Piano terra di Palazzo Borromeo

Per visitare il piano terra di Palazzo Borromeo, lasciato il giardino, ci infiliamo nel grande atrio a destra che ci porta a una pesante tenda. Lì dietro c’è l’antico portale su via Flaminia oggi non più utilizzato (vedi Palazzo Borromeo. Esterni).

All’interno del muro lungo via Flaminia c’è una grande galleria d’ingresso che collega in direzione sud-nord il portico con il giardino prospiciente viale delle Belle Arti. Quando la residenza aveva ancora intorno il suo parco, questa galleria inquadrava la cappella privata del palazzo: Sant’Andrea sulla via Flaminia. Rivolgiamo lo sguardo all’androne da cui siamo entrati, obliquo rispetto alla facciata dell’edificio. Questo allineamento infatti consente di realizzare l’armonico portico esagonale qui affianco e di inquadrare perfettamente, sia da qui che dalla sala superiore, Villa Giulia, in fondo ad un lungo viale alberato che è esistito fino al 1910. La volta bassa è realizzata proprio per creare un effetto ottico e far sembrare più grande l’immagine in fondo, trasformando l’androne per coloro che entravano da via Flaminia in un grande cannocchiale, puntato su Villa Giulia. A destra il portico esagonale, oggi utilizzato per ricevimenti all’aperto. , caratterizzato da pilastri con capitelli corinzi e al centro una vera da pozzo. Questa è la parte più antica di tutto l’edificio. Il portico che abbiamo davanti è la trasformazione dell’antico ninfeo del Sansovino in cui le esili ed eleganti colonne, che reggevano solo la copertura, sono state sostituite con pilastri rivestiti in travertino in grado di sostenere il piano superiore. Il ninfeo, voluto da papa Giulio III a metà del Cinquecento dietro la monumentale Fontana dell’Acqua Vergine, era un porticato esposto a settentrione, per difendere il papa e i suoi ospiti dalla calura estiva, ornato con giochi d’acqua e una peschiera al centro. Entrando nella galleria verso nord,  a destra si aprono lo scalone per accedere al piano superiore e la cappella del palazzo, dedicata a San Carlo Borromeo, uno dei primi proprietari di questo palazzo che gli ha lasciato il suo nome. Sulle pareti della galleria, diverse lapidi ricordano le visite dei pontefici a questa sede diplomatica  e, in particolare, alla cappella. Questa galleria d’ingresso, l’antico salone al pian terreno, lo scalone molto dolce, la sala principale e le altre stanze al piano superiore di dimensioni non paragonabile a quelle dei palazzi nobiliari dentro le mura, ci fanno capire subito due cose. La prima è che siamo in una residenza suburbana, a pochi passi da piazza del Popolo ma sempre “fuori porta” e disagiata, per la vicinanza del fiume, dove i cavalli e le carrozze sono gli unici mezzi con cui spostarsi, La seconda è che siamo in una residenza estiva, con intorno un grande giardino (l’antica Vigna Bassa di papa Giulio) che solo nella stagione buona ospitava grandi feste all’aperto, che non coinvolgevano gli ambienti ai piano superiore, caratterizzati tutti da una dimensione decisamente più intima. Saliamo per l’ampia scala. E’ realizzata in modo molto semplice, con un pavimento in laterizio e travertino con una pendenza che consentiva al padrone di casa e a i suoi ospiti di arrivare a cavallo fino al primo piano (gli ascensori non erano stati ancora inventati).

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