Acqua Acetosa nel Novecento

Nel 1910, il Comune di Roma da in appalto l’esercizio dall’Acqua Acetosa a una ditta, con lo scopo di ottenere un vantaggio economico e garantire l’igiene, sia con il recapito dell’acqua ai clienti entro poche ore dall’imbottigliamento, sia con l’accurata sterilizzazione dei recipienti. Ma il mestiere dell’acquacetosaro scompare solo negli anni successivi, quando la rete di tram e autobus e le auto private, rende l’Acqua Acetosa un posto di agevole accesso, in un contesto gradevole, tranquillo e igienicamente garantito.   

Non sappiamo quali accorgimenti siano stati adottati quando si è realizzata scavo degli ultimi metri della galleria della ferrovia Roma-Viterbo che proprio qui esce allo scoperto e lo scavo delle fondamenta della stazione ferroviaria ma, in ogni caso, la sorgente ha continuato a essere utilizzata dai cittadini ancora per molto tempo come sicuro approvvigionamento idrico, anche nel periodo della seconda guerra mondiale. Un’analisi chimica effettuata intorno al 1940, peraltro, la cataloga come una delle migliori acque litiose d’Italia.

Ma tutto questo non può durare e nel 1959 è scoperto un forte inquinamento della falda di alimentazione delle sorgenti, dovuto probabilmente ad infiltrazioni dalle fogne e dagli scoli delle numerose abitazioni che nel frattempo erano state costruite nella zona. La fontana è chiusa.

Privata dell’acqua acetosa, soffocata tra un parcheggio, un deposito di mezzi della Nettezza urbana, un incrocio di strade trafficate e un supermercato ai piedi dei Villa Glori ai Parioli, la fontana perde la funzione di aggregazione sociale, di piacevole e corroborante meta di gite e passeggiate, è abbandonata e va incontro ad un inevitabile degrado, trasformandosi in una specie di discarica e crocevia di appuntamenti notturni, dubbi e pericolosi.

Parlando dell’Acqua Acetosa nel Novecento non è possibile ignorare I”Giggetto il pescatore” un noto ristorante vicino alla fontana, in via Antonio Sant’Elia sotto la collina di Villa Glori dove ora è un grande supermercato.

Giggetto inizia la sua attività di pescatore negli anni Quaranta, quando nel Tevere (a monte della città) si pescavano ancora degli ottimi pesci, e aveva la barca sulla spiaggetta qui sotto, vicino alla fonte dell’Acqua Acetosa. Quando l’area dei Parioli inizia a popolarsi, numerosi romani cercano di sfuggire alla calura estiva andando a fare il bagno giù a fiume e ogni giorno Giggetto, dopo aver pescato, attrezza la spiaggetta con qualche ombrellone e qualche sedia. All’ora di pranzo poi, per sfamare i bagnanti, cucina il pesce appena pescato. Nasce così “la spiaggia dei Parioli” che prospera fino a quando tutta quella ripa sarà data in concessione al Circolo Canottieri Aniene. La spiaggia chiude ma Giggetto non si da per vinto e continua cucinare il pesce in una bettola sotto la collina di Villa Glori che tutti chiamano “Da Giggetto il pescatore”. Con gli anni, grazie all’impegno costante del proprietario e al valore dei cuochi che prendono il suo posto, l’osteria cresce e nasce un ristorante che diventa famoso e prospererà fino agli anni Duemila.”

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