Palazzetto dello Sport

Il Palazzetto dello Sport è al centro di piazza Apollodoro, tra viale Tiziano, via Nedo Nadi e viale Pietro de Coubertin, a pochi metri dal viadotto di corso Francia, dallo stadio Flaminio e dal Palazzo del CONI.

Ai limiti del Villaggio Olimpico, sorge il Palazzetto dello Sport, costruito dal 1956 al 1958 per le Olimpiadi del 1960 su progetto da Pier Luigi Nervi e Annibale Vitellozzi.

E’ un edificio a pianta circolare, di 50 m di diametro, a cupola ondulata composta da elementi romboidali prefabbricati di calcestruzzo armato, che poggia su 36 forcelle ad Y in cemento armato, Inclinati secondo la tangente nel piano d’imposta alla curva della calotta. La vetrata continua che cinge perimetralmente il palazzetto, contribuisce a separare visibilmente la copertura dal suo complesso sistema di sostegno perimetrale
Il Palazzetto dello Sport è il primo impianto ad essere realizzato per i Giochi olimpici del 1960: il cantiere, avviato nel 1956, è chiuso due anni dopo per essere inaugurato nel 1958.

Ha una capienza interna di 5000 spettatori. Oggi ospita partite di pallacanestro e pallavolo sia di squadre professioniste che di allievi.

Gli impianti interni sono essenziali ma sufficienti. In linea con le indicazioni generali del Piano Olimpico, anche questo edificio deve essere a basso budget ma versatile, in grado di ospitare discipline diverse quali pugiliato, ginnastica, lotta, palla a volo ma anche, dopo la conclusione dei Giochi Olimpici, spettacoli per le famiglie, corsi, manifestazioni varie.

Annibale Vitellozzi progetta un edificio razionale, privo di orpelli estetici e Pier Luigi Nervi è la persona giusta per realizzarla: è la persona, forse unica in Italia, a poter progettare le strutture in cemento armato e poter dirigere tutte le fasi della realizzazione, affidata appunto alla società Nervi e Nebbiosi, che aveva la propria sede al lungotevere Arnaldo da Brescia nella Palazzina Nebbiosi.
Il reticolo di travi della volta, per esempio, è realizzato con un sistema costruttivo innovativo, basato su conci prefabbricati e su blocchi di polistirolo poggiati sul piano della cupola che vanno a definire i travi in cemento armato.

Il Palazzetto piace sia all’Amministrazione che alla gente. La flessibilità della spazio interno, unita a un’estetica di impatto ma basso budget, ne fanno il modello di impiantistica sportiva di medie dimensioni per altre realizzazioni in Italia. Luigi Nervi si riprende quell’aureola di archistar che già il Fascismo gli aveva conferito.
A nord del Palazzetto, verso Ponte Milvio, il Cubo di Ceroli.

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Bibliografia essenziale:

  • “Guida all'architettura moderna. Roma. 1909-2000”, di Tullio Ostilio Rossi
  • «Metron», n. 35-36, 1949; Architettura italiana oggi, pp. 88-89
  • “L'Architettura”, n. 27, gennaio 1958
  • «Vitrum», n. 121, settembre-ottobre 1960
  • P.L. Nervi. Nuove strutture, pp. 32-39
  • Architettura italiana contemporanea, pp. 122-27
  • Pier Luigi Nervi, pp. 70-79.
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