Ritrovamento di Antemnae

La città di Antemnae, la cui esistenza è stata sempre nota grazie alle numerose fonti antiche, è localizzata con certezza solo nel 1819 da Antonio Nibby che individua resti architettonici sulla sommità del poggio di Antenne e nel 1834 Willam Gell (1777-1836), archeologo e topografo inglese che lavora molto a Roma, è il primo a produrre un disegno dettagliato, per quanto schematico, della località.

Già all’epoca non apparivano emergenze archeologiche in superficie anche se sul colle erano stati intrapresi nel XVII sec. all’epoca di Innocenzo X e Clemente IX degli scavi antiquari per il recupero di vestigia antiche senza però che si avesse coscienza che il sito celasse l’antica città di Antemnae, la cui ubicazione è stata per secoli fonte di dibattito tra gli studiosi.

La conferma archeologica che il sito celasse la città di Antemnae arriva con gli imponenti scavi di sbancamento effettuati sull’apice del colle per la costruzione del forte Antenne, intrapresi dal genio militare nel 1880. Direttore dei lavori è incaricato Rodolfo Lanciani, assistito poi da Borsari, i due però non riuscirono a produrre una corretta documentazione archeologica delle strutture che vengono via via individuate dai militari durante lo sterro e che, per ovvi motivi di priorità degli obiettivi militare, sono rapidamente distrutti.

Anche molti dei reperti rinvenuti, appartenenti a varie epoche, non sono documentati e sono stivati nei magazzini del Museo delle Terme.  Oggi li conosciamo solo grazie agli elenchi e alle sommarie descrizioni contenute sui documenti di entrata al museo ancora oggi disponibili.

Lo studio più approfondito sulla città di Antemnae è stato intrapreso dall’archeologo Lorenzo Quilici negli anni Settanta che ha svolto un imponente lavoro di archivio per rintracciare nei depositi del Museo delle Terme alcuni dei reperti andati perduti, oltre a produrre un dettagliato studio topografico dell’area di Monte Antenne e Villa Ada Savoia con ricognizioni di superficie.

Oggi con i lavori ottocenteschi per la costruzione del Forte abbiano seriamente compromesso il cuore dell’abitato antico, spianando le alture presenti e quindi sconvolgendo la morfologia di gran parte della collina, ma esistono ancora delle “isole” stratigrafiche non intaccate da detti lavori.  Negli anni Ottanta sono stati effettuati dei saggi archeologici dalla Sopraintendenza e dal museo Pigorini, che hanno rivelato la presenza dei resti di numerose abitazioni di VI e V secolo a.C..

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