Per visitare il primo piano di Palazzo Borromeo, saliamo la grande scala. Arrivati al primo piano, dopo un disimpegno con dei dipinti di personaggi della famiglia Savoia, ci troviamo nella sequenza di stanze sopra la galleria e prospicienti via Flaminia.
A destra (verso viale delle Belle Arti) ci sono tre stanze che una volta erano l’appartamento privato del signore. Oggi sono sale da pranzo e cucine utilizzate per ricevimenti. Non hanno pareti affrescate ma hanno un bel soffitto a cassettoni dipinto a mano. La prima stanza, quella d’angolo, ha un grande camino, un arazzo sulle Storie di Gedeone attribuito alla Manifattura di Bruxelles e uno splendido armadio ligneo rinascimentale a quattro ante acquistato dallo Stato Italiano da Ugo Jandolo, insieme ad altri mobili di pregio.
A sinistra si apre la sala della Loggia che si apre a destra sulla via Flaminia (vedi Palazzo Borromeo Esterni). La stanza è decorata in alto con un ciclo di affreschi che illustrano un racconto storico-mitologico di non facile interpretazione. Appoggiato al muro un grande stipo-monetiere dei Seicento toscano, in ebano, con decorazioni in bronzo e tartaruga, impreziosito da lastrine vitree decorate con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio.
Dalla parte opposta alla loggia si apre il salone dove ogni anno a Febbraio, nel corso del ricevimento che l’Italia offre, vengono formalmente rinnovati i Patti Lateranensi. Al ricevimento partecipano il Presidente della Repubblica, con rappresentanti del governo, il cardinale Segretario di Stato, con altre personalità della Santa Sede e l’intero corpo diplomatico vaticano, e l’aristocrazia romana. Col tempo, sono stati ammessi al ricevimento esponenti dei partiti, uomini di cultura e giornalisti. Questa ricorrenza fu voluta da Mussolini anche per ristabilire i rapporti del governo con l’aristocrazia “nera” che, fedele al papa, dal 20 settembre 1870 aveva chiuso i portoni dei suoi palazzi in segno di non approvazione.
Il salone e la vicina stanza della loggia su via Flaminia, sono completate quando il palazzo è in mano a Marcantonio Colonna, come è evidente dallo stemma di famiglia in alto agli angoli della fascia decorativa. In alcuni casi lo stemma Colonna è unito a quello bianco e celeste degli Orsini in onore alla moglie di Marcantonio. Intorno allo stemma c’è il Toson d’oro, onorificenza di altissimo livello concessa da Filippo II a Marcantonio Colonna. Nelle decorazioni di entrambe le stanze non c’è alcun richiamo alla famiglia della nuora Borromeo che aveva portato in dote il palazzo.
Dalla parte opposta a quella in cui siamo entrati, entriamo nel salotto rosso. E’ la prima delle tre stanze sull’angolo dell’edificio che si affacciano a destra sulla via Flaminia e a sinistra sul portico. Sono le stanze progettate per essere condivise tra i due fratelli Borromeo, di medie dimensioni, a testimonianza di una ricerca di momenti intimi. Sono state completate da papa Pio IV, come vediamo dal soffitto a padiglione decorato con lo stemma del papa con l’iscrizione PIUS IV MEDIOLANENSIS PONTIFEX MAXIMVS ANNO SALVTI MDLXIIII, l’anno della chiusura del primo cantiere del palazzo. Lo stemma del papa, incorniciato da grandi angeli, in omaggio al suo nome di battesimo Giovanni Angelo, è quello dei Medici di Firenze con cui i Medici di Milano non erano assolutamente imparentati. Lo stemma originario di Pio IV presentava una unica sfera (o bisante come si dice in araldica) raffigurante una pillola che richiamava il mestiere di cerusico dei suoi avi, ma Cosimo I Medici concede al cardinale Giovanni Angelo, ospite a Firenze per diversi anni, di modificarlo rendendolo simile al suo.
Dopo il salotto rosso c’è il salotto blu, sopra la fontana di Giulio III. L’intenzione del papa era che i due nipoti, aprendo le finestre di questa stanza comune, si ricordassero del papa-zio, avendo davanti, oltre il fiume e i prati di Castello, il Vaticano cinto dalle mura leonine (senza la cupola di San Pietro perché non era stata ancora innalzata).
Ancora avanti, il salotto del direttorio. Siamo ormai su via di Villa Giulia. Poi la biblioteca, oggi studio dell’Ambasciatore, da dove attraverso il passaggio coperto che chiude il portico, si accede ancora alla sala centrale. Siamo nella nuova ala del palazzo che ospita la residenza privata dell’Ambasciatore.
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