Piena sul Tevere di Giuseppe Capogrossi, 1934. Olio su tela, 89 x 146, firmato e datato, collezione privata. È al mondo quotidiano e semplice della vita romana che si ispira la particolare mitologia dei pittori tonali, con quei suoi nuotatori, atleti e giovani efebi, così «antichi» e così diversi dalle figure virili e altezzose della mitologia del regime. E non era un mondo inventato, bastava fare quattro passi, andare sulle sponde del Tevere, tra ponte Risorgimento e l’attuale ponte Matteotti, e salire sul galleggiante Tofini.
«Una piccola Atene, lontana dai clangori del regime nero» così ricorda Romeo Lucchese questa singolare accademia sulle rive del fiume: «Al suddetto stabilimento balneare si recavano, per fare i bagni di sole, per remare sulle battane o sulle jole o sui sandolini, e anche per nuotare … alcuni fra gli artisti che sarebbero stati, più tardi chiamati della Scuola romana: Cavalli, Cagli, Capogrossi, Sclavi, lo scultore Mimmo Spadini, la pittrice Katy Castellucci, il gallerista Pier Maria Bardi, oltre alla giovane scrittrice Elsa Morante – che allora scriveva novelle per bambini – agli architetti La Padula e Paladini e a diversi altri artisti figurativi, registi, attori e noti professionisti di Roma».
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Bibliografia: Valerio Rivosecchi e Antonello Trombadori “Roma appena ieri nei dipinti degli artisti italiani del Novecento”