Villa Giulia, nonostante una iscrizione sul casino nobile della villa che afferma che “giammai quel sito avrebbe dovuto uscire dalla casa del Monte”, fa sollevare dopo la morte di papa Giulio III una tempesta contro gli abusi suoi e dei suoi parenti (vedi Storia di Villa Giulia).
Papa Pio IV assegna ai Borromeo tutta la parte prospiciente la Flaminia (intorno all’edificio oggi noto come Palazzo Borromeo), a Cosimo I duca di Firenze la proprietà della ex villa del cardinale Poggi (oggi villa Balestra) e ai frati di i terreni della Vigna Bassa adiacenti la chiesetta di Sant’Andrea, da Papa Pio IV elevata a parrocchia (oggi il piano tra via Flaminia e il Monte Parioli oggi con i Giardini delle Belle Arti e percorso da viale Tiziano).
Tutto il resto della villa, compreso il casino nobile, rimane di proprietà della Camera Apostolica che destina Villa Giulia a “guest house” del Vaticano, luogo di soggiorno temporaneo di principi, cardinali che venivano in Roma a prendere il cappello e ambasciatori stranieri.
La villa viene svuotata delle sue opere d’arte che sono trasportate in Vaticano, lasciate ai nuovi proprietari o disperse, tanto che Rodolfo Lanciani dice che nel 1564 “già si erano fatti 160 viaggi per portar via statue ed altro”. Appartenevano alla villa, per esempio, il magnifico cratere marmoreo con le dodici divinità maggiori ora nei Musei Capitolini, donato da Cosimo I de Medici (1519-1574), la vasca di porfido custodita oggi nella Sala della Rotonda al Museo Pio Clementino del Vaticano, ove fu portato per ordine di papa Clemente XI, e che stava con altre antichità nella Vigna di Porto.
Tra molti che soggiornano qui citiamo i primi ambasciatori dell’impero del Sol Levante, partiti da Nagasaki nel 1582, e Cristina di Svezia nel 1655 in arrivo nel suo esilio romano (come testimonia la grande lapide all’interno di porta del Popolo) dopo la sua conversione al cattolicesimo. Successivamente la villa con i terreni intorno è concessa in enfiteusi (cioè affittata).
A metà Settecento, in questa piazza fu organizzata una grande corrida per festeggiare la Madonna dell’Arco Oscuro, una specie di caccia di tori con palchi e arena. Giuseppe Tomassetti, autore di una monumentale storia della campagna romana ci racconta: “Altri spettatori avevano trovato posto sull’arco e sulle mura di villa Giulia e di villa Sinibaldi, mentre alle finestre del palazzo erano affacciati il cardinale Gentili, il conestabile, dame e cavalieri. Nell’arena improvvisata entrano tre tori, con cui giostrano con destrezza alcuni “cavalier spagnuoli” e “macellarj romani”. Ma non tutto andò liscio. “un toro incornò uno sbirro, che gli si era opposto mentre cercava di saltare lo steccato, ed un palchetto cadde provocando feriti e contusi.”
La villa fu molto danneggiata, nella metà del Seicento durante la cosiddetta “guerra di Napoli”, in cui Francia e Spagna si contesero il possesso di Milano e Napoli. La villa infatti fu utilizzata come alloggio e ospedale delle truppe di passaggio da Roma.
A fine Settecento, papa Clemente XIV torna ad incamerare la proprietà e ordina il restauri del palazzo che furono terminati nel 1778, sotto papa Pio VI, come attesta l’iscrizione nel piazzale interno. Altri restauri vi fece fare papa Leone XII, che vi pose la scuola di botanica e veterinaria, poi incorporata nell’Università La Sapienza. Servì quindi come deposito dei libri della Stamperia Camerale.
L’edificio fu sequestrato insieme agli altri beni ecclesiastici dal governo italiano nel 1870 e trasformato in deposito del genio militare. Grazie all’opera tenace di Felice Bernabei, creatore del Museo Nazionale Romano nelle Terme di Diocleziano, si arrivò all’istituzione del Museo Nazionale Etrusco, furono costruite le due edifici laterali e nel 1889 la villa fu restaurata e assegnata come sede al nuovo museo.
Tutto il parco dietro la villa fino al vicolo delle tre Madonne, al di la del quale c’è Villa Borghese, è ormai scorporato dalla villa acquistato dai Cartoni, famiglia del generone romano, ed è nota come vigna Cartoni il cui casino nobile è Villa Tre Madonne sull’attuale via Antonio De Notaris.
Nel 1909 Vigna Cartoni è espropriata, per realizzare il Palazzo delle Esposizioni, oggi Galleria Nazionale d’Arte Moderna, i giardini di Valle Giulia, la British School of Rome e i padiglioni dei diversi paesi partecipanti all’Esposizione Universale del 1911. Nasce Ponte Risorgimento e per realizzare viale delle Belle Arti viene effettuato il grande sbancamento che vediamo a sinistra di Villa Giulia.
Negli anni trenta sono aggiunte due ali esterne per ospitare le collezioni e i servizi del museo. Nel cortile destro così ottenuto è stata costruita la riproduzione di un tempio etrusco.
Villa Giulia insieme con Villa Poniatowski, oggi è sede del Museo Nazionale Etrusco e della Sovrintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale. Qui, ogni anno dal 1947, lo splendido Ninfeo di Villa Giulia si accende di luci e ospita la serata finale del premio letterario “Strega”, uno dei momenti di maggior mondanità e importanza, della letteratura contemporanea italiana.
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Bibliografia essenziale: La storia dei Parioli. Typimedia Editore. pag. 95 - 97