Giovanni Prini

Giovanni Prini (Genova 1877 – Roma 1958) è stato scultore e ceramista.

La sua vita artistica inizia con un periodo d’apprendistato nella città natale, in cui tra l’altro realizza dei busti di Garibaldini collocata al Gianicolo.

Nel 1900 è a Roma e si dedica alla scultura e alla pittura, entrando a far parte di un importante cenacolo culturale. La sua casa-studio di via Nomentana 44, in uno di quei palazzi umbertini color ocra, vasti e popolosi, fioriti sullo scorcio dell’Ottocento, animata dall’ospitalità della bella e fascinosa moglie, la poetessa Orazia Belsito, diviene presto luogo di ritrovo di giovani artisti

Frequentano casa Prini, tra gli altri, pittori come Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Duilio Cambellotti e Gino Severini, scrittori come Grazia Deledda (che aveva anche lei lo studio in via Nomentana) e poeti come Cena, Corazzini. L’artista è ritratto con la moglie nel dipinto Nello specchio di Giacomo Balla del 1902. Questo primo periodo della sua scultura rivela un interesse preminente per il mondo dell’infanzia e degli emarginati.

Poi le sue opere tendono a recuperare solidità grazie al rinnovato interesse per la classicità greca. Collabora con Marcello Piacentini decorando la Casa Madre dei Mutilati (vicino a Castel Sant’Angelo), della quale eseguì il portabandiera, il portone interno, le teste dei fanti nell’aula delle assemblee e la “Colonna della passione”.

Nel 1911, in occasione dell’Esposizione Internazionale, gli viene affidata l’esecuzione del fregio del pronao del Palazzo delle Esposizioni oggi Galleria Nazionale d’Arte Moderna che lui decora con il bassorilievo “L’artista e le battaglie artistiche” o “Peana delle arti”.

Nel 1913 aderisce alla Secessione Romana e l’anno successivo espone alla mostra organizzata dal gruppo, alcune opere tra cui “Le gemelle Azzariti”. Nel 1915 diviene professore di Ornato all’Istituto Superiore di Belle Arti. Dal 1915 al 1925 si dedica professionalmente alla ceramica e nel 1916 espone alla Mostra della Secessione Romana una piccola testa di medusa di ceramica invetriata. Nel 1917 firma con Galileo Chini un manifesto dal titolo ”Associazione Propaganda Artistico-Industriale” a favore delle Arti Applicate.

Dopo la guerra, che lo vede direttore della fabbrica di giocattoli “SFAGI” di Roma, torna alla ceramica e partecipa, nel 1922, alla XC Esposizione della Società Amatori e Cultori d’Arte di Roma dove, in una sala a lui riservata, oltre ad alcune opere di scultura espone numerose ceramiche. A metà degli anni Venti apre una collaborazione con la “Manifattura di Signa”. Nel 1932 è nominato Accademico di San Luca e inizia a insegnare all’Accademia di Belle Arti di Roma.

Nel secondo dopoguerra, nel suo studio di via Oslavia a Roma, torna ai sui inizi simbolisti rielaborando le opere eseguite nei primi decenni della sua carriera. Muore a Roma nel 1958.

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