Al Grottino del Laziale

In viale Romania 27, scendendo qualche gradino, si entra in una vecchia osteria romana chiamata: Al Grottino del Laziale. I tavolini sono sistemati in due piccoli ambienti. Il soffitto è basso, le pareti sono completamente ricoperte di ritagli di giornali che celebrano i successi della squadra di calcio della Lazio e autografi di giocatori.

Andiamoci a pranzo e incontreremo gente di ogni tipo: dall’operaio al docente universitario, dal ragazzo che esce di scuola all’illustre professionista, dall’anziano pensionato al celebre attore (Clienti del Grottino del Laziale). Ci accoglie la cuoca Antonietta Caffarella e poi arriva Enrico D’Angeli, il proprietario che, con orgoglio, ci racconta la sua storia e la storia del Grottino del Laziale, aperto più di cent’anni fa da suo bisnonno sotto una vecchia stazione di posta lungo il vicolo di San Filippo. Una zona per secoli caratterizzata da briganti che cercavano di assalire i pochi viandanti e si nascondevano nelle numerose cavità sotterranee presenti in tutte le colline dei Parioli.

A conferma di tale affermazione, ci racconta che nel 2015 cadde rovinosamente un vecchio pino, stretto nello spartitraffico di viale Romania. Il traffico rimase bloccato per giorni e le radici divelte scoprirono una grande cavità da cui partivano tre gallerie con la volta in mattoncini. Una andava e nord-est verso Villa Ada, un’altra a sud-ovest verso Valle Giulia e l’ultima a nord-ovest verso Villa Glori.

Prima di iniziare il racconto sul suo locale, Enrico ci racconta qualche episodio della sua fanciullezza. A scuola era chiamato Tempesta e queste strade erano il teatro delle scorribande di Tempesta e dei suoi compagni. Per andare a scuola doveva prendere il tram 4 che passava qui davanti e, per capire se stava arrivando dal capolinea di via Eleonora Duse, che si trovava davanti alla gelateria da Giovanni, bastava appoggiare l’orecchi su una rotaia! Un altro gioco era mettere una moneta da cinque lire sulla rotaia per farla schiacciare dal tram e ricavare cosi una piccola piastrina metallica.  E’ lui che fece togliere dal muro sulla via un ferro che per un secolo era servito a legare i cavalli. Qui al grottino non aspettatevi i piatti banali, ormai cosi diffusi nei ristoranti, ma solo quelli attenti ai netti sapori, tipici di un tempo.

Del resto è quasi impossibile ormai trovare a Roma – non solo ai Parioli – una trattoria familiare di questo tipo, con mamma in cucina e con me in sala. E’ questa la straordinaria originalità del Grottino, che è riuscito, attraverso gli anni, a mantenere le sue caratteristiche originarie, senza tentare voli pindarici e quindi, senza stravolgere la sua natura che rimane quella di un tempo: il rispetto della cucina della tradizione e la familiarità con cui si viene accolti. E senza, soprattutto, plastica nell’arredo o faretti (i famigerati spot) infilati nel soffitto (Ricette del Grottino del Laziale).

Enrico D’Angeli ha scritto un piccolo libro sul suo ristorante: “1912-2012 Cento anni di storia di una delle più antiche trattorie romane”  in cui la prefazione di Guido Alferj, giornalista e inviato speciale del Messaggero, contiene un gustoso “racconto” del Grottino.

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Storia del Grottino del Laziale

Questa storia è liberamente tratta dalla pubblicazione "1912-2012 Cento anni di storia di una delle più antiche trattorie romane" di Enrico D'Angeli, proprietario de Al Grottino del Laziale in viale Romania. Continue reading →

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