Nell’isolato oggi compreso tra il lungotevere Arnaldo da Brescia, via Luisa di Savoia, via Maria Adelaide e via Maria Cristina, venne edificato nei primi anni del Novecento palazzo Corrodi. L’edificio presenta, su tutti e quattro i lati, prospetti dotati di ampie vetrate, funzionali a rendere luminosi gli spazi dei suoi tre piani, destinati ad accogliere, sin dalla loro costruzione, studi d’arte o mostre.
A seguito delle demolizioni dell’antico Campo Boario, il pittore Hermann David Salomon Corrodi (1844-1905) acquistò dal Comune di Roma un appezzamento di terreno, nel quale intendeva costruire il suo nuovo palazzo. Il pittore affidò, non a caso, la progettazione della sua casa studio all’ingegnere Gualtiero Aureli, che nel 1891 aveva firmato la serie dei materiali da recuperare dai due edifici distrutti. L’ingegnere era il Presidente della prima loggia italiana della Società Teosofica, fondata a Roma il 22 gennaio 1897, e Corrodi, probabilmente, condivideva con lui l’interesse per la fratellanza teosofica tra gli uomini, una dottrina diffusa a Roma a partire da fine Ottocento.
Il soggetto raffigurato nel grande bassorilievo sul prospetto di via Maria Cristina, identificabile con il mito di Orfeo e Euridice, riconduce ai temine alle iconografie teosofiche. Alla mitica figura di Orfeo, infatti, si attribuisce la nascita del concetto secondo il quale qualcosa nella vita terrena di un uomo è destinato a sopravvivergli oltre alla morte, in particolare la figura dell’artista è destinata a perdurare attraverso l’immortalità della sua arte. Anche la predilezione di Corrodi per soggetti pittorici legati all’Egitto e all’Oriente è indizio di una simpatia per questa corrente di pensiero.
Alla morte dell’artista, avvenuta nei primi mesi del 1905, il sindaco chiede la demolizione di una superficie di 6,34 metri quadri del palazzo, ritenuta abusiva. I documenti purtroppo non aiutano a ricostruire la vicenda, ma il ricorso presentato dalla vedova del pittore contro questa ordinanza dovette essere accolto se il palazzo è ancora oggi integro sotto i nostri occhi.
La vocazione dell’edificio proseguì nei decenni successivi, ospitando vari artisti quali Giulio Aristide Sartorio, Enrico Coleman e Onorato Carlandi.
Nel 1915 Carlo Alberto Camillo Salustri (1871-1950), più noto come Trilussa, decise di trasferire la sua residenza nel palazzo, giungendo a dichiararsi pittore pur di averne diritto. Alla morte del poeta, avvenuta il 21 dicembre 1950, il Comune di Roma acquisisce le raccolte, il mobilio e gli arredi del suo studio e lo fa ricostruire fedelmente in una delle sale del Museo di Roma in Trastevere, dove oggi è possibile vederlo.
Nel 1924, il palazzo ospitò la neonata URI (Unione Radiofonica Italiana) e dalle sue sale, alle ore 21 del 6 ottobre di quell’anno, venne annunciata e trasmessa la prima trasmissione radiofonica italiana, come ricordato da una lapide posta sul palazzo lungo via Maria Cristina.
Agli inizi degli anni Trenta, l’edificio, ristrutturato dall’architetto Andrea Busiri Vici jr (1903-1989) e diventa la sede italiana della Metro Goldwyn Mayer Films e successivamente, della prima società italiana di doppiaggio, la Fono Roma.
AI periodo tra il 1988 e il 1992 risale l’ultimo intervento di ristrutturazione da opera dell’architetto Paolo Portoghesi: fu demolito l’appartamento di Trilussa e realizzata un’ampia sala convegni e un’avvolgente scala elicoidale sospesa, illuminata da splendide vetrate colorate.
Il palazzo è oggi sede della Cassa di Previdenza dei Geometri.
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- Alceo Dossena
- Hermann Corrodi
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- Scala a chiocciola di Palazzo Corrodi
- Targa della nascita della Radio Italiana
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Nei dintorni (per vedere i Punti di Interesse in zona clicca su MAPPA): MAPPA della Zona Flaminio 1 (da Porta del Popolo a Belle Arti, tra il Tevere e Villa Strohl Fern)
Bibliografia: ...
- ASG, Titolario post-unitario, Titolo 48. Strade urbane e fogne, busta 299, fascicolo 26;
- Ripartizione V, LL.PP, Direzione, busta 35, fascicolo 29;
- Commissione Edilizia. Verbali della Commissione, vol. 33, p. 37.
- S. Magnani, S.V. Corrodi Hermann, in Dizionario Biografico degli Italiani, n. 29, 1983, Pp.
533-534; - A. Canevari, G. Fusconi, Pittori minori del secondo Ottocento: il paesaggista italo-svizzero Herman Corrodi (1844-1905), in BA, 73, maggio-giugno 1992, pp. 43-68