“Oltre le apparenze” di Daniela Fonti

questa pagina riporta un brano introduttivo alla mostra “Oltre le apparenze” di Daniela Fonti.

Villa Glori è un luogo singolare; se lo guardi dal basso di viale Pilsudski ostenta un aspetto naturale persino un po’ selvaggio; oltrepassato il portale bugnato ottocentesco, se ci si inerpica lung0 il percorso rettilineo di viale dei Settanta, se ne scopre a poco a poco la natura di parco artificiale, si svela il meccanismo della finzione.

Incaricato in fretta e furia di tare un Parco della Rimembranza di una collinotta affittata a contadini per colture domestiche, l’architetto Raffaele De Vico in otto mesi fra il 1923 e la primavera del 1924 creò un gradevole giardino per passeggiate immerse nel verde mediterraneo di pini, querce, ippocastani ed ulivi: tutti puntigliosamente allineati a filari.

La città si arresta di colpo con il suo fronte di palazzi borghesi e scopre, di fronte ai Parioli,una natura borghese.  Ma la finzione educata di Villa Glori non finisce con questi alberi secolari che secolari non sono, con gli improbabili uliveti: prosegue con il finto (?) ramo di mandorlo sul quale si dice che venne adagiato Cairoli morente, con il basamento finto-rustico che sostiene l’antica (vera) colonna di marmo di Pietrasanta usata per il monumento commemorativo, e si conclude con il fuori-scala della grande ara marmorea realizzata da De Vico sul p1azzale mediano usando antichi marmi dell’Antiquarium comunale.

Insomma, a Villa Glori la vocazione commemorativa s’ intreccia continuamente con quella del giardino borghese residenziale senza che l’una ceda mai completamente il posto all’ altra. Ma c’è un momento di autenticità, ed è quello rappresentato dall’ area recintata in cima alla collina che ospita la Casa-famiglia della Caritas. Qui, nella sua assoluta incongruità, tutto è autentico perché il vero trascorrere del tempo ha accumulato e sedimentato diversi frammenti di una storia umana che oggi convivono gli uni accanto agli altri.

La dimensione rurale del podere – di fatto evocato dal casale sei-settecentesco sospinto ai margini dell’ area – si mescola a quella a tratti un po’ incolore da giardino condominiale, riscattato però dalle querce, dai gelsi e dagli ippocastani piantati da De Vico. I tre padiglioni in legno dal sapore vagamente coloniale convivono bizzarramente con i volumi del fabbricato in muratura costruito ai primi anni ’40 da un anonimo architetto del Governato: sono quelli nei quali, nel 1929, fu insediata la “Colonia Estiva” riservata ai bambini dalla salute precaria che venivano a risanarsi soggiornando in questa collina nota per la purezza dell’aria ai margini della città. Più tardi, per servire allo stesso scopo sanitario e assistenziale, furono eretti i padiglioni in muratura che chiudono il limite più alto del colle. Sono quelli, recentemente restaurati dal Comune di Roma, nei quali opera dal 1988 la Caritas Diocesana di Roma con la sua “Casa Famiglia” per giovani con problemi di Aids.

Con l’apertura di questo centro d’assistenza, agli inizi contrastato e visto con diffidenza dagli abitanti del quartiere Parioli, Roma ha ritrovato – in mezzo a tante e rinnovate contraddizioni – la via per un’azione di solidarietà e assistenza. Villa Glori invece ha rinsaldato il legame con la sua vocazione storica (e più autentica): quella filantropica e solidaristica già avviata negli anni Venti, potenziata negli anni Quaranta e oggi vivamente testimoniata dalla consolidata presenza della comunità fortemente voluta da Don Luigi Di Liegro.

Da questo centro è partito nel 1996 il progetto-mostra ” Varcare la soglia” che ha dato origine al Parco di Scultura di Villa Glori, inaugurato nel giugno del 1997.

Fonti:  Parco di scultura di Villa Glori, a cura di Daniela Fonti

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Parco di Scultura di Villa Glori

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