Il territorio dei Latini, a sud dell’Aniene, e la Sabina, a nord del fiume, erano divise e dall’Etruria dal Tevere, un confine naturale che non era facile superare, tranne in un punto: un guado, nei pressi dell’isola Tiberina.
I primi insediamenti Latini nacquero, fin dal XIV secolo a.C. su tre colli sul fiume: il Campidoglio, il Palatino e l’Aventino dai quali era possibile controllare il guado.
Nell’VIII secolo i villaggi decisero di organizzarsi in città. La leggenda narra che due principi si contesero il primato: Romolo e Remo, e la loro disputa fu affidata al giudizio degli dei. Ognuno di loro si reco su un colle e guardò in una direzione, contando gli uccelli che vedeva.
Dietro questa leggenda traspare il conflitto tra due progetti molto diversi per lo sviluppo della città: quello dei “filo-etruschi” e quello dei “filo-sabini”.
Il punto di osservazione di Romolo ( che divenne quella degli antichi sacerdoti), si trovava sull’Aventino, in posizione dominante sul Tevere, approssimativamente dove oggi sorge Santa Sabina. Il suo sguardo era rivolto a nord-est verso il Palatino e guardava i colli Quirinale, Viminale ed Esquilino. In effetti, i sostenitori del partito “filo-etrusco” volevano il centro della città sul Palatino e la sua espansione verso il Quirinale, nella valle tiberina, nel territorio dei Sabini.
Il punto di osservazione di Remo si trova nel Saxum, sull’Aventino minore, dove ore sorge San Saba. Il suo sguardo spazia verso ovest, in modo perpendicolare a quello di Romolo, verso il Gianicolo, passando per l’Aventino e verso il mare. Il progetto per lo sviluppo di Roma dei “filo-sabini”, infatti, prevede l’insediamento maggiore sull’Aventino e un programma di espansione verso il mare, nel territorio degli Etruschi che controllano le coste del Tirreno.
Come tutti sanno, gli uccelli danno ragione a Romolo. Remo non accetta il responso del cielo ed è ucciso. Roma nasce sul Palatino, i suoi primi re sono di origine etrusca (Nume Pompilio, per esempio, successore di Romolo) e il suo primo sviluppo è lungo l’antica via Salaria che, dal guado, risaliva il Tevere sulla riva sinistra verso i villaggi della Sabina.
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