfener
- Storia del parco di Villa Ada
- Testo del GAR
- Villa Ada da metà Settecento al 1869
- Villa Ada dal 1870 al 1899
- Villa Ada dal 1946 a oggi
- Villa Ada dalla preistoria a metà Settecento
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