Villaggio Olimpico prima della seconda guerra mondiale

Questa pagina racconta quello che è successo dal 1900 al 1945 nell’area che oggi chiamiamo Villaggio Olimpico. Nella scrittura del testo ci si è avvalsi del saggio “Il Flaminio. Un quartiere a vocazione sportiva” del prof. Piero Ostilio Rossi che si ringrazia.

La piana tra la via Flaminia, il Tevere e le alture dei Parioli è sede di impianti sportivi fin dall’ inizio del Novecento.

Nel 1903 il barone Pietro de Coubertin spinge affinché sia accettata la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 1908. Secondo quanto concordato dal barone e Vittorio Emanuele III, a piazza di Siena e Villa Borghese si svolgeranno le gare di atletica, a piazza d’Armi (il quartiere della Vittoria non è ancora nato) le manifestazioni ginniche, alle Terme di Caracalla i combattimenti, a Tor di Quinto gli sport equestri, nel Tevere tra Ponte Milvio e ponte Margherita le gare di canottaggio e nuoto, mentre il Campidoglio è la sede designata per le cerimonie ufficiali.

Nel 1906 c’è l’eruzione del Vesuvio con centinaia di vittime e decine di migliaia di sfollati e Ernesto Nathan ritira la candidatura non ritenendo Roma preparata a questo evento.

Nel frattempo questa piana si attrezza. Nel 1908, nella zona adiacente al fiume, è attrezzato il Campo Corse Parioli per le corse dei cavalli al galoppo. Nel 1911, in occasione dell’Esposizione Universale per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, è costruito lo Stadio Nazionale, con la forma di uno stadio greco, con l’ingresso monumentale in corrispondenza del lato corto, e il Campo Corse Parioli è dotato di tribune in cemento armato.

Diverse società sportive realizzano qui i loro impianti: il campo di calcio della Romulea, gli impianti della Società podistica Lazio. Nel 1925, sempre su progetto di Marcello Piacentini, è la volta dell’ippodromo di Villa Glori, poi ancora dei campi del Circolo Tennis Parioli e dello Stadio della Rondinella (poi Cinodromo della Rondinella). Nel 1927, sempre su progetto di Piacentini e Guazzaroni, lo Stadio Nazionale è ampliato e diventa lo Stadio del Partito Nazionale Fascista. A coronamento dei quattro grandi pilastri che denotano la facciata d’ingresso sono posti quattro gruppi scultorei in bronzo di Amleto Cataldi: la Lotta, il Pugilato, il Calcio, la Corsa, gli stessi che, dopo la demolizione dell’impianto nel 1957, sono stati collocati a terra, nei giardini del Villaggio Olimpico (vedi Villaggio olimpico. Sculture di Cataldi). Nel 1927 a Roma inizia la realizzazione del Foro Mussolini da parte dell’Opera Nazionale Balilla, con il coordinamento di Enrico Del Debbio.
Nei Giochi del 1932 a Los Angeles, il nostro Paese ottiene importanti vittorie, secondo nel medagliere olimpico solo agli Stati Uniti.

Nel 1934, la finale della Coppa Rimet (come erano chiamati allora i Campionati Mondiali di Calcio) si disputa a Roma nello Stadio del Partito Nazionale Fascista e l’Italia trionfa battendo per 2-1 la Cecoslovacchia. Nel 1935, in vista delle Olimpiadi del 1936 che si terranno a Berlino, sulla scia dell’entusiasmo suscitato da questi risultati, il governo fascista punta su una straordinaria accoppiata: l’organizzazione a soli due anni di distanza l’una dall’altra di due manifestazioni di risonanza mondiale: i Giochi Olimpici del 1940 e l’Esposizione Universale del 1942. E’ l’occasione per presentare al mondo intero i successi della sua politica e del suo sistema sociale. L’ambiente internazionale è favorevole e anche l’anziano barone De Coubertin tiene particolarmente che le Olimpiadi si svolgano a Roma.

Ma prima che il CIO prenda la decisione, l’ambasciatore del Giappone chiede a Mussolini di rinunciare all’organizzazione dei Giochi per favorire la candidatura di Tokio. Nel 1940 cade il 2600° anniversario della dinastia regnante e l’imperatore Hirohito intende celebrare l’avvenimento con grande solennità. La richiesta è accolta dal Duce e i Giochi del 1940 sono assegnati a Tokyo. Il duce, da una parte vede l’opportunità di consolidare il legame con la potenza asiatica, dall’altra è certo che all’Italia sarebbe toccata l’edizione dei Giochi del 1944. La città continua a prepararsi all’evento, posticipando di quattro anni l’orizzonte della sua organizzazione. Le cose, com’è noto, vanno diversamente.

Nel 1937 il Giappone inizia il conflitto con la Cina e deve rinunciare all’organizzazione dei Giochi e lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 porta all’annullamento dell’appuntamento olimpico. Nel frattempo l’Italia invade l’Impero di Etiopia e proclama l’Impero. La Società delle Nazioni condanna l’attacco e l’Italia è colpita dalle sanzioni economiche. Nel CIO l’influenza italiana cala e i Giochi del 1944 sono assegnati a Londra, mentre sono assegnati a Cortina d’Ampezzo i Giochi invernali. In realtà a Londra si svolgeranno le prime Olimpiadi del Dopoguerra nel 1948 e Cortina avrà i Giochi invernali solo nel 1956.

A Roma intanto, i lavori per l’adeguamento delle attrezzature sportive della città, iniziati da diversi anni in vista degli appuntamenti olimpici, continuano. Nel 1937, Luigi Moretti è chiamato a sostituire Enrico Del Debbio nella stesura di un nuovo piano d’assetto del Foro Mussolini. Nel 1939 il CONI pubblica uno schematico piano d’assetto della nuova, grande “Città olimpionica” basata sul Foro Mussolini che includeva tutto il versante di Monte Mario tra la via della Camilluccia e il Tevere, la zona della Farnesina, quella di Tor di Quinto e la piana dei Parioli tra viale Tiziano e Villa Glori. Qui si prevede di realizzare, a fianco dello Stadio del Partito Nazionale Fascista, un Palazzo dello Sport, capace di ospitare 20.000 spettatori e il Velodromo Olimpico, pensato come l’esatta riproduzione del Vigorelli di Milano.

Ma già nel 1940 il CONI ripensa il principio della Città olimpionica accentrata e punta sulla sua divisione in due nuclei alle estremità della città: uno a nord, intorno allo Stadio Olimpionico del Foro Mussolini, e uno a sud presso nel nuovo quartiere che sta nascendo per l’E42, cioè all’EUR, con il Palazzo dello Sport, le piste per automobilismo e motociclismo e un velodromo , lasciando alla piana dei Parioli la funzione di ospitare il villaggio per le squadre.

Con lo scoppio della guerra però cade tutto e rimane in vigore il Piano Regolatore del 1931, che prevede il riassetto del sistema ferroviario della città, con la trasformazione di Termini in una stazione di transito completamente sotterranea e la realizzazione di due stazioni decentrate: una stazione a sud e una stazione a nord, nella piana tra viale Tiziano e Villa Glori. La nuova stazione nord sorge in un parco pubblico, lungo un grande viale, che connette il Ponte XXVII Ottobre (l’attuale Ponte Flaminio) con viale Tiziano e viale Maresciallo Pilsudski (l’attuale corso Francia) ed è collegata al Nuovo quartiere Delle Vittorie con un asse viario le cui uniche tracce sono oggi via Monte Zebio e via Donatello. Il ponte previsto da piazza del Fante a largo Sarti per realizzare questo collegamento non sarà mai costruito.

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Bibliografia essenziale:

  • P.O. Rossi "Roma. Guida all'architettura moderna 1909-2000" Laterza, Roma - Bari 2000, scheda n.77.
  • "Studio di massima sugli impianti sportivi di Roma" a cura del CONI, Roma 1940
  • A. Bruschi "La Variante Generale del 1942 al Piano Regolatore di Roma" in A. Bruschi (a cura) "Roma. Architettura e città negli anni della seconda guerra mondiale, Quaderni di Ricerca e Progetto, Dipartimento di Progettazione architettonica, urbana del paesaggio e degli interni" Gangemi, Roma 2004.

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