Siamo a Villa Balestra, sul lato della villa aperto verso Monte Mario e verso il tramonto, dove non c’è panorama per via delle fitte fronde degli alberi cresciuti nella fascia di terreno degradante verso viale Tiziano. Se potessimo scavalcare la rete di recinzione e fare qualche metro in basso, completamente nascosta dalla vegetazione vedremmo qualcosa inaspettata: una piccola colonna di granito rosa, sormontata da uno strano solido di forma sferoidale, realizzato nella stesso marmo.
Si tratta di un orologio solare e, nello stesso tempo, un indicatore della direzione dei venti: uno strumento che gli scienziati moderni chiamano una “meridiana-anemoscopio”. Anche se non riuscite a vederlo, non provate scavalcare la recinzione per andare a cercarlo. E’ pericoloso. Nella parete che domina viale Tiziano infatti, come tutti sanno, già si sono verificate delle frane che hanno reso necessario il restringimento della strada sottostante.
Visto che non possiamo vedere la meridiana, se non nella foto qui accanto, cerchiamo si saperne un po’ di più.
Tutti conosciamo il giardino Villa Balestra e il colle su cui si estende. Sul lato meridionale dell’altura che domina l’incrocio tra viale Tiziano e viale delle Belle Arti, sorge una costruzione. E’ il villino Delfino Parodi, in una posizione con un panorama mozzafiato che spazia da Villa Borghese, dove il sole sorge, a Monte Mario, dove tramonta, con al centro, verso sud, il cupolone.
Alla metà del Cinquecento in questa posizione, c’era un alto belvedere a forma piramidale, realizzato per volere di papa Giulio III nella ex villa Poggi, entrata a far parte del grande complesso denominato Villa Giulia. L’orologio solare, in particolare, si trovava sulla cima del fabbricato come ci testimonia l’antiquario francese Jean-Jacques Boissard parlando della villa: “tra gli edifici per le passeggiate estive costruiti sui colli ce n’è uno famosissimo sulla sommità del monte, con due obelischi e una piramide altissima, in cima alla quale è collocato un orologio sferico. Su di esso, con l’arte più raffinata sono rappresentate le direzioni di tutti i venti ed è resa evidente la distinzione di ognuno di essi”.
Ma quando Boissard scrive, nel 1559, il pontefice che aveva voluto quelle bellezze era morto da quattro anni. Villa Giulia è contesa tra il nuovo pontefice e i suoi eredi e l’edificio a forma di piramide si avvia a diventare una struttura di servizio alle attività agricole a cui l’ex villa Poggi era destinata. Dell’orologio sferico non si ha nessuna ulteriore notizia. Nei secoli successivi, l’area appartiene ai Medici, poi ai Colonna e infine ai Balestra, ma nessuno sembra interessato a questo strano oggetto dimenticato. A inizio Novecento, l’ippodromo dei Balestra diventa il piacevole giardino aperto al pubblico che tutti noi conosciamo. Ma il silenzio sull’orologio sferico, descritto nel Cinquecento dall’antiquario francese, continua.
Solo pochi anni fa (ndr. nel 2010), la meridiana è stata ritrovata. Ed è ancora lì, nascosta dalla fitta vegetazione, là dove papa Giulio III aveva fatto realizzare un secondo belvedere verso monte Mario, lungo una “passeggiata di delizia”, di cui non rimane che qualche muro di contenimento e pochi gradini coperti dal terreno e dalle foglie. Tutto oggi inaccessibile per motivi di sicurezza.
In realtà, l’oggetto non è una sfera come afferma Boissard, ma un poliedro (ndr, solido geometrico limitato da un numero finito di poligoni) di marmo portasanta alto e largo 60 cm. Il “portasanta” è una bellissima pietra ornamentale estratta a Chio, un’isola dell’Egeo orientale, così chiamata per essere stata impiegata a Roma per realizzare gli stipiti delle porte sante delle quattro basiliche maggiori.
Il poliedro è montato su una colonnina di travertino rivestita di stucco che poggia su una colonna di granito alta circa due metri, con due modanature alla base, a sua volta sorretta da una base ottagonale. Al di sopra del poliedro, c’era l’asta di una banderuola segnavento. Sulle otto facce rivolte verso il basso sono indicati i nomi dei principali venti della “rosa”. In particolare, sulle quattro facce quadrate rivolte verso i quattro punti cardinali sono indicati sia i nomi latini che quelli italiani: SEPTENTRIO / TRAMONT[ANA] a nord, AUSTER / OSTRO a sud, SVBSOLANUS / LEVANTE a est e FAVONIVS / PONENTE a ovest, mentre sulle quattro facce triangolari, di superficie più limitata, sono incisi soltanto i nomi latini: AQUILO a nord-est, CORUS a nord-ovest, VVLTVRNVS a sud-est e AFRICVS a sud-ovest. Sulla faccia rivolta a mezzogiorno tra il nome latino e quello italiano è inciso un ramoscello di ulivo.
Su ognuna delle otto facce quadrate verticali è presente una coppia di fori che probabilmente servivano a sostenere delle piastre metalliche, presumibilmente recanti gli orologi solari che giustificherebbero la funzione gnomonica (cioè di orologio solare) indicata da Boissard.
Bruno Caracciolo
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Per approfondire: Articolo pubblicato sulla rivista Orologi Solari
L’iniziativa “I Racconti del Flâneur Roma2pass” è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Municipio II del Comune di Roma.