Questa pagina delinea in poche righe il rapporto tra i Vanvitelli e Roma.
Per il Giubileo del 1675 è chiamato a bonificare le paludi l’ingegnere olandese Cornelio Meyer. (l’ennesimo tentativo fallito). Il Meyer studiò anche di rendere navigabile il Tevere fino a Perugia e perfino il fosso dell’Acqua Mariana (la Marana) da Roma ai Castelli “onde importare vini, legnami ed altre grascie, di Marino e luoghi convicini”.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Al suo seguito c’è un giovane di appena 23 anni incaricato di fare rilievi: Gaspar Van Vittel. Dalle sponde del fiume, Gaspar passa a riprodurre la città e inventa il genere della “veduta”, caratterizzata da una impressionante precisione nella resa dei particolari architettonici e topografici e di aneddoti tanto cari alla scuola fiamminga dei “bamboccianti”, diventando così il pittore preferito delle grandi famiglie romane e dei sempre più numerosi visitatori stranieri del Grand tour.
Italianizzato il nome in Vanvitelli, Gaspar non lascerà più la città diventando poi padre dell’altrettanto celebre Luigi, autore della Reggia di Caserta.
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