Pozzo di San Patrizio

Il Pozzo di San Patrizio era un’antica osteria che si trovava all’altezza del civico 133 di via Nomentana.

Uscendo da Porta Pia intorno al 1880, avremmo trovato uno slargo con a destra l’ingresso della celebre Villa Patrizi, ormai in rovina.  Il lato sinistro fino al vicolo della Fontana, invece, laddove fine a vent’anni prima si estendeva Villa Capizucchi e altre antiche ville, era in parte edificato.  In un breve arco di tempo, che va dal 1845 al 1870 (prima quindi dell’arrivo degli italiani), tutte le proprietà su quel lato erano state acquistate da Alessandro Torlonia per essere poi vendute, con grande guadagno, dopo che il Piano Regolatore del 1883 aveva previsto l’edificazione della zona.

Giunti in via Nomentana 133, ci fermiamo sul marciapiedi davanti al cancello del grande complesso edilizio che occupa tutto l’isolato tra via Cagliari, via Alessandria e via Emilia.  E’ stato realizzato nel 1925 della “Cooperativa tra ferrovieri Porta Pia”.  Ci troviamo dove, prima dell’allargamento di via Nomentana, era l’antica vigna dei Lancellotti e in particolare, nel punto dove siamo, sorgevano alcune costruzioni sul fronte della strada di allora.  Al centro del complesso, c’era il casino padronale Lancellotti sormontato da una torre pseudo-medievale, visibile in antiche fotografie della zona.

In quelle costruzioni, fino ai primi dell’Ottocento, c’è un’osteria con una capace grotta per i vini e vi abitava l’oste con la famiglia, come è documentato nell’atto di vendita della vigna Lancellotti al Cardinale Falzacappa.  Nel 1841,  la proprietà diventa Villa Lomellini e il nuovo proprietario è il conte Cesare Lomellini di Pinerolo, colonnello della Regia armata Sarda.  Come i proprietari delle ville attigue, dopo pochi anni anche lui rivende la proprietà al principe Torlonia i cui eredi cedono alla Banca Tiberina gran parte del parco retrostante, tenendo la proprietà degli edifici sulla strada.

In questi passaggi di proprietà non vi è traccia dell’antica osteria, ma proprio qui, nel 1889, Giovanni Scagnetti apre una trattoria, il Pozzo di San Patrizio, la cui denominazione forse deriva da un pozzo di età romana con relativa galleria che esisteva nelle vicinanze (come successivamente evidenziato negli sterri eseguiti per costruire gli edifici).

Il Pozzo di San Patrizio, con le sue pergole, i suoi chioschi di verde e le sue verande assolate che prospettavano sulla collinetta sul retro, verso via Alessandria e i palazzi in costruzione, in pochi anni diventa ritrovo di buongustai e della migliore società di Roma, come attesta Adolfo Giaquinto, poeta e gastronomo, in un raro libretto di poesie del 1896 “Li fanatichi pè l’Acqua Santa” ricordato da Livio Jannattoni.

Le particolari attrattive della trattoria Scagnetti rivivono anche nel ricordo nostalgico di Enrico Tadolini, fissato in poche pagine della Strenna dei Romanisti del 1944.  Il gestore è d’altro canto un imprenditore di moderne vedute che in quegli stessi anni dirige anche il Caffè concerto al Diocleziano, in piazza delle Terme 12, uno dei locali che vede il debutto della giovanissima Lina Cavalieri.

A fine Ottocento, Giovanni Scagnetti cede la gestione del ristorante a Giacomo Grandis per aprire poco dopo un altro caffè concerto, il Giardino Margherita all’angolo tra via XX Settembre e via Castelfidardo.  Ma il Pozzo di San Patrizio continua ad acquistare notorietà e, nel 1904, nelle sue sale  una decina di artisti amanti dei paesaggi creano il gruppo dei XXV della Campagna romana. Segretario dell’associazione è Onorato Carlandi e rapidamente si aggiungono altri soci tra i quali Cesare Pascarella (per approfondire:

Nel 1904 via Nomentana deve essere allargata e i fabbricati eccedenti il nuovo allineamento sono espropriati per essere demoliti. Il Pozzo di San Patrizio si sposta sul nuovo confine, affacciandosi sull’ampio parco retrostante pieno di pini. Ma questa sistemazione dura pochi anni. La Società Generale Immobiliare deve costruire i suoi palazzoni  e la sorte dell’antica trattoria Scagnetti è segnata.

La piccola altura tra via Nomentana e via Alessandria davanti alla nuova trattoria si salva grazie al suo importante valore storico.  E’ infatti il luogo da dove il 20 settembre 1870 è stato sparato il primo colpo di cannone verso le mura di Roma e tale ricordo risorgimentale, unito alla bellezza dei pini presenti, induce la Commissione edilizia a imporre alla Cooperativa Porta Pia, la conservazione di quegli alberi, nonché la realizzazione di ampie aperture per renderli visibili dall’esterno.  Il ristorante cessa di esistere nel 1922 e il suo ultimo gestore, Pietro Baracchini, ne perpetua il nome in un nuovo locale aperto, per pochi anni, in piazza in Lucina.  Pozzo di San Patrizio è intanto diventato un toponimo e il terreno con il nuovo grande complesso edilizio conserva a lungo quel nome.

Dall’altra parte della strada, di fronte al Pozzo di San Patrizio, in un luogo non più individuabile in modo preciso, c’era una pizzeria napoletana: la bella Napoli.

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Il movimento artistico dei XXV della Campagna romana, tratto da un testo di Renato Mammucari.  Continue reading →

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