Quartiere di piazza Verbano. Scelte Urbanistiche

Il Quartiere di Piazza Verbano è una delle zone indicate dal Piano Regolatore del 1909, (Sindaco Nathan, progettista Edmondo Sanjust di Teulada), insieme a quelle di piazza Bologna, San Giovanni, Flaminio, Testaccio, Piazza d’Armi, ecc., per adeguare l’offerta di aree residenziali e di servizi alla città che si sta espandendo per assumere il ruolo di Capitale del Paese.    

Esso esprime meglio di altre zone le scelte indicate dalla Amministrazione: pur rinunciando ad ampie zone verdi come la Villa Gangalandi Lancellotti, che dalla via Salaria raggiungeva l’attuale corso Trieste (ex “marana” del fosso di Santa Agnese), le nuove zone urbane debbono essere progettate facendo in modo che la presenza di alberature e spazi verdi sia percepita dai cittadini anche dopo la urbanizzazione.

E’ con tale obiettivo che vengono definite le norme attuative del Piano per la realizzazione degli interventi intorno a piazza Verbano.  Sono previsti “Villini”, che per la loro modesta dimensione (due piani e notevoli distacchi dagli edifici limitrofi) consentono di mantenere la presenza di canali di verde preesistente, e complessi edilizi a 5-6 piani, con grandi cortili alberati.  Negli edifici che affacciano su tali cortili sono previsti servizi specifici (spazi per la vita sociale, scuole per cuochi ed altri tipi di artigianato, ecc.), che si legano ai servizi urbani (cinema, ufficio postale, negozi, phiesa, ecc.) previsti in alcuni luoghi del quartiere.  E’ interessante notare che la scelta e dimensione dei servizi viene effettuata con criteri di correttezza urbanistica, anticipando leggi approvate solo 70 anni dopo (nel Decreto Ministeriale “Standard urbanistici” del 1968).

I piani Regolatori successivi hanno concesso aumenti di cubatura e cancellato spesso l’impostazione iniziale del progetto, ma ancora oggi possiamo vedere sulle strade perpendicolari alla via Salaria (via Nera, via Arbia, via Anapo, via Archiano, ecc.) la presenza di “villini” che esprimono le scelte progettuali iniziali. I complessi edilizi con grandi cortili alberati, presenti in tutto il quartiere, attestano ancora oggi la validità del progetto, attraverso le zone di verde e gli spazi per servizi alla collettività ancora esistenti.  I tracciati alberati di via Chiana, via di Villa Ada e altri, il Parco Virgiliano (Parco Nemorense), progettato dall’arch. Raffaele De Vico nel 1930, mostrano la volontà di non cancellare la presenza del verde esistente.

Le scelte urbanistiche espresse dalla Amministrazione Nathan, insediata nel 1907 per volontà della “Unione Liberal Popolare” delle forze progressiste e chiusa nel 1914 per volontà delle forze della speculazione edilizia, miravano a rimettere in equilibrio il Bilancio del Comune, realizzare Scuole e Servizi pubblici (reti distribuzione luce, gas, acqua, trasporto tranviario, ecc.) sotto il diretto controllo del Comune, sottraendoli ai monopoli privati, realizzare l’assistenza sanitaria, come dovere delle Amministrazioni pubbliche.

Il rigore morale e la profonda concezione laica dello Stato sono ricordate ancora oggi da affermazioni, come quella “Non c’è trippa per gatti”, che il Sindaco pronunciò nella discussione sul Bilancio, proponendo di azzerare le “spese per trippe”, per avere “gatti affamati”, capaci di inseguire i topi e quindi salvaguardare i documenti conservati nelle stanze del Campidoglio.

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