Col Ponte Nomentano l’antica via Nomentana supera l’Aniene che, provenendo da Mentana e Monte Rotondo, si appresta a congiungersi con il Tevere sotto Monte Antenne (vedi pagina “Confluenza dei due fiumi“). Siamo nel Municipio III di Roma, a due passi da Ponte Tazio, il ponte realizzato nel 1922 con cui la moderna via Nomentana arriva al quartiere Monte Sacro.
Uscendo da Roma sulla via Nomentana verso il quartiere di Monte Sacro, lasciato sulla sinistra il cosiddetto quartiere delle Valli, prima del superamento dell’Aniene su ponte Tazio verso il colle di Monte Sacro, sulla destra scende l’antico tracciato della via. Proseguendo nel verde per circa 100 m si arriva a Ponte Nomentano, che supera il fiume a monte del moderno ponte Tazio, in un punto in cui è un po’ più stretto.
Il ponte appare come una portentosa reliquia di un ponte-fortezza della fine del Medio Evo protetto da un castelletto con la merlatura ghibellina ma la sua origine è molto più antica.
In epoca romana Ponte Nomentano aveva due archi contigui di pari ampiezza, con una struttura simile a quella di Ponte Fabricio. Nella chiave di volta dell’arco di blocchi di travertino, una testa bovina e sormontata da una clava da una parte e una sola clava dall’altra suggerisce una datazione all’inizio del I secolo d.C. A tale epoca infatti risale il culto di Ercole venerato nelle località di attraversamento fluviale come protettore del commercio e del traffico. L’eliminazione del secondo arco è stata attribuita a Totila che durante la guerra Gotica distrusse i ponti vicino a Roma. Come Ponte Salario, anche Ponte Nomentano fu ripristinato da Narsete nel 552.
Il castelletto coronato di merli, composto da due torri collegate da due muri merlati si deve a papa Niccolò V, pontefice di metà quattrocento restauratore di numerosi edifici a difesa della città, come segnalano lo stemma sopra una targa con l’iscrizione N PAPA V sulle sue mura verso Roma (e che i Romani scherzosamente interpretano: Nessun PAPA Volemo). La torre sulla sponda destra, distrutta a metà del settecento, è stata sostituita con una costruzione più bassa, ricoperta di tegole.
In documenti di quegli anni il ponte è citato come “pons Lamentani, pons Casalis de Patiis e pons jutza casale de Pazzis versus Nomentanam”. A papa Sisto V, o a papa Innocenzo X la cui stemma è affisso sulla spalletta destra del lato verso Roma, è stato attribuito il rifacimento degli archetti laterali del ponte molto simili a quello sorretto da mensole rinascimentali nella latrina aggettante a monte del fortilizio.
Diversi sono stati i proprietari del ponte, autorizzati a chiedere e incassare il pedaggio. Dal 1205 citiamo San Lorenzo in Lucina, Andrea da Subiaco, Costantino di Sutri, il monastero di Sant’Agnese, il monastero di San Pietro in Vincoli, il cardinale Giuliano della Rovere.
Nel 1433, ponte Nomentano fu occupato da Fortebraccio che con le sue scorribande nei dintorni dell’Urbe costrinse Eugenio IV a rifugiarsi a Castel S. Angelo. Nel 1485 fu la volta di Paolo Orsini signore di Mentana che, in seguito alla falsa notizia della morte di Innocenzo VIII, prese il ponte. Venti giorni dopo il ponte fu attaccato da Roberto di Sanseverino che, dopo un aspro combattimento, riprese il ponte. Nel 1503 gli Orsini si ribellarono a papa Alessandro VI ed attaccarono il ponte prima di essere battuti dal duca Valentino.
Nel 1839, nei pressi del ponte, dopo aver risalito il Tevere dalla foce e un tratto di Aniene, attraccò il piroscafo Fortunato con i due obelischi destinati da Alessandro Torlonia alla sua villa Nomentana (l’attuale villa Torlonia). Nel 1849 i Francesi, nel tentativo di arrestare l’avanzata delle truppe garibaldine, distrussero una parte del ponte.
Due curiosità sull’utilizzo di ponte Nomentano nelle transumanze dei pastori abruzzesi: la prima è che il passaggio sul ponte era l’occasione per la “conta” del bestiame prima di arrivare a Roma dove sarebbe stato venduto. La seconda era che questo luogo era un punto di ritrovo di cacciatori e a ricordo resta, vicino all’Osteria, una curiosa fontanella abbeveratoio.
Dopo essere stato chiuso al traffico automobilistico per alcuni anni, il ponte fu sottoposto a restauro in occasione del Giubileo del 2000.
A conclusione, vi offriamo un sonetto di Valentino Banal, intitolato “Er Ponte Nomentano” e velato di rimpianto per il passato importante di questo tratto di campagna romana e per la sua trasformazione in periferia di Roma: “Scorenno sotto ar ponte de carriera /passa l’Aniene piccolo e selvaggio, / e cerca co’ quell’impeto marvaggio / de fà li danni intorno, e in che maniera! / Er pescatore co’ la canna spera / de chiude la giornata co’ vantaggio; / cià pe’ compagno sulla riva un faggio / e, accosto, er ponte co’ la massa nera. / Quì, ‘ndove er duca Borgia Valentino / vinse, l’Orsini e li mannò co’ Dio, / mò cianno fatto ‘na città giardino. / Addio campagne belle fossi e prati, / cacce alla volpe e pecorelle, addio … / ve se so’ preso er posto l’impiegati!”
Ponte Nomentano è citato a pag. 5 de “Il Piacere”, il romanzo di Gabriele D’Annunzio: “Il ponte era da presso, rossastro, nell’illuminazione del sole. Il fiume pareva immobile e metallico in tutta la lunghezza della sua sinuosità. I giunchi s’incurvavano su la riva, e le acque urtavano leggermente alcune pertiche infisse nella creta per reggere forse le lenze.”
Aggiungiamo infine che, a due passi dal ponte, c’è il cosiddetto “Monte Sacro”, un piccolo colle che da il nome a tutto il quartiere.
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Nei dintorni (per vedere i Punti di Interesse in zona, clicca su MAPPA): MAPPA della zona Nomentano 5 (da via Rodolfo Lanciani alla Batteria Nomentana)
Immagini in rete: https://www.romaierioggi.it/ponte-nomentano-molins-1867-ca/,
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