Vigna di Porto

Vigna di Porto era tra via Flaminia e il Tevere in corrispondenza di Villa Giulia.

Sulla via Flaminia, sul lato sinistro di fronte all’incrocio con via di Villa Giulia, ci sono due palazzi degli anni ’30 del Novecento, separati da un vecchio muro: a sinistra, al civico 181, il palazzo dove l’Azienda Romana per l’Elettricità, poi ACEA, ha avuto la sede per decenni (prima che si trasferisse alla Stazione Ostiense), a destra, fino all’incrocio con viale delle Belle Arti, quello realizzato dall’ingegnere Giulio Gra, una rappresentazione moderna del palazzo cinquecentesco romano.

Ma se foste capitati qui negli  anni Venti, avreste trovato una via Flaminia molto più stretta e un grande portale bugnato, con la scritta FABIANUS DEL MONTE. La stessa scritta era ripetuta poi sulle finestre della casa vicino, allineata a destra lungo la via. Era il casino della Vigna di Porto, decorato con affreschi di Pellegrino Tibaldi (1527-1596), il pittore di Palazzo Poggi a Bologna e, grazie alla conoscenza e appoggio di Carlo Borromeo, di tante chiese lombarde. Nell’Ottocento in queste vecchie mura a piano terra, aveva aperto una osteria, la cui insegna recita “da papa Giulio”. Tutto poi è demolito senza pietà per l’allargamento della Flaminia e l’unica cosa che ci è rimasta è un vecchio muro di confine tra i due palazzi moderni.

Per capire a cosa servisse inizialmente quel grande portale dobbiamo tornare indietro a metà del Cinquecento. Papa Giulio III, realizzando la sua dimora estiva, non solo verifica personalmente tutti i progetti ma in cantiere vuole entrare in tutte le principali decisioni, costringendo spesso architetti e maestranze a rifare opere già concluse. Il Vasari si lamenta che al Papa con l’avanzare dei lavori venissero in mente sempre nuovi “capricci” e sulla cortina in laterizio della facciata della villa è facile vedere alcuni “ripensamenti”, forse imposti dal papa. Questa presenza nel cantiere, come pure l’assidua frequentazione del papa in questa villa una volta terminata, era resa possibile da una via di trasporto particolarmente rapida nella Roma cinquecentesca che non brillava certo per strade dritte e ben tenute: il fiume. Terminate le sue incombenze al Vaticano, infatti, il papa scendeva sul Tevere e con una barca a remi raggiungeva rapidamente un imbarcadero che era qui sotto: il cosiddetto Porto Nuovo. Sbarcava nella sua vigna detta Vigna di Porto e attraverso un pontile e un pergolato in legno coperta da piante di viti, arrivava fino a qui, dove usciva da quel portale bugnato di cui abbiamo parlato, per poi attraversare via Flaminia ed imboccare la via davanti a noi. Spesso lo stesso percorso in senso inverso veniva fatto a notte inoltrata.

Alla sua morte, il papa lascia tutte queste vaste proprietà ai suoi parenti ma il suo successore papa Paolo IV Carafa confisca tutti i beni degli eredi Del Monte con la motivazione che la loro costruzione fosse stata finanziata con i denari della Camera Apostolica. Ma il Carafa non è affatto interessato a utilizzare Villa Giulia che invece piace molto al suo successore papa Pio IV Medici che, pur di disporne a suo piacere, trova un accordo col nipote di Giulio III, Fabiano Del Monte, concedendogli un sostanzioso vitalizio e la Vigna di Porto, cioè i terreni dall’altra parte di via Flaminia fino al fiume. Questa grande vigna sarà suddivisa e concessa in enfiteusi. Qui, approssimativamente dove ora c’è il Palazzo Marina, sorgerà la bellissima Villa Sannesi. Qui davanti si ricorda Villa Cini. Nel 1849 i garibaldini, in ritirata al termine dell’avventura della Repubblica Romana, danneggiano Porto Nuovo per evitare che lo utilizzassero i francesi (come fecero anche saltare un arcata di Ponte Milvio). A fine secolo con la costruzione dei muraglioni, Villa Cini, perde il bellissimo giardino che scendeva fino al fiume e cade in rovina. Il terreno è acquistato da Candido Valli per l’estrazione dell’argilla e poi dalla Societa’ Anglo Romana della Illuminazione a Gasche vi costruisce i suoi impianti. Da qui dopo la prima guerra mondiale, grazie al gas prodotto, partivano delle mongolfiere per gli ardimentosi che volevano provare l’ebbrezza del volo che di solito, spinto dal ponentino, aveva termine in Sabina.

Porto Nuovo, costruito nel 1552, scompare definitivamente sotto l’ennesima piena del Tevere nel 1848

Pagine al livello inferiore:

Pagina al livello superiore:

Via Flaminia 2: da piazza della Marina a Belle Arti

Pagine allo stesso livello:

Altre pagine correlate:

Nei dintorni (clicca su MAPPA per vedere i Punti di Interesse vicini):

  • Palazzo Borromeo,
  • Fontana dell'Acqua Vergine,
  • Fontana delle Conche,

In rete:

CONDIVIDI QUESTA PAGINA:

I commenti sono chiusi.