Sant’Andrea del Vignola

Sant’Andrea del Vignola o Sant’Andrea a via Flaminia è una piccola chiesa situata tra via consolare e viale Tiziano, in corrispondenza dell’incrocio con via Luigi Canina.  Il giardino in cui si trova la chiesa è stato realizzato nel Novecento da Raffaele De Vico dove si estendevano i giardini cinquecenteschi della Vigna Bassa di Villa Giulia e poi del parco del non lontano Palazzo Borromeo.


Oggi la chiesa è “all’ombra” di un un grande palazzo, unica traccia di uno dei primi interventi in Roma dell’Istituto Case Popolari, detto ICP Flaminio I. Ma non lasciatevi ingannare dalla piccolezza della chiesetta nei confronti dell’opprimente palazzo nè da come è stata incredibilmente maltrattata da scelte urbanistiche scellerate, attente alle sole esigenze del trasporto, privato o pubblico che sia: Sant’Andrea è un gioiello del più maturo Rinascimento.

L’edificio è un parallelepipedo in laterizio lasciato a vista su tre lati. Le sue fondamenta poggiano saldamente sulla base di un grande mausoleo romano. La facciata è di peperino con un portale fiancheggiato da lesene e sovrastato da un timpano triangolare. La chiesa, unica nel suo genere, presenta una volta impostata su una cornice interna ovale e la cupola è una semicalotta ovale. L’interno è costituito da un’aula rettangolare con un piccolo abside anch’esso rettangolare con affreschi del Sermoneta e di Pellegrino Tibaldi. Il progetto architettonico è di Jacopo Barozzi da Vignola.

Papa Giulio III la fa erigere verso il 1553 come una cappella privata, all’interno del complesso della sua villa suburbana (villa Giulia), per sciogliere un voto fatto in occasione della sua fuga dai Lanzichenecchi che avevano messo a sacco Roma nel 1927. Giovan Maria Cecchi del Monte di San Savino infatti, allora era un giovane prelato di curia dato in ostaggio da papa Clemente VII ai Lanzi con altri collaboratori in pegno di una forte somma di denaro fortemente voluta dagli invasori e promessa dal papa. Il problema è che il papa non aveva nessuna volontà  di pagare e i suoi funzionari dati in ostaggio erano probabilmente destinati a essere giustiziati. La fuga avviene il 30 novembre, proprio nel giorno dedicato all’apostolo Andrea.

Dal punto di vista architettonico, malgrado le sue minute dimensioni, la piccola chiesa rappresenta un’importante testimonianza della sintesi tra cultura umanistica, con le chiese a pianta centrale in cui i fedeli sono molto vicini all’officiante, e quella della Controriforma dalla seconda metà  del Cinquecento in poi, caratterizzata da edifici di culto a pianta longitudinale che allontanano i fedeli dai misteri sacri.  Inoltre le sue linee architettoniche richiamano i templi dedicati agli imperatori romani divinizzati, a partire dal Pantheon, come noto capostipite dei tempi dinastici voluti dagli imperatori romani, in cui è appunto presente una cupola ovale.

Il valore eccezionale di questo piccolo edificio è dovuto alla compresenza di un rigore architettonico “da trattato”, proprio del Vignola, con degli elementi di libertà  compositiva che sono propri della cultura manieristica dell’epoca. A conferma di ciò questa chiesetta è, tra il Settecento e l’Ottocento, un monumento preso in grande considerazione dagli architetti e teorici classicisti. Tenendo anche conto che l’edificio doveva risaltare molto di più di oggi un secolo fa, quando appariva isolato nella campagna lungo la via Flaminia, avendo come sfondo la rupe dei Monti Parioli.

La cupola e l’intera chiesa subisce degli interventi di parziale restauro negli anni 1826-1830 ai quali partecipa anche Giuseppe Valadier, architetto noto anche per la sistemazione di piazza del Popolo e della terrazza del Pincio. Ulteriori interventi sono realizzati nel Novecento sulla cupola, ripristinando il rivestimento esterno in piombo e “cocciopesto”, restituendole in tal modo l’originaria resa cromatica, e sul particolare pavimento policromo della chiesa.

Oggi la chiesa fa parte del territorio parrocchiale della Basilica della Santa Croce che l’ha affidata alla Comunità  Egiziana Copta di Roma che ne fa un luogo di ritrovo per la comunità . E’ aperta per la messa la domenica mattina e pomeriggio.

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In rete:

Bibliografia:  "La storia dei Parioli", Typimedia Editore. pag. 74-76

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