Passaggio a livello di Vigna Mangani

Anche se oggi è impossibile addirittura il solo pensarlo, fino a tutto il 1989 percorrendo la Tangenziale Est venendo da San Giovanni – Verano, superato  superato l’incrocio con ponte Lanciani, le due corsie per senso di marcia si riducevano a una e, arrivati all’altezza della Batteria Nomentana, questa unica corsia virava bruscamente a sinistra in direzione via Nomentana. Davanti, il nulla, solo campi, né coltivati né edificati.  In pratica, all’Olimpico non ci potevate arrivare, poiché la strada non esisteva!  

I più nostalgici tra noi, e voi, in quel punto ricorderanno sicuramente che in basso a destra di quella incredibile curva a 90° a sinistra della strada, c’era il  passaggio a livello della Batteria Nomentana (oggi non solo inesistente, ma del tutto impossibile anche solo da immaginare dove potesse essere collocato) che divideva lo spicchio più a nord del quartiere Nomentano dal borghetto di Vigna Mangani nel quartiere Pietralata.

Questo pittoresco passaggio a livello, visibile nella foto del gennaio 1978, si trovava sulla tratta ferroviaria delle linee Roma-Firenze e Roma-Orte (la attuale FR1 Orte-Fiumicino), e negli anni Settanta era utilizzato da camionisti e tassisti come scorciatoia, i quali, suonando il clacson al casellante, si facevano da questi, se non c’erano treni in arrivo, aprire le sbarre; nonché dalla gente di quello spicchio del quartiere Nomentano per andare dal negozio di alimentari di Vigna Mangani.

Ma con il progressivo aumento del numero e della frequenza dei treni transitanti, il passaggio era quasi sempre chiuso e, nel 1984, le sbarre rimasero definitivamente chiuse. Questo di Pietralata è stato uno degli ultimi passaggi a livello funzionanti nel territorio comunale di Roma: gli sopravvissero l’impianto di via di Torrevecchia, fino al 1995, e quello di via Valle Ricca (in zona Marcigliana), fino al 2006.

In questo punto, ma qui torneremmo indietro di 100 anni esatti, vi era anche il tracciato della diramazione ferroviaria che, negli anni Venti, venne utilizzata per la costruzione del Quartiere Città Giardino di Roma: la linea si staccava dalla Roma-Orte e, dopo aver valicato l’Aniene con un ponte (proprio dove sorge, dal 1980, l’attuale condotta), arrivava fino a Viale Gottardo, all’altezza di via Monte Selva; il fascio di binari era all’altezza dell’ex Poligrafico dello Stato, dove inizia via Monte Nevoso.

Al di là del passaggio a livello, e pertanto nelle quattro strade che costituiscono tutt’ora il borghetto di Vigna Mangani, vi era e vi è la nota pizzeria “Il Gallo Rosso”, che è stato sempre lì dai tempi della sua istituzione. Quanti di voi sanno che in tempi più remoti si chiamava “Hostaria del pesce vivo”? Questo nome perché ivi veniva cucinato il pesce appena pescato dal fiume Aniene, che si trova proprio all’entrata di Vigna Mangani da via di Pietralata, e solo a partire dai primissimi anni ‘80 prese il nome attuale di “Gallo Rosso”.

Venendo a tempi più recenti, questo passaggio a livello era negli anni 1987, 1988 e 1989 il mio punto di ritrovo preferito pomeridiano. A 16 anni, sul mio Piaggio SI’ rosso sbiadito a punterie, dopo la pennichella del primo pomeriggio, in luogo dello svolgimento dei compiti a casa di trigonometria, mi recavo proprio a Vigna Mangani con gli amici di scuola per incontrarci con i teppisti di Pietralata contro i quali giocavamo a calcetto in 4 contro 4 proprio nell’area asfaltata interna alle due sbarre del passaggio a livello, quindi materialmente proprio sui binari dove passavano le allora due linee della Roma-Firenze e della Roma Orte, dato che le sbarre erano sempre abbassate e non vi era traffico veicolare a disturbare la giusta partita di pallone.

Le due porte erano convenzionalmente delimitate dallo spazio a terra più ampio tra le due linee ferroviarie, dove l’asfalto lasciava spazio ai tipici sassi della massicciata ferroviaria, al limitar del quale venivano collocati delle pietre a funger da palo che non dessero fastidio ai treni in transito, e il campo era rappresentato dalla sede ferroviaria asfaltata interna alle sbarre del passaggio a livello.

In altre parole, si giocava parallelamente alla linea ferroviaria: questa scelta, in luogo di quella apparentemente più scontata di usare come porte le stesse sbarre del passaggio a livello e di giocare quindi trasversalmente ai binari scaturiva per non ovviare alle basilari regole di sicurezza: in questo modo quattro giuocatori davano le spalle a “sud” (direzione stazione Tiburtina) e gli altri quattro a “nord” (direzione stazione Nomentana), in modo che da qualunque delle due parti fosse sbucato un treno, almeno quattro giocatori (in pratica, una delle due squadre) avrebbero gridato: “TRENOOooo” e tutti e otto si sarebbero potuti prontamente buttar al lato dei binari.

Agli amici lettori più conservatori e timorosi che ora, forse, stanno pensando “anvedi questi”, ricordiamo che all’epoca, proprio perché tutti i treni iniziavano da lì il rallentamento di entrata in stazione, anche i diretti e gli intercity in quel punto rallentavano notevolmente rendendo di certo più agevole per i giocatori lo scansarsi all’ultimo istante utile. E per gli stessi abitanti del posto era una consuetudine attraversare frequentemente i binari.

Quando non era possibile giocare a calcetto, per la mancanza di tutte le otto persone, io e i miei compagni di classe prediligevamo collocare qualche moneta da 50 lire sul binario più vicino alla sbarra del passaggio a livello, poi ci sedevamo per terra accanto a quest’ultima e, durante il transito del treno, ci divertivamo ad evitare le monete che, sparate all’impazzata, in una sorta di alternativo tiro al piattello, sibilavano da tutte le parti; raramente accadeva che qualche moneta non venisse sparata a lato e che invece rimanesse sul binario, decisamente schiacciata: spiattellata e più sottile, con le scritte in rilievo illeggibili.

Fonte:  La Romana Toponomastica www.facebook.com/624865037559022/photos/a.641436772568515/641436799235179/?type=3&theater

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