Francesco Saverio de Merode

Federico Francesco Saverio de Mérode (Bruxelles 1820-Roma 1874) è stato un arcivescovo cattolico belga. Fu un grande protagonista dell’urbanizzazione della città di Roma dopo la sua proclamazione a capitale d’Italia.

Figlio del conte Félix de Mérode, ministro di Leopoldo I del Belgio è educato dapprima presso prestigiosi collegi religiosi. Nel 1839 entra nell’Accademia militare di Bruxelles. Nel 1844, attratto dalla carriera delle armi, entra come ufficiale nella Legione straniera in Algeria e si distingue in diversi combattimenti ottenendo la decorazione della Legione d’Onore. Nel 1845 rientra in Belgio e nel 1848 sceglie la carriera ecclesiastica: prende gli ordini e a Roma partecipa attivamente alla restaurazione dello Stato Pontificio, dopo la breve Repubblica romana del 1849.  Cappellano militare dei francesi, si fa notare da papa Pio IX che lo nomina cameriere segreto e monsignore, utilizzandolo molto nei rapporti con la Francia del Secondo Impero, alla quale per nascita e per cultura il Merode era legato.

In quegli anni ’50-’60 lo Stato pontificio è protetto da Napoleone III contro le spinte risorgimentali e sembra ancora possibile una qualche modernizzazione dello Stato della Chiesa e di Roma in particolare. A quest’ultima il de Merode era particolarmente interessato, avendo come modello i grandi rivolgimenti – e i grandi affari – che Haussmann stava apportando a Parigi.

Nel 1871 fonda l’Istituto scolastico De Merode, presso il palazzo Altemps, poi trasferito nei pressi di piazza di Spagna. Col tempo il suo ascendente sul Papa cresce, nonostante il conflitto sempre vivo con il cardinale Antonelli che, man mano che si stringe l’accerchiamento del Regno d’Italia e si affievolisce la protezione francese, rappresenta nelle gerarchie vaticane le posizioni più moderate e trattativiste mentre monsignor de Merode – sostenuto dai Gesuiti – rappresenta le posizioni più conservatrici del potere temporale. De Merode fu comunque nominato, nel 1860, vice-ministro delle Armi, sostenendo la guerriglia dei sanfedisti ciociari e una politica di dura repressione di ogni movimento liberale interno alla Chiesa.

Ma era ormai evidente che il dominio temporale era agli sgoccioli: ci voleva maggior duttilità, per trattare con i governi dei Savoia, e alla fine De Merode è sostituito, proprio su richiesta dei francesi, e con dispiacere del papa, che continuò ad utilizzarlo come proprio rappresentante personale e nel 1866 lo crea arcivescovo.

Le delusioni politiche non impediscono comunque al Merode di perseguire il proprio progetto di “hausmaniser Rome”, progetto al quale si dedica totalmente, una volta libero dagli incarichi politici. Le sue principali operazioni immobiliari sono condotte nell’area tra le Terme di Diocleziano e la vallata di San Vitale. Alle Terme di Diocleziano il cardinale ottiene – ancora regnante Pio IX – di far attestare la nuova stazione centrale di Roma (aperta nel 1863) e acquista Villa Strozzi, sui cui terreni sorge poi il Teatro dell’Opera. Lungo la valle di San Vitale è tracciato il collegamento tra la stazione ferroviaria e il centro dell’epoca (via Nazionale). Le prime strade urbanizzate in questa zona furono via Torino, via Firenze, via Napoli e via Modena, e per quest’area il nuovo Comune di Roma fa propria, nel marzo 1871, la convenzione edilizia già stipulata dal papa con il de Merode.

L’urbanizzazione di questa zona è quindi l’oggetto della prima convenzione urbanistica approvata a Roma dal nuovo Stato sabaudo. L’arteria (oggi via Nazionale), fino all’altezza di via dei Serpenti sulla sinistra e di via della Consulta sulla destra, si chiama per i primi anni, appunto, via de Merode, come tutto il quartiere intensivo costruito attorno.

L’altra importante operazione immobiliare del cardinale fu ai Prati di Castello, di fronte al Porto di Ripetta, dove de Merode, in società con altri, acquista nel 1870 Villa Altoviti e altri terreni.  La convenzione relativa a questa urbanizzazione è firmata nel 1873. Per favorire il popolamento del quartiere la società fa anche costruire a proprie spese un nuovo ponte di ferro, che avrebbe dovuto essere provvisorio ma che durò fino al 1901, quando fu aperto Ponte Cavour. Dei propri progetti urbanistici Merode, venuto a morte nel 1874, non poté vedere che l’avvio.

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