Acqua Vergine

L’acquedotto dell’Acqua Vergine o Aqua Virgo è oggi l’unico ancora funzionante degli undici acquedotti costruiti dagli antichi romani. E’ giunto praticamente intatto fino a oggi perchè il suo percorso è quasi completamente sotterraneo e quindi più difficile da attaccare per i nemici di Roma. La fontana di Trevi, in età moderna, ne rappresenta la mostra terminale.

L’acquedotto dell’Acqua Vergine, come quello dell’Aqua Iulia, fu costruito da Marco Vipsanio Agrippa, fedele amico, collaboratore, generale e genero di Augusto.  Il nome di questo personaggio è scritto a caratteri cubitali sulla trabeazione del Panteon dove l’acquedotto arrivava.

L’acquedotto è inaugurato nel 19 a.C. e la sua principale funzione doveva essere quella di rifornire le Terme di Agrippa, nella zona del Campo Marzio.

Il nome Aqua Virgo deriva probabilmente dalla purezza e leggerezza delle acque che, in quanto prive di calcare, hanno consentito la conservazione dell’acquedotto per venti secoli. Varie fonti forniscono altre spiegazioni: Frontino riferisce che nei pressi della diga del bacino iniziale fosse presente un’edicola con l’immagine della ninfa delle sorgenti, da cui il nome, mentre un’altra leggenda, scolpita sulla fontana di Trevi in alto, narra di una fanciulla che avrebbe indicato ai soldati di Agrippa il luogo dove si trovavano le sorgenti, fino ad allora sconosciute.

Il condotto sotterraneo è largo in media 1,50 metri, rivestito in cocciopesto ed è in diversi tratti navigabile. Poiché le sorgenti si trovano ad un livello basso, la profondità della galleria, nella zona extraurbana, era di circa 30-40 metri (il pozzo di ispezione sotto il Villino Sant’Ermete raggiunge i 43 m).

Scavato direttamente nel tufo quando attraversa terreni compatti, in terreni meno consistenti il condotto è costruito in muratura. L’acquedotto dell’Acqua Vergine è un capolavoro d’ingegneria in quanto ha un dislivello tra la sorgente e l’arrivo di circa sei metri e quindi una pendenza costante di circa trenta centimetri per chilometro. Numerosi furono ovviamente gli interventi di manutenzione succedutisi nel tempo: Tiberio nel 37, Claudio tra il 45 e il 46, poi Costantino I e Teodorico. 

Percorrendo il GRA nel tratto dalla Collatina alla Prenestina, è possibile vedere sul greto di terra a destra della corsia interne l’antico speco, sezionato per costruire l’arteria.

Nel Parco Aqua Virgo, nel quartiere Pietralata, è possibile vedere l’unico tratto dell’acquedotto che corre fuori terra per superare  il fosso della Marranella (o l’Aniene?) 

L’Aqua Virgo è l’unico ancora in funzione degli undici acquedotti costruiti dagli Antichi Romani, provvedendo al fabbisogno idrico della città, anche nei momenti più critici. Un vero record.  Dopo i danni arrecati dai Goti di Vitige nel 537 venne restaurata da papa Adriano I nell’VIII secolo e poi dal Comune nel XII secolo; in tempi più recenti diversi papi provvidero ad operazioni di rifacimento e restauro: papa Niccolò V, che oltre ad aver incrementato la portata con la captazione di nuove sorgenti affidò l’incarico del restauro a Leon Battista Alberti, papa Paolo IV, papa Sisto IV, papa Pio IV, papa Pio V, papa Benedetto XIV e papa Pio VI.

Attualmente una buona parte delle antiche strutture è stata sostituita da tubazioni in cemento e l’acquedotto è dotato di un Impianto di sollevamento.  Dobbiamo quindi parlare di un Nuovo Acquedotto dell’Acqua Vergine.

L’elevata urbanizzazione inoltre ha gravemente inquinato sia il canale originario che le falde. Di conseguenza la nuova Acqua Vergine è utilizzata solo per l’alimentazione di importanti monumenti romani: le fontane di Villa Giulia, la fontana dell’Acqua Vergine sulla via Flaminia, la Fontana del Nicchione sotto al Pincio (detta anche Mostra della Nuova Acqua Vergine), le fontane di piazza del Popolo, la Barcaccia a piazza di Spagna, la Fontana di Trevi, la Fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona.

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Bibliografia essenziale:

  • Romolo Augusto Staccioli, Acquedotti, fontane e terme di Roma antica, Roma, Newton & Compton, 2002, ISBN 978-88-8289-793-2.
  • Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della Carta de' dintorni di Roma, tomo III, Roma 1849, pagg. 466-472
  • Nicolazzo, Vittorio L'acqua Vergine I suoi acquedotti e le fontane di Roma attraverso i secoli
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