Villa Elvezia

Villa Elvezia, sede dell’Ambasciata della Svizzera in Italia, ha l’ingresso costituito da un grande cancello con pilastri in travertino in largo Elvezia 14.  A destra, sullo slargo, si affacciano gli uffici consolari.  Nel passato la proprietà era denominata Vigna Monticello poi Villa Fassini poi ancora Villa Pisa.

All’interno della villa, da visitare sono lo studio dell’ambasciatore e il salone principale, dal caldo tono rossastro del pavimento in cotto, dove si conserva la gemma della collezione dell’ambasciata, un affresco del Tiepolo.  Ma tutta l’ambasciata ha una ricca collezione di opere d’arte: dal «Trionfo di Bacco» di Luca Giordano alle belle nature morte opere di Margherita Caffi, al bassorilievo «Danze di satiri e ninfe» di Alceo Dossena, alle moderne sculture in giardino di Max Weiss e André Ramseyer.

Attualmente il giardino della villa ha l’ingresso in via Barnaba Oriani 63 e si estende da largo Elvezia a via Paolo Frisi, ma non si affaccia dietro su via Francesco Denza lungo la quale dove sono state costruiti altri villini.  Su via Barnaba Oriani ci sono anche le scuderie della villa, poi autorimesse, oggi trasformate in ambienti dell’ambasciata e ancora sovrastati da un serbatoio che ricorda l’origine campestre di tutto l’edificio.

Siamo sul Monticello, la piccola altura dei Parioli tra viale dei Parioli e piazza Euclide, anticamente chiamato “clivus cucumeris” e nelle antiche carte sulla sommità del colle vediamo l’Osteria del Monticello e, sul sito in cui sorge l’attuale villa, un antico casale rustico appartenuto all’abbazia di San Lorenzo fuori le Mura.

Nel 1924, con la realizzazione di via Barnaba Oriani, il casale è acquistato dal barone Alberto Fassini (Villa Fassini) e modificato su progetto di Carlo Busiri Vici (che, per conto del barone, aveva già ricostruito la fortezza San Gallo a Nettuno) e che, però, non fa in tempo a fare nulla perchè muore un anno dopo.

Intorno al 1928, la proprietà passa alla famiglia Pisa (villa Pisa) che costruisce, su progetto dell’arch. Filippo Cosimi, una palazzina destinata ad ospitare il personale di servizio (quella che oggi vediamo sulla piazza).  Pochi anni dopo il proprietario si suicida e gli eredi, con l’apertura di via Paolo Frisi, lottizzano la parte del giardino al di là della via e lungo via Denza.

La villa è infine acquistata dallo Stato Svizzero che in quegli anni cerca una sede prestigiosa per la sua ambasciata a Roma.

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Bibliografia essenziale: Ariane Varela Braga. Villa Monticello. De Luca Editori

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