Sculture di Cataldi al Villaggio Olimpico

Questa pagina racconta delle quattro sculture di Amleto Cataldi posizionate lungo le strade del Villaggio Olimpico.   

Camminando (o guidando) per il Villaggio Olimpico è facile imbattersi in un gruppo scultoreo in bronzo in cui due personaggi nudi, con un fisico massiccio, praticano uno sport.

Sono le scultore dell’artista napoletano Amleto Cataldi:

  • “La Lotta”, lungo viale della XVII Olimpiade all’angolo con via Unione Sovietica,
  • “La Corsa”, al centro del viale della XVII Olimpiade, in corrispondenza di via Germania,
  • “Il Calcio”, in largo Indira Gandhi,
  • “Il Pugilato” in via Gran Bretagna.

Sono statue imponenti, alte circa due metri e mezzo, rappresentano ciascuna uno sport attraverso la raffigurazione di possenti atleti, intenti a svolgere quella disciplina sportiva. In queste opere, infatti, Cataldi esalta l’agonismo attraverso il plasticismo dei corpi muscolosi degli atleti. Hanno un basamento in cortina gialla, come il rivestimento delle limitrofe palazzine.

Le sculture risalgono al 1929, quando, su incarico di Marcello Piacentini, Cataldi le realizzò per abbellire, in alto, la facciata del vecchio Stadio Nazionale del 1911. Le sculture bronzee sono state create in parti con la tecnica “a cera persa con il negativo a tasselli” e successivamente rifinite, saldate e finite con una patinatura di colore scuro.

Nel 1957 lo stadio fu demolito per essere sostituito dall’attuale Stadio Flaminio. Intanto, lì vicino è in costruzione il Villaggio Olimpico, il nuovo quartiere nato per ospitare gli atleti durante i Giochi Olimpici del 1960.

Finite le Olimpiadi l’INCIS assegna le abitazioni a cittadini che ne hanno diritto e i nuovi abitanti del Villaggio, chiedono al CONI e al Comune la restituzione dell’unico ornamento presente nel Villaggio durante i giochi: una copia della Lupa capitolina. Dopo faticose ricerche si scopre però che l’opera era stata presa in affitto solo per la durata delle competizioni. Il comitato chiede allora un’altra copia della Lupa ma nei magazzini comunali non se ne trovano e, Giulio Tirincanti, giornalista che guida il comitato dei cittadini, suggerisce la consegna delle quattro statue di Cataldi.

La proposta è accettata e, dopo una ricerca di alcuni mesi, le opere sono rinvenute in pessimo stato di conservazione. Come riporta Tirincanti “le statue si trovavano in diversi magazzini sotto immensi cumuli di detriti e immondizia. I demolitori del vecchio stadio, ignoranti e del tutto irrispettosi delle cose dell’arte, invece di imbracare con cura i quattro gruppi e calarli a terra con mezzi adeguati, si erano limitati a legarli con delle funi che, tirate dai camion, li avevano fatti precipitare dall’altezza di ben quattordici metri. Da allora mai alcun ufficio competente si è preso cura dello loro stato di conservazione che è stato sempre precario

Oggi sono in buono stato in quanto pesantemente restaurate: nel 2009 La Lotta e nel 2012 le altre tre, grazie ad una donazione del senatore Luigi Ramponi, in ricordo della moglie prof.ssa Eugenia Matteucci Ramponi, studiosa e grande estimatrice dell’opera di Amleto Cataldi. Ma nasce un problema: i bronzi riproducono coppie di atleti in abito adamitico e questo suscita una vera e propria crociata da parte dei cittadini più vicini al parroco, decisi a ottenerne la rimozione o, quantomeno, la copertura delle parti intime. Fortunatamente la battaglia non ha successo e le statue non censurate, con buona pace dei bigotti, sono ancora lì.

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