Nel 2018 all’Ara Pacis c’è stata una mostra in cui Andrea Jemolo ha raccontato con le sue fotografie le Mura di Roma.
Qui presentiamo quelle scattate nel territorio del Municipio II seguendo un percorso orario da via Tiburtina a Porta del Popolo. Le mura di una città costituiscono una preziosa testimonianza della sua storia. In particolare le Mura Aureliane, variamente restaurate nel corso dei secoli, sono ancora oggi uno dei più imponenti monumenti di Roma e costituiscono la più estesa e meglio conservata fortificazione del mondo classico.
La realizzazione di strutture difensive è legata alla storia di Roma fin dalle sue origini. Le fonti antiche ricordano infatti in varie occasioni l’esistenza di mura intorno alla città, a cominciare dal muro di Romolo, il cui percorso intorno al Palatino era stato definito dal famoso solco, e dai successivi ampliamenti realizzati già in età regia, soprattutto con Servio Tullio.
Tito Livio narra poi che nel 378 a.C., a seguito dell’occupazione gallica del 390 a.C., un nuovo muro venne costruito a protezione della città, realizzato saxo quadrato (cioè in blocchi squadrati). Queste mura di IV secolo (di cui si conservano vari tratti nella città moderna, comunemente definiti Mura Serviane) erano lunghe in totale 11 km e comprendevano una superficie di 426 ettari, la più ampia fra quelle della stessa epoca conservate in Italia.
Nel III sec. d.C., di fronte alla minaccia di invasioni delle popolazioni barbare provenienti dal nord Europa, anche se ancora lontane da Roma, l’imperatore Aureliano (270-275 d.C.) decide di promuovere la costruzione di una nuova più ampia cinta di fortificazioni, che sostituisca le vecchie mura repubblicane ormai fuori uso, sommerse e sorpassate dalla grande espansione della città imperiale.
Lungo il tracciato della fortificazione, che si sviluppava per circa 19 km, sono realizzate porte in corrispondenza degli assi stradali preesistenti. Nella scelta del percorso da seguire si tiene conto di fattori topografici e strategici, in considerazione della morfologia dei luoghi e della presenza di edifici più antichi. Quando un edificio, civile o militare, si trova lungo il suo percorso, gli architetti di Aureliano non lo smantellano né modificano la direzione progettata: più semplicemente utilizzano la struttura esistente.
Questa nuova cinta difensiva infatti ingloba molti edifici che si trovavano lungo il percorso, alcuni dei quali di grandi dimensioni quali i Castra Praetoria, le arcate dell’Acquedotto Claudio, l’Anfiteatro Castrense e la Piramide di Caio Cestio.Un esempio di tale modo di procedere lo abbiamo e al Muro Torto, dove le mura sono imprendibili in quanto sfruttano il muro di sostruzione degli Horti degli Acilii sul Pincio.
Le mura di Aureliano raggiungono un’altezza di circa 6,50 metri e uno spessore di 3,50 metri con un cammino di ronda scoperto alla sommità riparato da un muro con merli alti 0,60 metri, posti ogni 3 metri. Massicce torri quadrate, fornite di una camera coperta utilizzata per la postazione delle macchine belliche e di una terrazza scoperta raggiungibile per mezzo di scale, scandiscono il tracciato ogni 30 metri.
Tra il 401 e il 403 d.C. l’imperatore Onorio avvia un generale rifacimento delle mura. L’intera struttura difensiva è rinforzata, innalzando di un piano sia i camminamenti sia le torri. Il precedente cammino di ronda è trasformato in una galleria a volta, sopra la quale è creato un altro camminamento scoperto e protetto da un muro merlato.
Nelle torri è realizzata, al posto della terrazza della fase precedente, una seconda camera di manovra per le macchine belliche, coperta da un tetto a quattro falde. Ulteriori interventi sono realizzati nel corso del VI secolo, al tempo della guerra Greco Gotica. In questo periodo sono realizzate numerose latrine che offrivano i loro servizi alle truppe di stanza sulle mura.
Studio e scuola di ceramica di Francesco Randone: la Scuola di Arte Educatrice) (foto di Andrea Jemolo). Numerosi stemmi apposti sul circuito, che continuava a segnare fortemente il paesaggio di Roma, costituendone il limite difensivo e amministrativo, ricordano i vari e successivi restauri effettuati dai papi, che costruiscono anche nuovi tratti di mura a difesa del Vaticano.
Nel 1847 il Papa Pio IX con motu proprio le consegna all’amministrazione del Comune di Roma.
Dopo l’unità d’Italia e la proclamazione di Roma capitale nel 1870 le Mura continuarono a funzionare come cinta daziaria fino ai primi anni del Novecento.
Documentazione relativa alla mostra all’Ara Pacis:
– Intervento Claudio Parisi Presicce
Conversazione con Andrea Jemolo
Pagine al livello inferiore:
Pagina al livello superiore:
Mura Aureliane
Pagine allo stesso livello: