Busto di Angelo Secchi

L’angolo meridionale del Pincio, tra viale del Belvedere e viale di Villa Medici, segna il confine con l’alto muro della villa.  Tra i due viali  si apre la Terrazza del Belvedere, un piccolo piazzale con un’ampia (e bellissima) vista su Roma.  All’angolo dei due viali verso la Casina Valadier, sotto la chioma di un albero, c’è il busto di padre Angelo Secchi, gesuita e astronomo dell’, un’erma diversa dalle altre statue del Pincio e degna di essere esaminato con maggior precisione.

Il busti di 224 uomini illustri che oggi ornano i viali del Pincio fanno ormai parte del paesaggio e raramente suscitano l’interesse dei passanti.  Sembrano accorgersi della loro presenza solo i vandali che, di tanto in tanto, riescono di mutilarne qualcuno o imbrattarne qualcun altro.  Ma il busto del grande astronomo emiliano Angelo Secchi, realizzato da Giuseppe Prinzi un anno dopo la morte del religioso, è diverso da tutti gli altri busti del Pincio per diversi motivi.  Il primo è costituito dalle diverse informazioni che possiamo leggere sul basamento che sorregge il busto di questo particolare personaggio (mentre nei normali busti vediamo solo il nome del titolare).  Il secondo è la presenza tra le scritte di un quadrato costituito da sei piccoli rettangoli bianchi e neri ben delineati e di un foro che perfora completamente il basamento di pietra.  Il terzo è la raffinatezza con cui questo specifico busto è realizzato.

Angelo Secchi, nato a Reggio Emilia nel 1818, era entrato nell’ordine dei Gesuiti.  Dopo aver terminato gli studi al Collegio Romano, ricopre diverse incarichi e diventa il direttore dell’Osservatorio del Collegio.  Durante la sua vita si occupa di astronomia (scopre e osserva stelle doppie, nebulose e comete) ma anche di meteorologia geografia, misurazioni geodetiche, fisica, chimica e archeologia.

Per verificare che il proprio strumento rimanesse perfettamente stabile, nel 1860 Secchi escogita un sistema semplice quanto brillante: posiziona sul Pincio, nel luogo aperto verso il suo Osservatorio sui tetti di Sant’Ignazio dove oggi vediamo il suo busto, una “mira” (una specie di bersaglio) composta da una scacchiera di sei tasselli bianchi e neri, come quelli che si vedono oggi sul suo busto di pietra.  Grazie a questa idea, per essere sicuro di orientare dal suo osservatorio, il gesuita poteva in qualsiasi momento del giorno puntare il suo cannocchiale e inquadrare a mira del Pincio ed essere sicuro che quell’allineamento era sull’asse sud-nord.  Per lavorare di sera e notte quindi bastava inviare un collaboratore che accendeva una torcia dietro il pilastrino di marmo.

Grazie a questo posizionamento nord-punto di osservazione e a una semplice bussola collegata con il cannocchiale, padre Secchi dall’Osservatorio del Collegio Romano poteva con rapidità e precisione definire la posizione di qualsiasi cosa stesse inquadrando (un pianeta per esempio o una stella) e, fra le innumerevole attività scientifiche, determina con grande esattezza la latitudine e longitudine del suo osservatorio.

In seguito, il gesuita riesce a ottenere dalla Magistratura Romana Pontificia che l’albero fosse sostituito da un ben più solido pilastrino in marmo (quello che ancora oggi vediamo), sempre caratterizzato da una scacchiera bianca e nera con sotto un foro orientato in direzione sud-nord in grado di rappresentare il percorso del meridiano dell’Osservatorio. Di notte, per vedere l’asse nord-sud dall’Osservatorio bastava mandare qualcuno che mettesse, dietro il pilastrino del Pincio, una lanterna accesa in un’armilla marmorea.  Alla morte del Secchi, nel 1878, soprattutto per interessamento del ministro delle Finanze Quintino Sella, fu decisa la sostituzione dell’armilla con il busto dell’astronomo, come possiamo vedere ancora oggi, grazie a un recente restauro.

Angelo Secchi muore nel 1878.  Il busto del grande astronomo emiliano, che vediamo nella pagina di testa, è stato realizzato da Giuseppe Prinzi e installato al Pincio qualche anno dopo la morte del religioso.

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