Nel 1824, sotto il pontificato di Leone XII, si decreta la costruzione di un pubblico Mattatoio. Il progetto è affidato all’architetto Giovanni Battista Martinetti, ispettore delle acque e strade, e membro del Consiglio d’Arte. L’area individuata per il nuovo impianto è una zona a nord della città, a ridosso delle Mura Aureliane, confinante ad ovest con il Tevere, a sud e a est con fienili e altri edifici. L’estensione totale dell’area è pari a 13.242 mq, di cui 3.650 mq coperti da fabbricati.
L’impianto del Mattatoio e del Mercato del bestiame era composto dagli uffici di verifica e controllo delle operazioni daziarie e da due macelli di cui uno nuovo e uno costruito adattando un vecchio fienile. Altri locali erano adibiti a stalle per la sosta del bestiame domito. Nel lato sud, verso il Tevere, viene previsto l’ingresso principale allo Stabilimento, con un piccolo ufficio di controllo sanitario. Nell’area scoperta, a ridosso delle mura di cinta erano collocati i rimessini di sosta del bestiame indomito, realizzati con colonne e barriere di legname, mangiatoie e abbeveratoi in muratura.
Nel 1859 sono progettati i bagni calorici e nel 1860 i nuovi fronti d’ingresso alla città.
Con questo progetto l’amministrazione pontificia avvia un sensibile miglioramento e controllo delle condizioni igieniche di Roma, anche se permane il problema relativo alla macellazione dei suini, degli ovini e del bestiame bufalino che seguitava a essere ucciso e confezionato all’interno dei macelli privati.
Il bestiame stazionava nell’area che oggi chiamiamo piazzale Flaminio in attesa che all’alba venisse aperta la porta del Popolo. Gli animali venivano poi condotti per le vie del centro fino ai palazzi nobiliari e alle botteghe, dove avveniva la macellazione.
Tale pratica, ovviamente, arrecava gravi disagi alla popolazione, sia per le possibili fughe di animali per le strade, sia per gli effluvi prodotti dalla macellazione casalinga e il proliferare di malattie causate dallo smaltimento dei resti animali gettati nel fiume.
Con l’aumento della popolazione e del traffico veicolare, questo uso non è più tollerabile, perciò si decide di costruire un pubblico macello nei pressi del nuovo Campo Boario.
All’inizio dell’Ottocento, è posto un termine a questa abitudine quando, per volere di papa Pio VII (1800-1823), il mercato bovino, detto Campo Boario, è trasferito al di fuori delle mura Aureliane, in un’area di circa 8500 mq situata presso porta del Popolo, tra l’odierna via Luisa di Savoia, il Tevere e via dell’Oca, dove oggi corre via Ferdinando di Savoia. Qui gli allevatori dell’agro romano portavano i loro animali, che erano raccolti in recinti e capannoni in attesa di essere venduti e macellati.
La progettazione di tale edificio è effettuata durante il periodo della dominazione francese, prendendo a modello gli analoghi edifici costruiti a Parigi fin dal 1807.
Tornato il dominio pontificio, le innovative idee napoleoniche sono riprese da papa Pio VII e concretizzate dal suo successore papa Leone XII (1823-1829) che, nel 1824, ordina la costruzione del mattatoio pubblico nei pressi di piazza del Popolo. La struttura, progettata dall’ingegnere pontificio Giovanni Battista Martinetti e ispirata a una precedente idea di Giuseppe Valadier, è affidato alla ditta bolognese Gaetano Ferrarini. Il complesso, collocato all’interno delle mura in prossimità del mercato bovino, occupa una superficie di circa 13.000 metri quadri ed entra in funzione nel 1825.
Il sistema Campo Boario – Mattatoio però, era prevalentemente dedicato ai capi bovini, mentre le altre tipologie di carni continuavano a essere macellate nelle botteghe all’interno della città. Nel 1868, pertanto, l’Amministrazione Comunale affida la progettazione dell’ampliamento del mattatoio all’architetto comunale Gioacchino Ersoch.
Successivamente sono costruiti tre nuovi edifici per le altre tipologie di carni (bufali, suini e ovini) ed è aggiunto uno speciale padiglione dedicato alla “cura dei bagni zoo-termici” a favore di pazienti che hanno arti lesionati per fratture o contusioni. L’intervento praticato consiste nell’immersione dell’arto lesionato in vasconi contenenti le interiora ancora calde degli animali appena macellati. Anche il Campo Boario continua a essere oggetto di interventi di ampliamento fino all’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento, estendendo la sua area verso il Tevere, dov’erano in origine ubicati i magazzini del porto della Legnara.
Alla fine del secolo, a seguito del Piano Regolatore del 1883 che prevedeva nella zona le demolizioni per la costruzione degli argini del Tevere e del ponte Regina Margherita, fu deciso lo spostamento dell’intera struttura nella zona di Testaccio. Pochi anni occorsero all’attuazione di tutto il progetto:
le demolizioni del complesso del Campo Marzio iniziarono nel maggio del 1888 e già il 29 novembre del 1891 fu inaugurato il nuovo Mattatoio di Testaccio. esempio).
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Nei dintorni (per vedere i Punti di Interesse in zona clicca su MAPPA): MAPPA della Zona Flaminio 1 (da Porta del Popolo a Belle Arti, tra il Tevere e Villa Strohl Fern)
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