Fontana dell’Acqua Vergine

Su via Flaminia, all’angolo con via di Villa Giulia, addossata a Palazzo Borromeo c’è una grande fontana. E’ la Fontana dell’Acqua Vergine così chiamata perché alimentata dall’acquedotto dell’Acqua Vergine.

La Fontana è realizzata sul cantone della Vigna Bassa di papa Giulio III, nell’ambito dei lavori voluti per Villa Giulia per rendere monumentale l’accesso dalla via Flaminia e per accattivarsi la simpatia popolare. In molti testi dell’epoca, infatti, è indicata come fons viatoribus gratissimus legando il nome del papa all’approvvigionamento idrico di questa zona molto trafficata.

Papa Giulio III inoltre, fa realizzare una fontana di servizio sul cantone di fronte dall’altra parte di via di Villa Giulia, l’Abbeveratoio di papa Giulio, per cavalli, pecore e pastori.

La grande fontana è costruita tra il 1552 e il 1553 da Bartolomeo Ammannati, architetto e scultore fiorentino di cui il papa regolarmente si serviva, in peperino tratto dal Tempio di Serapide (sulle pendici occidentali del Colle Quirinale, nell’area attualmente occupata da Palazzo Colonna).

E’ una fontana a un solo piano coronata da sculture e obelischi, oggi dispersi. L’acqua zampillava da una testa di Apollo (di scavo) bellissima secondo i testimoni. Al centro una grande scritta: JULIUS III PONT.MAX. / PUBLICAE COMMODITATI / ANNO III. In basso la splendida vasca romana in granito, l’unica cosa che rimane oggi della costruzione originale insieme al peperino di rivestimento.

Il casino retrostante (oggi chiamato Palazzo Borromeo) allora non esisteva e non c’erano le due finestre superiori. Non esisteva Sant’Eugenio, il viale della Belle Arti e tanto meno viale Tiziano.

Alle sue spalle, la fontana aveva un ninfeo con un porticato del Sansovino esposto a settentrione per difendere gli ospiti dalla calura estiva, adornato con giochi d’acqua e peschiere per allevare pesci. Ed è questo è il motivo per cui questa fontana è a sinistra e non a destra dell’incrocio, in una posizione non ottimale per colpire l’attenzione del viaggiatore che arriva a Roma.

Il ninfeo si apriva su una grande proprietà del papa detta la Vigna Bassa: un grande giardino, coltivato a viti e alberi da frutto, che si estendeva lungo la via Flaminia da qui alle pendici del Monte Parioli, dove ora corre viale delle Belle Arti. In questa vigna i romani potevano entrare liberamente e raccogliere i frutti maturi, inaugurando un tradizione che si perpetuerà a Villa Borghese e in altre grandi ville romane. Ancor oggi a Roma “famo come alla vigna di papa Giulio” significa arraffare quello che si trova senza pagare niente.

Dopo pochi anni dalla sua costruzione, nel 1562, la fontana è modificata. Papa Pio IV avoca a se il terreno, realizza alle sue spalle, su progetto di Pirro Ligorio, il palazzo retrostante oggi chiamato Palazzo Borromeo, e lo assegna ai suoi amati nipoti il conte Federico Borromeo e suo fratello il cardinale Carlo Borromeo e firma l’edificio inserendo il suo nome in alto tra due angeli che alludono al suo nome di Battesimo. L’eccezione alla regola dell’architettura classica, l’ordine ionico sovrapposto al corinzio, è quindi giustificato da questa doppia fase di realizzazione.

Con la prematura morte di Federico e il trasferimento a Milano di Carlo, il palazzo è ceduto alla sorella Anna Borromeo che sposa Fabrizio Colonna, figlio di Marcantonio Colonna, per cui passa a questa potente famiglia romana. Figlio di Anna è Filippo Colonna, Duca di Paliano e Gran Connestabile del magnifico Regno di Napoli, che imprime la sua firma sulla fontana: PHILIPPUS COLUMNA – PALIANI DUX – MAG NEAPOL REGNI COMESTABILIS, toglie la testa di Apollo sostituendola con la testa che vediamo ancor oggi e inserisce le armi dei Colonna e le bandiere, ricordo della battaglia di Lepanto. Una lapide dei Colonna simile a questa era nel rione Trevi, dove adesso passa via IV Novembre, non distante da palazzo Colonna a Santi Apostoli, e da questa lapide nasce il nome di Magnanapoli che ancora identifica questa zona.

Nella lapide in alto infine il nome di Pio IV viene sostituito con quello del cardinale Borromeo, CAROLVS CARD BORROMEVS, che in quegli anni stava per essere proclamato santo, mentre lo stemma Medici, concesso da Lorenzo il Magnifico a Pio IV, sopravvive.

Da allora la fontana segue le vicende di Palazzo Borromeo, oggi Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, e nell’anno giubilare 1750, papa Benedetto XIV Lambertini la fa restaurare con tutto l’Acquedotto Vergine costringendo i Colonna a ripristinare l’acqua nella fontana, concedendogli in cambio due once di acqua dal “castello di trevi per il loro palazzo a Santi Apostoli, come testimoniato dalla lapide in alto (BENEDICTO XIV PONT MAX QUOD AQUA VIRGINE E COLUMNENSIUM SUBURBANO AD PROXIMAM VIAM DERIVATA INTERMISSUM EIUS USUM RESTITUERIT ET PRO RIVULO AD PUBLICAM COMMODITATEM DEDUCTO ACUAE UNCIAS DUAS PERDUCENDAS EX CASTELLO APUD TRIVIUM IN URBANA COLUMNENSES AEDES AMPLIORI BENEFICIO CONCESSERIT FABRITIUS COLUMNA PRINCIPI MUNIFICENTISSIMO P PETRO PETRONIO C A C ACQUIS PRAEFECTO ANNO IUBIL MDCCL) in cui il Prefetto delle Acque, illustra la provenienza dell’Acqua Vergine e magnifica il principe Fabrizio Colonna.

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Via Flaminia 2a parte: da piazza della Marina a Belle Arti

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Immagini esterne:

  • Fontana dell'Acqua Vergine. Affresco a Villa Giulia,
  • Fontana dell'Acqua Vergine. Disegno. 1911
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Bibliografia essenziale:

  • "La storia dei Parioli", Typimedia Editore. pag. 82-86
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