Acqua Acetosa e Clemente XI

Nel 1712, la polla dell’Acqua Acetosa si è impoverita e chi vuole bere o prelevare l’acqua deve affrontare lunghe code. Peggiorata anche la sua qualità: probabilmente il maltempo e i periodici innalzamenti delle acque del Tevere hanno creato problemi anche nelle sorgenti.  

Le proteste richiamano l’attenzione della Magistratura municipale che informa il Sovrano. Nel 1712, papa Clemente XI decide di restaurarla e nomina una commissione presieduta dal Camerlengo cardinale Giovanbattista Spinola. Della commissione fanno parte Giovanni Maria Lancisi, medico pontificio, e l’architetto Egidio Maria Bordoni.

Guerre, pestilenze, terremoti, carestie desolarono lo Stato della Chiesa in quegli anni (un’infezione distrusse l’intero patrimonio bovino) ma in mezzo a così tristi vicende Clemente XI mantenne una intensa attività di governo, non trascurando le armi e le scienze: alcuni monumenti di Roma palesano il fervore edilizio di quel periodo. In particolare, il papa affida lo studio del risanamento dell’Acqua Acetosa a una commissione presieduta dal cardinale G. B. Spinola, genovese. E’ lui infatti il Camerlengo e quindi l’arbitro di ogni provvedimento municipale. Tra i partecipanti numerosi cardinali e ’archiatra Giovanni Maria Lancisi,

Dal carteggio lancisiano si desume che la quantità dell’acqua era assai diminuita, provocando lunghe e snervanti soste dei frequentatori presso la sorgente; e anche la qualità era peggiorata assai avendo assunto l’acqua un leggero sapore di liscivia.

Si decide allora decide di effettuare nuove opere, anche per salvare dalle inondazioni il luogo ma i lavori vanno a rilento.

In quell’anno, dal marzo al giugno, si era manifestata a Roma una mortalità epidemica tra i cavalli e alcuni personaggi tra quelli nominati per il riordinamento dell’Acqua Acetosa, come il Crispolti e il Lancisi, avevano dovuto convergere la loro attenzione alla nuova calamità pubblica. Ad essi univasi anche l’architetto Egidio Maria Bordoni chiamato a dirigere i lavori dell’Acqua Acetosa. Addetto alla Presidenza delle Acque, il Bordoni possedeva speciale competenza tecnica, già dimostrata in opere di bonifica a Pesaro e nella provincia di Campagna.

Al termine dei lavori di riassetto, è possibile attingere acqua con maggiore comodità, costruiti nuovi argini alle vicine rive del Tevere per preservare il luogo dalle inondazioni, bonificate le condutture e restaurata la fontana, intorno alla quale sono posti alcuni idrometri per misurare la variazione del livello e la quantità d’acqua distribuita.

L’ultimo registro d’analisi porta la data inserita da Lancisi : “Addì 20 ottobre 1712 … Alla Fontana d’Acqua Acetosa vi sono due conserve, o Pile: l’una è quella che getta la Cannella di Mezzo, et è la più grande, e migliore p. quello che dicono i Muratori, l’altra è quella, che deve gettare alle due Cannelle Laterali, delle quali adesso ne getta solamente quella a mano manca nel calar giù et è quella, che è immediatamente sotto la 22 Conserva. Quest’Acqua è assai inferiore alla prima, avvenga che nel sapore è appena acida, e sa di fango, dicono gl’istessi muratori che ciò provenga, che essendo questa Conserva stata trovata piena di fango, e altre immondizie non sia ancora ben ripurgata.”

II Lancisi è anche l’autore dell’epigrafe che suggella l’opera di Clemente XI, posta sopra l’arcata della polla centrale:

CLEMENS XI PONT-MAX
COERCITO FLUMINE – CORRIVATIS VENIS
PURGATIS DUCTIBUS – INSTAURATO FONTE
ACIDULAIE SALUBRITATI – ET CONSERVATIONI
PROSPEXIT
ANNO SAL – MDCCXII – PONT – XII

(Clemente XI Pontefice Massimo contenuto il fiume, canalizzata la vena d’acqua, purificata la conduttura, rinnovata la fonte dell’acqua acidula, provvide alla salute e al mantenimento nell’anno di salvezza 1712, 12° del suo pontificato)

A fine settecento, tra i frequentatori della fontana c’è anche Johann Wolfgang von Goethe.che nel luglio 1787 scrive: “Fa un caldo maiuscolo. La mattina al levar del sole m’alzo dal letto e vado fino all’Acqua Acetosa, una fonte d’acqua acidula sita a circa mezz’ora di strada dalla porta presso cui abito; lì bevo l’acqua … molto efficace in questo clima. Verso le otto sono di ritorno a casa …; poi ancora in agosto: “Ieri, prima del levar del sole, mi recai all’Acqua acetosa; c’è da perdere la testa al vedere la chiarezza, la varietà, la trasparenza vaporosa e i colori divini del paesaggio, specie degli spazi più lontani

Goethe usciva di buon passo da Porta del Popolo, percorreva un tratto di via Flaminia, girava a destra sul vicolo della Rondinella (oggi approssimativamente viale Pilsudski) e, lasciando a destra il Monte San Valentino (oggi Monte Parioli), superava a sinistra il Saxum Molaricum (oggi Villa Glori) e arrivava nei pressi del Tevere, dove si ferma a bere ,Acqua Acetosa e a godere della bellezza della natura intorno. Un percorso tutto in aperta campagna.

Goethe lascia Roma nel febbraio del 1787 e finisce di pubblicare il suo “Italienische Reise nel 1817, generando nella nazione tedesca una irresistibile passione per il Grand Tour.

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