Dopo i giochi

Alla fine del 1960, quando i giochi olimpici sono terminati, il Villaggio Olimpico è riconvertito a essere un intervento di edilizia pubblica. Gli immobili sono consegnati all’INCIS che li affittato a centinaia di famiglie che hanno diritto alla casa pubblica.

A differenza di molti quartieri di Roma, nati lungo una strada dove si concentra sia la vita commerciale che il traffico di attraversamento, le strade del Villaggio sono tranquille. Tutto il traffico non interno infatti scorre intorno e “sopra” il Villaggio. In quel momento:

  • ogni scala ha il suo portiere che occupa l’appartamento n.1, uno standard estremamente signorile, anche per quei tempi visto che ogni scala aveva un numero limitato di appartamenti,
  • un team di giardinieri è responsabile della cura dei giardini, peraltro dotati di un capillare sistema di innaffiamento con acqua non potabile prelevata dal Tevere. Nei prati è ancora possibile vedere dei piccoli tombini quadrati di ghisa che nascondono gli attacchi dell’acqua,
  • numerosi piccoli impianti sportivi sono diffusi nei giardini del Villaggio, nati per l’allenamento e il comfort degli atleti olimpici e consegnati ai nuovi assegnatari degli alloggi.

Ma l’incuria si impadronisce del Villaggio e di notte è un posto mal frequentato in cui è meglio non avventurarsi. Successivamente, prima pesanti interventi di polizia che hanno spostato una serie di presenze notturne nella zona dei campi sportivi dell’Acqua Acetosa, poi l’insediamento dell’Auditorium e l’importante cambiamento nel valore degli immobili e quindi della tipologia dei residenti, hanno avviato un circolo virtuoso che sta portando al recupero dei valori urbanistici voluti dai progettisti.

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Villaggio Olimpico

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