casa Molle

Casa Molle è un appartamento nella palazzina in fondo a via Magalotti, al civico … , ben visibile dai tavolini del Cigno in viale dei Parioli.

Quando, in uno in tanti appartamenti della strada non contrassegnato da alcun segno particolare, la signora Simeoni Molle chiude la porta dell’ ingresso alle nostre spalle, resto per un momento disorientata e, insieme, incantata. Nel luogo dove mi trovo l’espressione «il tempo si è fermato» ha un significato letterale: tutto è rimasto come nell’anno 1931, quando Vittorio Morpurgo aprì all’avvocato Molle la casa che, su suo incarico, l’architetto aveva trasformato, sistemando stanze, mobili, soprammobili, tendaggi, tappeti, pavimenti, luci, tutto insomma.

Morpurgo è stato ricordato dai giornali romani quando è stato deciso che la teca che aveva progettato per l’Ara Pacis doveva far posto alla nuova sistemazione, oggi completatao, dell’ architetto americano Richard Meier. Faceva parte di quella generazione di architetti degli anni Trenta che lavoravano a stretto contatto con i decoratori, i vetrai, i tappezzieri nel clima di mutamento estetico e del gusto che, oscillando tra tradizione e modernità, era nel cuore dell’establishment italiano più avanzato che dall’Italia autarchica del Ventennio guardava golosamente alle altre capitali europee. In altri termini, l’epoca dell’Art Déco italiana, i cui oggetti sono stati troppo frettolosamente accantonati nel dopoguerra, perché legati ad un periodo nero per l’Italia, e poi riemersi a caro prezzo e affannosamente ricercati nelle varie ondate revival degli ultimi decenni.

È proprio in occasione di questa esposizione, che uno dei curatori, Maria Paola Maino, è arrivato all’ appartamento Molle. Maino è da più di trent’anni una specie di Sherlock Holmes delle arti decorative e applicate della prima metà del secolo: indagini non facili attraverso una rete costruita pezzetto a pezzetto, stanando eredi ignari o riottosi degli artisti, degli artigiani e delle manifatture e piccole industrie, oppure collezionisti tenaci e bizzarri, o rovistando in botteghe, fiere, stabili in dismissione.

Anche per lei, però, la casa del vecchio avvocato nel cuore dei Parioli è stata una sorpresa, resa possibile da un insieme di circostanze fortuite e fortunate. L’avvocato Molle era un ligure, approdato a Roma da Oneglia agli inizi del secolo, uno studioso del diritto bancario che alla competenza nei codici alternava una curiosità viva e anticonformista per le novità. Nonché, dato essenziale, provvisto del dono di una straordinaria longevità: è morto a cento anni, alla metà degli anni Ottanta, lasciando la casa, realizzata e conservata con infinita cura, in eredità a una moglie più giovane di lui, scomparsa poi nel ’95 a novantasei anni.

Per amore dei genitori e per la fascinazione del luogo, e anche per fiducia nell’ energia che le cose rispettate e protette posseggono e emanano, l’unica erede della coppia, la figlia Mirella Simeoni Molle, non solo non ha voluto disfarsi dell’ appartamento e dei suoi preziosi arredi, ma ha cominciato dopo la morte della madre un faticoso e accuratissimo lavoro di restauro. Oggi nell’appartamento di via Magalotti tutto – persino il sottile odore diffuso dai materiali e il gioco delle luci – è esattamente come settanta anni fa.

Ogni particolare della casa è stato progettato seguendo il gusto eclettico e inventivo del Déco italiano di quegli anni, che traghettava la sinuosità preziosa del Liberty e l’euforia del Futurismo verso le linee più sobrie, geometriche e razionali delle arti applicate dell’Europa continentale. Morpurgo ha messo al lavoro una schiera di artisti-artigiani tra i più rinomati del momento: nei due salotti ovali, uno dominato dai toni del verde, l’altro del rosa, ci sono decorazioni parietali di Giulio Rosso, collaboratore abituale di Marcello Piacentini, e di Venturino Ventura, oggetti di Napoleone Martinuzzi e Venini, tendaggi della disegnatrice di stoffe Fides Testi, lumi originali in vetro di Pietro Chiesa.

I mobili li ha progettati lo stesso architetto con la passione quasi alchemica dell’ epoca per l’impasto dei materiali: marmi di differente natura, legni preziosi come il bois de rose, l’acero grigio e il castagno talvolta intrecciati a decorazioni in pasta di vetro di manifatture nordeuropee, poltrone in rafia e persino in pelle di serpente spesso sostenute dal tubolare metallico, freddo stigma della modernità trionfante e austera civetteria del momento, ma anche pannelli di rame e, nella stanza da pranzo, per terra un linoleum intarsiato che veniva suggerito all’alta borghesia come sostituto, e antidoto, ai preziosi e sorpassati tappeti di famiglia.

Ma più della perfezione dei suoi elementi è l’insieme di questa piccola Atlantide degli interni domestici, vero e proprio tesoro archeologico del passato prossimo, a sorprendere il visitatore, a raccontargli un’epoca e a impartirgli una lezione dal vivo sull’arte del conservare.  Un’arte, nell’Italia e nella Roma degli ultimi cinquant’anni, accanitamente sottovalutata.

Fonti: ” Corriere della Sera del 11 aprile 2004 http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/11/meraviglia_immobile_della_casa_Morpurgo_co_10_040411002.shtml da fare (vedi libro viale dei Parioli)

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Giulio Rosso

Giulio Rosso nel 1932 affresca gli ambienti di casa Molle, sintesi matura dell’architettura degli interni di Vittorio Morpurgo. Continue reading →

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