Marcantonio IV Borghese (1730-1800) è stato il marito della famosa Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone.
Marcantonio IV Borghese, arrivato nella Villa Borghese dopo più di cento anni dalla sua creazione, decide di apportare significativi cambiamenti al giardino barocco per trasformarlo in qualcosa di più attuale. In accordo con le teorie illuministiche che esercitarono un notevole influsso sul modo di concepire la natura e l’arte dei giardini, incaricò Antonio Asprucci e suo figlio Mario di ridefinire il cosiddetto Terzo Recinto – un’area di 40 ettari, la più estesa della Villa – abbellendolo con templi, statue, fontane ed edifici di vario genere. A tal fine fu richiesta anche la collaborazione di Jacob More, pittore paesaggista che avrebbe dovuto disegnare la scenografia del Giardino.
Ma le cose non andarono così e il contributo maggiore venne da un giardiniere autodidatta, Francesco Bettini, che forse non sapeva nulla di pittura e scenografia, ma sapeva molto di piante e giardini.
Fu così che nacque il Giardino del Lago con il Tempio di Esculapio, in stile ionico, con iscrizione dedicatoria in greco al dio della medicina Esculapio Salvatore e con l’innesto di una quarantina di tipi di piante, alcune delle quali, per quel periodo storico, potevano essere considerate delle vere e proprie rarità esotiche.
Dal Giardino del Lago , attraversando un ponte creato solo nel 1908, si arriva al Giardino del Pincio, quella parte del colle all’interno delle Mura Aureliane che si estende dalla terrazza fino a Villa Medici. Questo è, a tutti gli effetti, il primo giardino veramente pubblico di Roma, fortemente voluto da Napoleone Bonaparte, a cui è dedicato l’ampio piazzale che si affaccia su uno dei più suggestivi panorami della città.
Per la sua realizzazione fu scelto l’architetto Giuseppe Valadier, che iniziò a lavorare all’allestimento nel 1816, contemporaneamente alla sistemazione della piazza del Popolo. La fine del governo napoleonico non arrestò il progetto, che fu completato al ritorno di Pio VII a Roma e inaugurato nel 1824, quando il colle venne unito alla piazza dai due splendidi tornanti che ancora oggi si possono percorrere: una soluzione tecnica che costò al Valadier lunghi anni di studio.
Da quel momento, e almeno fino alla prima metà del Novecento, il Pincio è stato il vero e proprio parco cittadino, la promenade urbana, il giardino dove i romani hanno potuto assistere a innumerevoli eventi e spettacoli.
Due maniere completamente nuove e diverse di vivere il verde e lo scopriremo attraverso le voci, i ricordi, le musiche e le emozioni di coloro che questi viali affollavano e ci si incontravano.
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