Le Catacombe di Priscilla sono uno degli esempi più antichi di complessi catacombali a Roma, con nuclei che risalgono al II secolo, e si estendono su più livelli sotto Villa Ada e gran parte del quartiere Trieste. Oggi l’ingresso è in via Salaria 430, nel Convento delle Suore Benedettine di Priscilla che curano la custodia e le visite del complesso.
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- MAPPA della Zona Parioli 2 (Villa Ada e Monte Antenne)
Priscilla era una nobildonna romana, clarissima foemina (ossia moglie di un senatore) della famiglia degli Acilii Glabriones, famiglia imparentata con la famiglia imperiale, che protesse i primi cristiani accogliendoli nelle cave di tufo scavate sotto la sua villa. Il nome di piazza Acilia infatti deriva il suo nome di questa famiglia.
Il nucleo più antico delle catacombe, noto come il Criptoportico, è l’ipogeo gentilizio della villa degli Acili del I secolo d.C. che comprendeva una vasta parte di territorio che costeggiava questo tratto della via Salaria. In questa area furono inizialmente sepolti i nobili membri della famiglia. Il criptoportico è formato da una serie di ambienti, il più importante dei quali è la cosiddetta “cappella greca” dove le decorazioni denunciano l’alto livello di cultura e di posizione socio-economica dei “padroni di casa” e ciò rende queste profondamente diverse dalle altre catacombe romane.
Sul soffitto c’è un dipinto del Buon Pastore, che porta sulle spalle non il solito agnello ma un capretto, e numerosi affreschi del III secolo d.C. dove tornano con insistenza le immagini del repertorio figurativo-simbolico dei primi cristiani, come Giona e la balena, metafora della Resurrezione, e l’Orante, ossia la figura femminile nell’atto di tenere alzate le braccia in segno di adorazione o preghiera.
Tra gli affreschi di questa area, in una piccola cappella sepolcrale c’è quella che forse è la più antica rappresentazione dell’Eucarestia, ossia dello “spezzare il pane” del sacerdote insieme ad altre persone riunite a mensa, come si usava in quei tempi antichissimi. Nell’affresco, un uomo anziano spezza il pane e la presenza di una donna testimonia come nell’antichità esistessero le diaconesse. Sulla tavola è presente anche del pesce, il cui nome in greco veniva assunto dai cristiani come acronimo formato con le iniziali della frase greca: “Gesù Cristo, figlio di Dio, salvatore”.
In queste gallerie delle catacombe di Priscilla c’è la più antica immagine della Madonna che si conosca, risalente al II secolo. La Madonna è ritratta seduta con il bambino in braccio accanto al profeta Balaam che indica una stella, con affreschi su fondo rosso-cinabro rappresentanti episodi biblici. Alcuni piccoli ambienti che si aprono lungo le gallerie sono “tombe di famiglia” solitamente affrescate con cura, con scene bibliche o di vita reale. Nel cubicolo dei Bottai in particolare sono rappresentati i momenti più significativi della vita di una donna: matrimonio, maternità e morte. Da una cava di pozzolana ebbe origine, tra il II ed il III secolo, una nuova regione cimiteriale. Tra il III e il V secolo, il cimitero accolse i corpi di numerosi martiri e di alcuni pontefici.
Al termine delle persecuzioni, le catacombe di Priscilla diventano meta di pellegrinaggi. Sono collegati i vari nuclei della catacomba che diventa col tempo un unico grande complesso. E in superfice, sul colle sul lato sinistro di via Salaria dov’era l’ingresso delle catacombe, sono realizzate ancora tombe e oratori Il colle di cui parliamo è ancora lì e il suo nome è rimasto nel nome in una strada qui vicino, Monte delle Gioie.
Su questo colle Silvestro, il primo papa che grazie a Costantino non morì martire, fa costruire una chiesa, completamente ricostruita, e la consacra a due martiri, Felice e Filippo. Sono ragazzi uccisi insieme ai fratelli e alla madre, Santa Felicita, titolare dell’omonima catacomba in via Simeto (Catacomba di Santa Felicita), la cui immagine è in un vecchio affresco nella chiesetta sotterranea che si incontra per prima nella visita di queste catacombe. Filippo in particolare è quello di via di San Filippo Martire una piccola strada dei Parioli che, prima della nascita della grande tenuta Savoia (oggi Villa Ada), arrivava proprio lì, all’ingresso delle catacombe in cui era sepolto.
Nel 1802, durante il pontificato di Leone XII, nella catacomba venne ritrovata una tomba con un vasetto ovale contenente tracce di sangue. Il loculo era chiuso con tre tegole di terracotta con dei simboli e una scritta illeggibile che fu interpretata, forse in modo arbitrario, come: PAX TECUM PHILUMENA. E i poveri resti divennero le reliquie di Santa Filomena, vergine e martire cristiana, vissuta nel III secolo, il cui culto si diffuse rapidamente nel mezzogiorno d’Italia.
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Convento di Priscilla
Cappella delle Suore Benedettine di Priscilla
Monte delle Gioie
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- Divino Amore a Villa Ada
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- Palazzina Filomarino
- Palazzina in via San Crescenziano
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In rete:
- Sito ufficiale: www.catacombepriscilla.com
- La prima immagine di Maria nelle catacombe di Priscilla (Roma) - YouTube
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