Casina Valadier

Casina Valadier è il nome con cui è solitamente conosciuto il caffè del Pincio, un piccolo, aggraziato, panoramico edificio del celebre parco alle pendici settentrionali del centro storico di Roma sito in piazza Bucarest a due passi dal muro di confine con Villa Medici.

La palazzina prende il nome dal suo progettista, l’architetto romano Giuseppe Valadier, che l’aveva disegnata e realizzata tra il 1816 e il 1837 rielaborando un precedente casale del XVII secolo.

Nel periodo che spazia dal Regno d’Italia alla fine dell’Ottocento,  la Casina Valadier conosce un periodo felice finché non cade in declino divenendo la dimora del custode del parco del Pincio. Nel 1920, l’edificio è acquistato da un certo A. Banfi che inaugura il ristorante due anni dopo.

Il successo è grande.  Le sue sale sono frequentate da Gandhi, Mussolini,  re Faruk d’Egitto, mentre al Pincio i nobili romani offrono spettacoli pirotecnici a tutta la città e il maestro Alessandro Vessella dirige concerti affollatissimi.

Nella seconda guerra mondiale è occupata dai militari tedeschi, dopodiché la casina conobbe un nuovo periodo felice diventando uno dei ristoranti più rinomati di Roma.

Passaggi di proprietà sbagliati crearono un nuovo declino perdurato fino al 1990, anno in cui si decide di chiuderla al pubblico.

Riapre nel 2004 dopo un restauro che ha ridato splendore alla raffinata atmosfera dell’interno neoclassico, con affreschi e pitture in stile pompeiano.

Costituita da un volume cubico, cui è addossata un’elegante esedra con colonne di ordine ionico, la casina era nata con la funzione di ritrovo alla moda, anche per la sua posizione panoramica.

Vicino alla Casina Valadier è il monumento al padre Angelo Secchi (un busto di Giuseppe Prinzi del 1879), importante astronomo della Specola vaticana, la cui erma è posata su un basamento con un foro al centro che segna il passaggio in quel punto del meridiano terrestre.

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