Muraglioni del Tevere

Gli argini del Tevere, detti muraglioni, vengono costruiti nell’ultimo quarto dell’Ottocento, al fine di contenere le piene del fiume ed impedire le frequenti esondazioni. Con la costruzione dei muraglioni il tratto urbano il corso del Tevere viene regolarizzato, eliminando strozzature e curve morte e uniformando la larghezza del tracciato fluviale attorno ai 100 metri.

Il progetto dei muraglioni prevale nel Parlamento su diversi progetti alternativi, tra cui quello appoggiato da Garibaldi e realizzato in molte città  europee, basato sulla costruzione di un canale esterno all’abitato, per far defluire, le acque nei periodi di piena.

Il primo cantiere dal 1871-1905 realizza il progetto di Raffaele Canevari, Angelo Vescovali sulla riva destra da ponte Sublicio a ponte Margherita e riva sinistra da ponte Sublicio a Ponte Matteotti. In questa fase si opera al centro di Roma dove più critica è l’esigenza di spazio e l’argine è una parete di travertino praticamente verticale.  Lungo il corso dell’acqua inoltre vengono costruite due ampie banchine con la funzione di supporto e contrafforte dei muraglioni, al di sopra dei quali corrono i viali del lungotevere, tutti alberati con grandi platani ormai centenari le cui fronde si abbassano verso il fiume.  Nella seconda fase del progetto, utilizzata da Ponte Matteotti a Ponte Risorgimento e da Ponte Sublicio a Ponte Testaccio, l’argine è una parete di blocchi di tufo molto meno inclinata (circa 60°).

La realizzazione dei muraglioni, che nel tratto urbano si sviluppano per una lunghezza complessiva di otto chilometri, ha modificato in modo drastico il tessuto edilizio e l’impianto viario degli antichi rioni rivieraschi: Campo Marzio, Ponte, Regola, Sant’Angelo e Ripa sulla riva sinistra; Borgo e Trastevere sulla destra, distruggendo interi isolati che si affacciavano sul fiume. Con i lavori, vengono abbattute numerose abitazioni popolari che sorgevano sul greto del fiume, palazzi signorili, chiese, le Mura Aureliane prospicienti il Tevere da Porta del Popolo a Testaccio ed è¨ distrutto il porto di Ripetta, costruito nel 1704 da Alessandro Specchi. In realtà  parte del porto fu solo interrata e oggi è ancora sotto l’asfalto di lungotevere in Augusta.

Sulla sponda sinistra tra Ponte Risorgimento e Ponte Matteotti, in corrispondenza di Lungotevere delle Navi di fronte a Palazzo Marina, si è deciso di non fare nessun tipo di manutenzione sulle banchine e sul muraglione di tufi per favorire la flora autoctona e la fauna stanziale e di passaggio. Risultato della decisione di allora è che la banchina è ormai scomparsa tra arbusti e alberi ad alto fusto e anche il muraglione di tufo è colonizzato da numerose piante spontanee (dei grandi alberi di fico, per esempio, che ormai debordano sul marciapiede del lungotevere).

Lungotevere delle Navi è l’unico tra i viali lungo il Tevere senza platani e a fare ombra sono i pini.

La costruzione dei muraglioni del Tevere a fine Ottocento, non risolve però il problema nel nascente quartiere Flaminio nelle aree a nord di Roma, vicino a Ponte Milvio e Tor di Quinto. Nel 1937 per esempio, a monte di Ponte Milvio il fiume forma un enorme lago dal quale affiora appena, a monte di Castel Giubileo, la linea Roma Firenze.

La soluzione arriva solo nel 1940, con la conclusione di colossali lavori di sbancamento degli argini del fiume a valle di Roma e la realizzazione di un “drizzagno”, cioè il taglio di un ansa, che consente alle acque del fiume di defluire più rapidamente verso il mare. Da allora a Roma non ci sono state più esondazioni.

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